Ultima modifica 20 Giugno 2019
“A partire dall’anno scolastico 2014-2015 ogni dipartimento degli istituti scolastici elaborerà materiale didattico digitale che potrà essere adottato come libro di testo. L’opera didattica multimediale sarà affidata a uno staff di docenti, in collaborazione con gli studenti delle proprie classi, per essere poi distribuita attraverso piattaforme digitali a tutte le scuole pubbliche del territorio italiano.”
Questa è una delle novità che riguardano il Decreto Istruzione approvato dalla Camera qualche giorno fa ed ora in fase di approvazione dal Senato
Decido di partire dal testo in modo di cercare di commentare tutto ciò che è scritto.
Come spesso accade, le leggi che riguardano la scuola danno delle indicazioni generali lasciando a decreti successivi le informazioni più tecniche (che quasi mai arrivano) ma, se ho interpretato bene ogni Istituto, a partire dal prossimo anno scolastico, appronterà del materiale didattico digitale che potrà anche sostituire il libro di testo. Tale materiale sarà un vero e proprio lavoro di ricerca degli insegnanti, da soli o in team, che poi sarà diffuso in Rete tra le scuole. Lo stesso materiale godrà di licenza “creative commons” che permette di ampliare l’utilizzo e la diffusione pubblica di opere creative di ingegno.
Personalmente sono piuttosto a favore di un libro di testo di riferimento, almeno nella scuola primaria anche se conosco scuole che hanno deciso di non utilizzarlo e di destinare i fondi che sono erogati per ciascun alunno delle scuole dell’obbligo (per la scuola primaria varia dai 20 ai 40 Euro circa) nell’acquisto di altro materiale didattico. Questo è stato reso possibile dalla L.517/77 e dei vantaggi di avere questa alternativa, specialmente per i bambini dislessici e BES, se ne è occupata ampiamente la mia amica e collega Ylenia in un precedente articolo.
Io penso che non esista un libro di testo perfetto, e tantomeno perfetto per tutti.
Personalmente lo uso come base ma spesso lo integro,facendo attività di ricerca su Internet e su altri libri. Non potrei però farne senza perché per i bambini, a mio modo di vedere, è un punto di riferimento, una finestra panoramica su ciò che impareranno durante l’anno.
Soprattutto per quel che riguarda le discipline come storia, geografia e scienze, i bambini amano sapere in anticipo quale sarà il loro programma e cosa impareranno durante l’anno. Magari qualcuno particolarmente curioso lo leggerà e si informerà e questo è già un bel punto di partenza per stimolare l’apprendimento.
Avere un libro di testo poi mi dà l’idea di ordine: certo di fotocopie se ne fanno (parlo proprio io che sforo il numero permesso dalla mia tessera ogni anno puntualmente…),ma forse meno di chi un libro di testo non ce l’ha. Il fatto di avere un eserciziario,inoltre, dove fare i compiti a casa, da tenere con cura, foderato e su cui scrivere a matita lo trovo molto funzionale di una dispensa scritta dall’insegnante.
Magari sbaglio ma l’integrazione e la ricerca, partendo comunque da una base testuale, nel mio caso ha funzionato sempre bene.
Ma torniamo all’elaborazione multimediale didattica prevista dall’ultimo decreto scuola.
Chi è insegnante mi può capire, chi non lo è può pensare che come al solito siamo una categoria di lamentosi, ma faccia pure … perdonatemi il mal pensiero ma ho l’impressione che, come spesso accade, si voglia risparmiare utilizzando forza lavoro … a costo zero.
Parlo sempre per la primaria: i prezzi di copertina dei libri di testo vanno da un minimo di 20 euro per le prime classi ad un massimo di 40 euro per le classi quinte che non sono a carico delle famiglie ma dei Comuni.
Moltiplicando ciò per tutti gli alunni d’Italia è chiaro che sono un bel po’ di soldini.
Non è che edulcorando la faccenda, bellissima in teoria, per carità, di insegnanti che lavorano in team e si scrivono praticamente il loro libro di testo condividendolo in Rete per tutta l’Italia, si voglia semplicemente risparmiare?
Non lo affermo, me lo sto chiedendo. E il dubbio, legittimo, viene.
Le risposte alle nostre domande,come al solito, saranno date dal tempo e dall’applicazione concreta delle leggi.
Comunque io penso che nella scuola si debba investire e non vederla sempre come una voce di spesa.
Perché chi taglia nella scuola, taglia il proprio futuro.