Ultima modifica 7 Aprile 2017
Avete mai sentito parlare della delega immaginaria? Molte di voi diranno di no, ma vi assicuro che noi donne sappiamo benissimo di cosa si sta parlando.
La delega immaginaria, ovvero come condividere le incombenze domestiche
Sul Guardian di qualche giorno fa era uscito un articolo su Tiffany Dufu, giornalista e consulente americana, considerata tra le donne più influenti negli Stati Uniti dall’Huffington Post.
L’articolo commentava il libro appena pubblicato dalla giornalista, il cui argomento principale era questa delega immaginaria.
Ecco di cosa si tratta. Ma come ho detto, questa fantomatica delega immaginaria è appannaggio della quasi totalità del genere umano femminile.
Quando noi donne vogliamo che il nostro partner ci sollevi da qualche incombenza domestica, mentalmente gli attribuiamo l’assegnazione di essa, senza investirlo ufficialmente. Succede a volte anche agli uomini.
Quando questa delega immaginaria non viene esplicitata e il compito non eseguito, l’uno si arrabbia con l’altro, colpevole della mancanza.
Un argomento del genere mi venne raccontato anni fa da un’amica che aveva partecipato a un meeting di gruppo con uno di questi psicologi motivazionali tanto di moda oltreoceano. Mi aprì una porticina nel modo di pensare e di agire tipico delle coppie (anche la mia).
Una spiegazione di questa delega immaginaria ante litteram.
Immaginate una coppia che arriva a casa la sera dopo il lavoro. La donna pensa a cosa preparare per cena, sa che deve apparecchiare, cucinare, preparare lo zaino e la merenda dell’indomani per i bambini.
L’uomo arriva a casa e non vede l’ora di levarsi giacca e cravatta, ma anche jeans e guanti da lavoro. E pregusta il divano e la partita sul digitale.
Ed ecco che i due progetti si scontrano.
La donna pensa: “Io sto qui in cucina, preparo, apparecchio, e lui appena arriva a casa si pianta davanti alla tv”. E gli chiede come mai la spazzatura sia ancora in casa, nonostante l’orario per la deposizione sia passato da un pezzo.
L’uomo dal canto suo pensa: “Ecco, lo sapevo, neanche il tempo di spogliarmi che già non posso fare quello che avevo sperato”.
E si arrabbiano l’uno con l’altra.
La scena può ripetersi all’infinito, in frangenti diversi.
Ecco che entra in scena la delega immaginaria di cui parla Tiffany Dufu.
Per inciso, il titolo del libro della Dufu è evocativo. Si intitola “Drop the ball“, lascia cadere la palla. Inteso come “lascia andare le redini”.
Tutte e due le persone hanno il diritto di arrabbiarsi. L’una perché non ha ricevuto le indicazioni al momento opportuno. L’altra perché presuppone che non sia necessario dire sempre tutto. Se il bidone della plastica è pieno non servirebbe neanche dirlo, men che meno piazzarlo proprio in mezzo al corridoio per far capire che esiste.
E va svuotato.
Il ruolo ancestrale della donna, a tutte le latitudini, va a suo stesso svantaggio.
In genere, per quanto sia emancipata una coppia, la donna decide e fa. A volte domanda, ma l’organizzazione domestica è sempre suo appannaggio.
La Dufu attribuisce la colpa di questo proprio alle donne.
E io devo dire che un’analisi di coscienza sulla delega immaginaria noi donne la dovremmo proprio fare.
L’uomo medio fa il minimo sindacale in casa e viene lodato e ringraziato.
La donna media si sobbarca del restante 99% ed è scontato.
Perché il compito di preoccuparsi spetta a lei.
Per evitare queste dinamiche si potrebbe agire diversamente.
Attenzione però donne: perché qui arriva il bello.
Judith Shulevitz, editorialista tirato in ballo nell’articolo del Guardian afferma: il problema è che quella delega immaginaria è una delega.
Ovvero: io donna decido, e tu attingi il tuo compito da quella lista che ho deciso io.
Un po’ quello che faceva il mio direttore quando lavoravo in azienda.
Mi affidava un compito e mi indicava modi, tempi e mezzi per quel compito.
E io puntualmente gli dicevo: “Se mi vuole affidare un compito mi dica solo cosa devo fare e entro quando farlo. Il come e con quali mezzi deciderò io”.
Noi donne questo non lo accettiamo. Lo dice Tiffany Dufu, ma sappiamo bene che è vero.
La delega immaginaria è il nostro scettro.
Se vogliamo un aiuto in casa, nostro marito deve fare quello che gli chiediamo (anzi che pensiamo), nel modo in cui gli indichiamo, e quando diciamo noi.
L’alternativa? Smettere di decidere.
Voi direte: “okay, io smetto di decidere, e nel frigo cresceranno funghi che neanche nella foresta di Sherwood. E in casa saremo invasi da sacchi e sacchi di differenziata. Per non parlare poi della cesta del bucato che diventerà alta quanto l’Everest.”
Se fosse così vorrebbe dire che il partner sa che le incombenze che dovrebbero essere condivise verranno assunte, prima o poi, da voi. Vi prenderà per stanchezza. Purtroppo bisogna essere pronte a questa evenienza.
E per cambiare direzione bisogna tentare. E non è detto che non ci si riesca.
D’altronde se voi e il vostro partner vi siete trovati e voluti, una minima condivisione di standard li dovrete pure avere. Non voglio credere che vostro marito lascerebbe ridurre casa come una favela di Rio de Janeiro.
Visto che la delega immaginaria non funziona dovremo arrivare ad un compromesso.
Una equa condivisione dei compiti. Ma con la consapevolezza che se volete far fare agli altri, dovete essere disposte a lasciare le redini del comando. Almeno una.
La casa non sarà come volete voi, ma magari avrete più tempo per una cena a lume di candela!