Più vado a fondo dell’animo umano e più mi addentro a quella che è la “struttura” della materia umana, più mi accorgo che l’uomo, per stare bene, ha bisogno di stringere relazioni proficue d’amore, dove dare e ricevere calore.
Calore, attenzione, affetto, prendersi cura di qualcuno e riceverne in cambio.

In molti incontri, sia di mindfulness che di arteterapia, è emerso il tema della delusione affettiva e del tradimento amoroso come eventi di grande dolore.

Il bisogno di amore che noi abbiamo è infinito, ma è come se dovessimo essere disposti a un lavoro interiore per mantenere vivo l’affetto ed essere capaci di darlo.

È come se l’amore, l’amicizia, la premurosità, la disponibilità, il calore fossero doni ma anche frutti di un lavoro interiore.

Mi colpiva molto un articolo sulla creazione dell’ultimo frutto giapponese: “Lovot”, il robot che possiede un superprocessore sofisticato che può “capire” i nostri stati d’animo, ciò che ci fa stare bene e darcelo.
14.000 giapponesi hanno acquistato Lovot nel tentativo di essere supportati nella loro solitudine.

È chiaro che questo fatto ci dice due cose: la prima, il bisogno di amore di cui abbiamo già parlato; la seconda, Lovot è qualcosa che non potrà mai deludere e mai tradire, tiene l’uomo al riparo dal dolore.

Non saprei dire se, con questo evento, possiamo affermare di essere alla frutta dell’umanità o capire con tenerezza il disperato grido che questa esprime.
Ma per colmare la solitudine dell’uomo, c’è davvero bisogno di un amore surrogato?
O c’è il pericolo di identificare come reale un’imitazione?
L’amore chiede sacrificio, pazienza, disponibilità, comprensione, ma è la maggior gioia che l’uomo possa percepire.

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