Ultima modifica 5 Giugno 2019

Mi stordiscono sempre le notizie di madri che uccidono i propri figli e poi si suicidano.
Trovo la cosa di una atrocità tale che mi sconvolge.
Quando una madre arriva a un tal punto di disperazione da togliere la vita che ha donato o che ha preso in carico, dietro c’è di solito il mostro della depressione.

Una malattia, talmente infida e subdola, che stravolge i pensieri, tanto da desiderare solo la morte per tutti. La più conosciuta è la depressione post partum.  Il periodo in cui gli sbalzi ormonali, la difficoltà a gestire la nuova situazione e, spesso, la solitudine delle neo mamme, porta a vivere momenti di grande difficoltà per le famiglie appena formate.

Depressione post adozione

Anche la genitorialità adottiva non è esente da questa problematica.
L’incontro con quel figlio tanto desiderato ed atteso è un momento di forte emotività.  Gioia, felicità, ma anche timore, paura, incertezza su di sé, sul bambino, sul futuro, sono i sentimenti che lo accompagnano, poi, c’è la realtà.  Un bambino con i soi difetti, i suoi problemi, magari una storia difficile alle spalle e, così, più di un genitore su tre va in crisi.

depressione

Ed è allora che alcuni genitori incominciano a provare emozioni, che non avevano mai sentito prima. Si sentono stanchi e affaticati, non riescono a star dietro al bambino, ogni situazione è percepita come difficile e complessa.
Capita che queste sensazioni compaiano, addirittura, fin dai primi giorni, quando si è ancora nel paese d’origine dei bambini, dove l’isolamento linguistico contribuisce ad aumentare il senso di solitudine.

La paura di essere una cattiva madre

È un disagio che non coinvolge esclusivamente le mamme, ma anche alcuni papà vivono sensazioni simili. Alla fine, invece, di prevalere le sensazioni positive di raggiungimento di una delle tappe fondamentali dell’adozione, ecco che prevalgono le sensazioni di estraneità nei confronti del bambino, la percezione di instabilità, di essere incapaci, il timore di essere sopraffatti dal figlio.

Generalmente, queste sensazioni sono superate man mano che i giorni passano, che si capiscono i ritmi propri e del bambino e, dopo il primo periodo di adattamento, le cose prendono il giusto verso.
Ci sono casi in cui questa difficoltà diventa incapacità di svolgere anche i compiti quotidiani, dai più semplici, come preparare da mangiare e occuparsi del bambino, ai più complessi, come “leggere” i bisogni del bambino e rispondervi in modo appropriato.
Ecco che la mamma inizia a sentirsi sempre più disorientata.
Incomincia a pensare di essere incapace di fare la mamma, che c’è qualcosa che non funziona in lei.  A questo si aggiunge una forte paura del futuro e del mondo, in cui dovrà crescere il proprio figlio.

Ogni situazione sembra complessa, irrisolvibile, e la voglia di piangere si presenta ogni qualvolta c’è una difficoltà.

È questo il quadro della depressione post adozione. Una situazione che può assumere intensità diverse, ma che compromette, sin dai primi momenti, la percezione di “ essere in grado” di fare il genitore, lasciando spazio a sensazioni di incertezza, incapacità.
È a quel punto che i “pensieri maledetti” – come li chiamo io – iniziano a girare a vortice nella testa.

Lo so, lo so bene. Ci sono passata anch’io e non in maniera lieve, ma in maniera così pesante, da dovermi allontanare dai miei figli per il timore di fare qualcosa d’irreparabile. Quei pensieri di morte erano lì, continuavano a girare nella mia mente, quei “come farò a…., come faranno a…., sarebbe meglio se…”. Pensieri così spaventosi, da non poterli dire a nessuno, pensieri che mi “mangiavano” letteralmente, tanto da essere calata 12 kg in tre mesi.

Ero l’ombra di me stessa. La cosa, che pensavo avrebbe reso la mia vita meravigliosa, mi stava distruggendo.

Come ne sono uscita?

Grazie alla mia rete familiare e di amici. Là, dove persino mio marito non riusciva a vedere, perché anche lui preso dal vortice, hanno visto amici e parenti e, grazie al cielo, sono intervenuti. Siamo salvi, io e la mia famiglia, grazie a questa rete.

Chi questa rete non ce l’ha, mamma adottiva o biologica poco conta,  ecco che  affonda sempre più tanto che, a volte, viene inghiottita dal mostro e compiere cose atroci come spesso succede.

Si può infierire su queste donne? Come potranno superare quello che hanno fatto in quei momenti di delirio, quando torneranno a contatto con la realtà, se non riescono a uccidere anche loro stesse, oltre ai figli.

Io che so, io che sono stata inghiottita e sputata dal mostro, non riesco ad accanirmi contro di esse. Ci penseranno da sole a giudicare se stesse più atrocemente di quanto una giuria e la stessa opinione pubblica possano fare. I sensi di colpa se le mangeranno vive, anche se, chi ne è al di fuori, non lo vedrà mai.

Potranno continuare a vivere, ma che genere di vita sarà la loro? Non so.

Nonostante ne sia uscita, continuo a colpevolizzarmi per il periodo che ho dovuto passare lontana dai miei figli. Mi sono serviti diversi anni, un tot di psicoterapia sentimenti per ricominciare a sorridere. Soprattutto ho dovuto fare outing e ammettere di aver sofferto di depressione nel primo anno dopo la mia adozione.

Sì, perché nonostante tutto ammalarsi di depressione è ancora vissuto come una colpa, specie se ti colpisce dopo un evento come la maternità, che dovrebbe renderti la persona più felice della terra.

Riminese trapiantata per amore in Umbria da ormai 18 anni. Ex dietista e mamma attempata, di due fantastici figli del cuore che arrivano dal Brasile. Ma il tempo passa e i figli crescono (e non sia mai avere mamma sempre fra i piedi) ho ripreso a studiare e sono diventata Mediatore familiare, civile e commerciale. E a breve...mediatore penale.

5 COMMENTS

  1. E’ veramente terribile pensare a ciò che dovranno vivere queste mamme quando avranno consapevolezza di ciò che hanno fatto: dare la vita, togliere la vita. Neanch’io mi sento di essere loro giudice perchè non è un gesto di crudeltà fredda e criminale, è un gesto di follia.
    La depressione è vista ancora come una colpa. Il depresso va rimproverato,umiliato, criticato ( se madre) per la sua incapacità genitoriale…e spesso lasciato solo.
    Elisabetta la tua/vostra fortuna è stata la rete di amici e parenti. La mia è stata la Fede.

  2. Gentile Elisabetta, sono una mamma in piena depressione post-adozione. Ho appena iniziato un percorso di psicoterapia, ma il demone mi sta divorando sempre di più: penso che mai e poi mai avrei dovuto diventare mamma, ho fatto un errore enorme e ora non so come fare.
    Ho letto con molto interesse tutti i tuoi articoli su questo sito, complimenti.
    Ti volevo chiedere se posso scriverti in privato: mi piacerebbe confrontarmi con te.
    Grazie e a presto

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