Ultima modifica 17 Giugno 2023
Si conclude un ciclo e se ne apre uno nuovo. Ci pensi a settembre.
No, e no… ci devi pensare oggi, ieri e domani.
Si formano le nuove classi prime, si incontra qualche genitore, si parla con le insegnanti della scuola dell’infanzia. Insomma, diciamo che, il fatto che la ruota gira, lo apprendiamo per amore o per forza.
Costringersi a pensare ai nuovi bambini è, in fondo, l’unico paracadute che abbiamo dopo 5 anni dei nostri ragazzi che ancora ci spuntano fuori da What’s up, FB, Liberomail e al supermercato.
E così ci lasciamo un po’ travolgere. Va bene così.
Abbiamo anche conosciuto qualcuno dei futuri “bimbigrandi”: occhietti furbi ma titubanti, che ancora si nascondono dietro alle mamme e alle maestre della scuola dell’infanzia.
Sono bei momenti, sì, che profumano di inizio.
Poi tocca alle classi e il 2015/2016 sarà per esse “l’anno santo”: saranno spazi tematici, come consiglia la Svezia con la didattica Dada.
E’ una delle proposte provenienti dal nord Europa che ci sentiamo di mettere in pratica, perché in fondo anche noi insegnanti ne sentiamo l’esigenza.
Già dall’anno scorso due colleghe molto in gamba hanno sperimentato questo nuovo tipo di didattica in prima primaria e ne hanno potuto sperimentare gli aspetti positivi da molti punti di vista.
In pratica, mi spiego meglio, le aule diventerebbero tematiche e quindi attrezzate in modo coerente e funzionale alle discipline che vi abitano: aula di lingua ed espressione; aula di matematica e scienze varie.
I bambini si spostano a seconda della disciplina da affrontare. E’ una didattica per ambienti di apprendimento che insegnano già con il loro esistere.
Questa impostazione sta prendendo piede da qualche anno anche in scuole medie e superiori, ma, alla luce dell’esperienza che abbiamo potuto vedere con i nostri occhi, può esistere anche nella primaria.
Ma i bambini…così piccoli…a spostarsi ad ogni cambio di orario. Non sarà troppo?
Questa è una delle obiezioni alla Dada che anche io mi ponevo l’anno scorso.
Mi sono data alcune risposte.
Intanto si dice sempre che i bambini stiano troppo seduti e fermi, quindi, in quest’ottica un cambio di classe (attigua) non potrebbe fare che bene.
Il cambio di ambiente col solo astuccio in mano, poi, è di per sé divertente e stimola la mente stessa a staccare dal momento precedente: nuove pareti, nuovi giochi, nuovi punti di vista.
Se la disciplina cambia, cambiano anche gli strumenti di lavoro che, spesso, sono ingombranti da trasportare: sistemi di misura, strumenti per contare, “segnaletica verticale”… cioè cartelloni.
La Dada facilita anche l’insegnante che troverebbe una sua dimensione specifica senza dover ogni volta ricostruire il castello.
Trovare un posto fisso ad ogni strumento ed avere non metà classe ma una stanza intera per disporre il materiale in un ordine specifico e fisso può dare all’insegnante un’aria e una serenità diversa.
La classe può anche avere angoli specifici in cui poter leggere fonti, ricercare al pc, fare esperimenti, lavorare al banco…può essere organizzata anche per portare avanti attività diverse nello stesso momento.
E tutto resterebbe al suo posto.
Crediamo che sia una buona pratica e pensiamo che, avere un riferimento disciplinare, invece che banchi e pareti tipo insalatamista, possa aiutarci. Gli angoli tematici fissi potrebbero essere un buon approccio disciplinare più morbido e adeguato per i bambini più vivaci che non amano stare a lungo seduti a scrivere.
Adottare una nuova struttura didattica non si fa mai in modo superficiale.
Questo infatti presuppone un orario delle discipline curato, in modo da fare blocchi orari corposi per non far fare il “tamburello” ai bambini.
E poi la struttura della classe ad angoli di lavoro presuppone una gestione della classe con regole forse più rigide del semplice “mettiti seduta/o!”, anche nei tempi di lavoro.
Siamo consapevoli.
Oltre a ciò, tanto per shakerare un po’ di più questi poveri bimbi che capiteranno con maestresenzapace, abbiamo pensato ad una salutare passeggiata settimanale. Ispirate dalle nostre splendide maestre della scuola dell’Infanzia andremo in giro per la nostra città, Perugia, che tanto offre da osservare e comprendere.
Ma se non facciamo qualche piccola rivoluzione, più andiamo avanti e più rischiamo di allontanarci dal mondo dei bambini di oggi perdendo ogni possibilità di guidarli nella conoscenza.
Parola d’ordine “movimento” e che Dio ce la mandi buona.