Ultima modifica 19 Settembre 2016
Lorenzo, quest’anno, non ha avuto il suo primo giorno di scuola, quel mattino si è svegliato con una febbre maligna e mille altri problemi, il medico, chiamato d’urgenza, non ha saputo stilare una diagnosi, troppi e strani i sintomi in contraddizione tra loro.
Quel pediatra era nuovo del paese e non conosceva bene Lorenzo, perciò ha indagato e ha capito.
Lorenzo ha 11 anni e quest’anno frequenterà la prima media, nuova scuola, nuovi insegnanti, tanti, troppi per i suoi gusti e nuovi compagni, nessuno che conosce sarà in classe con lui e lui ha paura, paura di ripetere una vecchia esperienza, paura di non essere compreso, deriso, umiliato e non solo dai compagni.
Mi spiego, Lorenzo è intelligentissimo e con una memoria straordinaria, gli basta ascoltare le lezioni per impararle, non ha bisogno di studiare sui libri di scuola se l’insegnante è esaustivo o se qualcuno glieli legge, ma non ha mai imparato a leggere.
Lo dicono distratto, pigro, hanno capito che non è uno sciocco, ma lo hanno sempre preso per uno sfaticato, uno svagato, un distratto, insomma uno con la mente altrove.
È cresciuto timido, appartato, infelice, rinchiuso in se stesso sino all’anno scorso, quando, a causa della maternità della sua maestra è arrivata una supplente, non una alle prime armi, non una giovanissima, ma una persona consapevole e preparata.
‘Una’ che ama e che sa insegnare.
Una che ha chiamato quasi subito i genitori di Lorenzo e ha detto loro che, secondo lei, il bimbo aveva un problema chiaro e ha pronunciato quella parola: dislessico!
E ha spiegato il perché delle sue difficoltà, ha spiegato che, sempre secondo lei, non era ne svagato, ne distratto: semplicemente non era in grado di leggere, ma, se la sua diagnosi fosse risultata esatta, avrebbe potuto imparare utilizzando un sistema dedicato che, esteso a tutta la classe, avrebbe dato grandi e migliori risultati, non solo per lui.
Sarebbe potuto uscire dal suo isolamento, non sarebbe stato oggetto di scherzi e derisioni, sarebbe stato come tutti gli altri, Lorenzo non poteva quasi cedere alle parole della sua maestra, non stava più in sé dalla gioia e dalla aspettativa.
Aspettativa, si perché era stato chiarito subito che sarebbe stato necessario un riscontro medico, un certificato che, riconoscendolo come tale, gli avrebbe consentito l ‘accesso a quel particolare tipo di insegnamento, certificato che richiedeva un lungo iter, lunghe attese, colloqui con la commissione, vari e lontani nel tempo.
Si sa, la burocrazia, la mancanza di fondi, le difficoltà di riunire periodicamente i membri della commissione, in importanti e diverse faccende affaccendati. Forse sarebbe passato un anno, forse due…
Fortunatamente i genitori potevano permettersi di ricorrere al privato, ottennero in poco tempo quella documentazione necessaria, quel certificato così importante e per Lorenzo iniziò una nuova vita.
Ma il tempo era poco, non bastava un anno per imparare, per riuscire a leggere, a scrivere correttamente, in più ad aprile era ritornata la maestra titolare, che non sapeva, che non conosceva la metodologia e tutto fu interrotto, rimandato.
Lorenzo ha cercato di non pensarci per tutta l’estate, ma a settembre…
L’inizio delle lezioni si avvicinava, solo pochi giorni e poi si doveva ripartire.
Lui girava il cibo nel piatto, l’appetito era scomparso, non giocava, stava seduto per ore a pensare, aveva detto alla mamma: ‘ tra 10 giorni inizia la scuola, purtroppo, non ne ho voglia, non mi piace, perché devo andarci?’
La sua paura, la sua ansia aumentava giorno dopo giorno e quella mattina era giunto al parossismo, stava realmente male.
Ora come rimediare?
Cosa fare per Lorenzo?
Fortunatamente per lui è tutto risolto: la sua prof di lettere non è altri che la supplente dello scorso anno!
Chiamatela fortuna. Ma in queste cose si può far ricorso solo alla dea bendata?
E la nostra sarebbe una buona scuola?