Ultima modifica 18 Giugno 2018
Due associazioni, Giuristi per la Vita e Pro Vita Onlus, di solito impegnate contro l’aborto, sollecitate da una coppia di genitori, denunciano due docenti del liceo Giulio Cesare di Roma, con l’accusa di corruzione di minori, per aver dato il compito di leggere a casa “Sei come sei” di Melania Mazzucco, premio strega edito da Einaudi, che narra una storia d’amore omosessuale.
“Il libro racconta di un’undicenne, Eva, figlia di una coppia gay: Christian e Giose. Quando uno dei due muore, l’altro – Giose – non ha titoli legali per occuparsi della ragazzina. Non viene considerato un tutore adeguato e si rintana in un casolare dell’Appennino. Eva, allora, si metterà a cercare quello che considera il suo padre superstite. Nel brano citato nella denuncia, si racconta la scoperta dell’omosessualità di Giose a 16 anni, con un rapporto sessuale con un compagno della squadra di calcio. Un passo definito “pornografico” dai denuncianti, che peraltro prosegue con un pestaggio omofobo di alcuni giovani ai danni del protagonista. Secondo le due associazioni, dietro la proposta di libri simili agli studenti ci sarebbe anche una strategia dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar), dipendente dal ministero delle Pari Opportunità, per istigare a “vivere la sessualità in una prospettiva esclusivamente omosessuale”.
E’ utile sottolineare che il libro in questione è stato dato da leggere all’interno di un progetto sulla diversità, nelle sue diverse declinazioni, condiviso tra gli studenti, i professori e i docenti, con tanto di discussione finale in classe e quindi di confronto serio e ponderato.
Premetto che non ho letto il libro, e sinceramente dubito che, un premio strega, possa sostenere l’accusa di pornografia.
Mi viene piuttosto più facile credere che gli attacchi siano strumentali, come sempre, ideologici e pretestuosi.
Poco tempo fa, la stessa polemica è stata sollevata dal forum delle famiglie contro la decisione di inserire in due biblioteche comunali umbre, la favola “Piccolo uovo” di Francesca Pardi e Altan, nella sezione 4-6 anni, perché volume consultabile senza la compilazione del modulo di richiesta, additando come scusa il fatto che, la favola gay, violerebbe il patto educativo.
In tutta questa bagarre, però c’è un dato di fatto pauroso: il bullismo contro i gay fa stragi di ragazzi. Sono inaccettabili i suicidi di ragazzi che scelgono di togliersi la vita perché gay e per questo offesi, umiliati, beffeggiati.
E’ insostenibile costatare che si possa essere mortificati, umiliati, derisi, scherniti per la diversità di religione, nazionalità, orientamento sessuale o, peggio ancora, svantaggi fisici o psichici.
Sono inaccettabili l’ignoranza davanti ad alcuni temi, la chiusura mentale, il falso bigottismo.
Lo stesso papa, parlando di omosessualità, dice: << chi sono io per giudicare?>>.
E noi? Chi siamo noi, cosa siamo diventati?
Non so quale sia la via migliore per parlare di diversità nelle scuole.
Il buon senso mi suggerisce, come in tutte le cose, la franchezza, la trasparenza e la semplicità.
I ragazzi sono molto più intelligenti e puliti di quanto noi adulti, possiamo pensare.
E lo hanno dimostrato apprezzando il testo, il metodo di confronto e la sensibilità con cui i docenti si sono confrontati con temi delicati e sensibili, con le problematiche legate all’outing di giovanissimi che scoprono di essere omosessuali e subiscono attacchi di omofobia e discriminazione.
Personalmente ritengo che, se si parla loro apertamente, se le cose vengono spiegate con preparazione e serietà, in maniera aperta e chiara, sono in grado di comprendere ogni tipo di diversità.
Prima di tutto, il coraggio, la coerenza e la dolcezza per disarmare i pregiudizi.
Ancora una volta mi si stringe il cuore nel riconoscere quanto sia difficile diffondere una cultura inclusiva.
Siccome però sono e resto un’idealista, voglio continuare a credere che la scuola sia il luogo che, per antonomasia, rappresenta uno spazio inviolabile, il posto dell’educazione e non della soppressione, del dialogo piuttosto che del mettere a tacere con la forza, del confronto, del nascere delle idee, dell’istruire, del formare, dell’insegnare. Certamente anche del dare regole. Ma nessuna buona regola si offre senza il buon esempio. C’è stato un tempo in cui tutto il sapere passava per questa istituzione. Oggi, per ovvie ragioni e grazie a Dio, aggiungerei, non è più così. Il sapere arriva da ogni dove. Si apprende in modi diversi.
Dal web, dagli altri, dalla tv, dai giornali, dai libri, dai viaggi. E soprattutto si apprende proprio grazie alla lettura. E si sa, i figli intelligenti hanno genitori che leggono. Anche i libri “scabrosi”.
Raffaella Clementi