Ultima modifica 24 Agosto 2020
Sembra un’impresa? In effetti lo è! Ed è anche un’impresa in rosa.
Cresce infatti il numero delle donne che, dopo l’arrivo di un figlio, scelgono di mettersi in proprio, complice una maggiore propensione al rischio tutta femminile, la necessità di autodeterminare i propri tempi di lavoro, una spiccata elasticità e soprattutto la capacità di reinventarsi in base alle necessità, che per fortuna o per amore regge l’universo femminile.
Capiamoci qui il maschilismo non c’entra proprio, non vengono messe in discussione le doti con i pantaloni, ma la capacità in gonnella di farcela far tutto.
Ma chi sono le mamme imprenditrici?
Le mamme imprenditrici sono anzitutto donne che rinunciano al posto fisso per riuscire a dedicarsi un po’ di più ai propri figli. Incredibile eh?! È l’ ultimo paradosso del mondo del lavoro al femminile. Per conciliare attività professionale e maternità sempre più donne si licenziano e si mettono in proprio. (Nella prossima puntata parleremo approfonditamente della svariata gamma di motivi che spinge le donne a lasciare il lavoro precedente). In realtà molto spesso sono figlie di madri in carriera, che hanno avuto modo di analizzare pro e contro della maternità delegata a nonni e babysitter, ottimi prodotti intendiamoci di un retaggio che appartiene alla seconda metà avanzata del secolo scorso. Ma ora le donne sono cambiate, si accorgono che il tempo per godersi i pargoli è poco e passa in fretta e che questi in men che non si dica volano fuori dal nido e… è un attimo. Perciò per avere orari flessibili cambiano lavoro e si inventano manager di se stesse. A volte, certo, in nome dell’amor materno e della vita familiare, sono costrette nella loro carriera a fare un passo indietro, ma non è sempre detto, anzi.
I settori che hanno visto il maggior sviluppo delle imprese femminili sono anzitutto quelli legati alla creatività. Abbigliamento bambino, design, arredamento, lettura e giochi sono i che hanno visto il maggior sviluppo. Anche tutti i settori legati alla maternità hanno visto nascere numerose imprese femminili rivolte al supporto delle neo-mamme. Insomma il popolo delle partite Iva rosa con figli, è veramente numeroso. Secondo i dati forniti dall’Ecipa, ente di formazione della confederazione artigianato e del Cdrl, centro documentazione ricerche per la Lombardia, più di un milione di donne ha aperto una attività imprenditoriale in proprio.
Ma la notizia sensazionale è che l’Italia è al primo posto in Europa in questo settore.
Per il 61% delle donne intervistate questo è stato soprattutto un modo per conciliare un po’ più facilmente casa e ufficio.
La convinzione si rafforza in relazione al numero di figli: il lavoro autonomo facilita la vita al 60% delle professioniste che hanno un bambino, al 66,7% di chi ne ha due e al 75% di chi ne ha tre.
Per carità chiariamo: non è tutto oro quel che luccica, ma bisogna fare un applauso a tutte queste mamme che in tempi di crisi si sono rimboccate le maniche e hanno puntato su inventiva, competenze, capacità e perché no anche su una buona dose di coraggio.
Perché non dimentichiamo che l’aver aperto un’attività in proprio non significa aver smesso di lavorare. Anzi, ci vuole molta disciplina, organizzazione (mentale soprattutto) e capacità di gestire l’ordine delle priorità. Pronte a non impazzire se, magari, a volte, si sta ad esempio scrivendo un pezzo, rispondendo al telefono, allattando e preparando il pranzo, con la lavatrice che va e l’asciugamano in testa perché non si ha ancora avuto modo di asciugare i capelli! Si impara a far tutto, ad organizzarsi, a fare ordine e con il tempo tutto ciò paga.
Elisa Costanzo