Ultima modifica 20 Aprile 2015
Gli atleti si sono alternati sui podi e negli stadi delle Olimpiadi londinesi.
Qualcuno ha ottenuto delle performances eccezionali, strabilianti e, principalmente per gli atleti del nuoto cinesi, aleggia il sospetto, più o meno velato, che facciano uso di doping, sospetto che non tocca altri, soprattutto se appartenenti a nazioni emergenti.
Qualche atleta è stato pescato, ed è toccato anche a uno dei nostri un atleta della marcia, l’altoatesino Alex Shwaizer.
Fortunatamente, per il movimento italiano, lui si è dichiarato unico responsabile, ha aggiunto di aver fatto tutto da solo, che nessuno ne sapeva nulla, voleva solo presentarsi più forte che mai e rinnovare i fasti di quella sua medaglia d’oro olimpica che aveva vinto a Pechino.
E tutti a sentirsi feriti, colpiti dal fatto increduli che un ragazzo come lui, che tutti gli addetti ai lavori ritenevano un esempio di correttezza li avesse ‘traditi’ in quel modo.
Naturalmente è stato escluso dalla nazionale olimpica, ed è stata decretata la fine della sua carriera, perché contrariamente ad altri stati l’Italia non ammette più tra le file della nostra nazionale olimpica atleti riconosciuti colpevoli di uso di droghe.
Come diversamente avviene per altri stati, in primis la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, per tacer di altri, che hanno annoverato e annoverano tra le loro fila atleti dopo il termine della sospensione, determinata dal C.I.O. per l’uso di sostanze proibite. Questi atleti, al loro rientro, sono ”forse” guardati con sospetto, ma, se vincono, sono osannati come gli altri!
Io sono convinta che la Fidal faccia bene a cancellare i nomi degli atleti risultati dopati, ma trovo che sia indispensabile usare lo stesso ostracismo per quelli che non subiscono tale condanna.
Trovo che sia ipocrita e di pessimo esempio lodare una medaglia, intervistare un atleta già segnato dal doping, mi piacerebbe che non si usasse enfasi nei loro confronti e che non venissero nominati se non per il tempo strettamente necessario per segnalare la loro eventuale conquista di una medaglia, enfatizzando, se possibile, solo i nomi dei loro competitori.
Ecco, dovrebbero essere oggetto di deplorazione, da parte dei nostri media, che in caso contrario farebbero bene, per coerenza, ad avviare una campagna contro la decisione della F.I.D.A.L. di non riammettere gli atleti condannati per doping.
Sarebbe un modo evidente di distinguerci dagli altri, di fare più duramente una campagna contro il doping e l’uso di droghe ingiustificate ed ingiustificabili.
Non solo parole, parole, parole, ma condanne serie soprattutto perché quegli atleti che hanno cercato scorciatoie, per ottenere risultati, per vincere con l’inganno, ritenendosi più furbi, e, comunque, in molti casi
Rivincere e ripetere gli inganni a danno di altri con la speranza, molte, troppe volte con la certezza dell’impunità devono essere stigmatizzati, segnati a dito, devono sentire vera vergogna per il loro agire.
Sono persone dotate in partenza di attributi superiori a queli dei comuni mortali, non dubito che ci vogliano allenamenti e sacrifici per ottenere risultati, ma non deve passare in alcun modo l’impressione che, in fondo in fondo doparsi conviene.
È questo il messaggio che passa tra i giovani, è vero che alcuni devono rinunciare ad alcune delle medaglie ottenute e ai relativi benefit, ma solo parzialmente e comunque barando hanno ottenuto visibilità, successo e denaro che poi non è stato loro tolto, per cui…
No l’uso del doping, delle sostanze proibite o metodologie chimico-fisiche diverse da una sano stile di vita e di allenamenti non giova alla salute, anzi, e poi la vita ci consegna relitti umani, vite spezzate prematuramente, morti improvvise di persone ancor giovani, ma con i fisici distrutti dall’uso e abuso di ‘farmaci’.
Non è tanto interessante trovare un personaggio che si dica PULITO e farlo parlare ai giovani come esempio, ma sarebbe più incisivo, magari contemporaneamente, stigmatizzare i comportamenti deviati, fare vedere e toccare con mano i risultati che, sul fisico e la salute, comporta l’uso delle droghe.
Vedete come ci si riduce barando? Ne siete sicuri che ne valga la pena, per pochi minuti di celebrità?
La campagna contro il doping nelle scuole e nelle palestre deve essere più incisiva non moraleggiante o bigotta, ma seria e chiara.
Il doping fa male e se ne subiscono le conseguenze prima o poi, gravi conseguenze e nessun rispetto per coloro che, privilegiati, ne fanno uso.
Nonna Lì