Ultima modifica 20 Giugno 2019
I compiti sono sempre una “rogna” per chi deve farli. Vero. Ci sono diverse posizioni a riguardo e per un insegnante o per un genitore è sempre interessante valutarle tutte. L’attuale ministro della Pubblica Istruzione si schiera contro l’assegnazione dei doveri scolastici, tanto che un gruppo di insegnanti di Firenze le scrive una lettera di protesta in quanto, con il suo atteggiamento, sia in occasione dei compiti “natalizi”, sia in altre occasioni, avrebbe delegittimato il corpo docente senza tenere conto delle variabili esistenti al suo interno. Del resto la scuola non è fatta di cloni, ma persone e nel “mucchio” c’è il docente che non dà compiti fino ad arrivare a chi, in effetti, esagera nell’assegnarli. Non mi sento di dare torto agli insegnanti “fiorentini”.C’è invece chi è d’accordo con l’autorevole parere , parlando di compiti dannosi e discriminanti per gli studenti in difficoltà (da leggere). C’è da dire che il diverbio riguarda le scuole di grado successivo alla primaria, ma è una questione da tenere presente.
Osservando le reazioni di mia figlia in prima, mi sono convinta che una mezzora di compiti quotidiana possa fornire l’occasione sia per allargare di un giro la sfera dei piccoli doveri personali appena al di là dell’igiene personale e del prepararsi per uscire, sia a saper gestire il tempo pomeridiano…e perché no, per noi genitori, anche a metterci alla prova in modo costruttivo .
C’è poi il rovescio della medaglia: la necessità o meno di correggere i compiti fatti.
Durante il tempo scuola si assegnano compiti che spesso non vengono corretti. Qualche genitore ha avuto da ridire su questo, chiedendo in modo discreto (per fortuna) spiegazioni.
Non che voglia giustificare chi non corregge (spesso anche io passo oltre) ma esistono tangibili motivazioni per cui spesso non lo si può fare.
Il non correggere un compito del resto, non significa che il tempo che dovrebbe essergli dedicato si passi raccontando barzellette. Poi ci sono sicuramente casi fuori dalle righe, come in ogni situazione.Quando si parla di persone in continuo rapporto con altre persone, possono nascere malintesi, incomprensioni, mancanze.
Alcuni esempi.
Spesso è necessario lavorare più volte su uno stesso concetto, con più esercitazioni. In questo caso la correzione del compito su tale concetto non dà valore aggiunto in quanto verifico di persona la capacità dei bambini nell’affrontarlo in modo autonomo.
C’è poi da considerare che il tempo scuola si è ridotto moltissimo e le discipline che necessitano un consolidamento quotidiano come la matematica e l’italiano ne hanno risentito .
Per questo motivo molto spesso faccio un’interrogazione pre-attività per sondare il terreno. Faccio prima….sì, perché con 6 ore di matematica a settimana non si fa molto.
Chi non vive la vita di classe non può immaginare facilmente: capire un concetto a volte occupa un’ora di tempo e mandare 21 bambini alla lavagna o comunque fare un’attività di verifica della comprensione, porta via un’ora e un quarto circa…abbiamo già sforato la ricreazione.
Poi ci sono i compiti delle vacanze natalizie….
Posso parlare per me: non ne do molti.
Per quanto mi riguarda sono necessari per due motivi.
1. Per non perdere quello che con tanta fatica abbiamo conquistato.
2. Per studiare qualche nozione facilmente assimilabile utile a mettere in moto nuovi concetti al rientro.
Io però, che come dice sempre mio marito, sono spesso una contraddizione vivente, mi metto sempre nei panni di tutti…o almeno ci provo. E anche stavolta mi sono messa in discussione ripensando al genitore che ha fatto l’appunto sulla correzione.
Accade a volte che un bambino non segni il compito (per non farlo…sono bambini e non c’è niente di strano) oppure, semplicemente, approfittando degli impegni del genitore, non lo esegua. Se l’insegnante non corregge, capita che il bambino possa “passarla liscia” e in quel caso il genitore si trova in difficoltà: posso capirlo.
Dato che ho sempre basato il rapporto con gli alunni sulla fiducia ed essendo sempre stata disponibile verso tutti, ho cercato di non essere mai pressante, credendo veramente che tutti eseguissero il compito.
Ma ho scoperto che, effettivamente, anche su questo i bambini hanno bisogno di una guida che non li molli. Allora, non potendo sempre correggere, adotto un metodo “antico” ma funzionante (ovviamente mi riferisco soltanto a chi non li fa per mancanza di impegno…non a chi ha avuto difficoltà): faccio un appello e i bambini mi rispondono “fatto
o non fatto” e random, faccio un giro per sondare le verità…e le bugie (rarissime le prime volte…azzerate dopo diversi “giri”).
L’unico appunto che posso fare ai genitori è che a volte si dovrebbe considerare il compito (quello in giuste dosi…in modo da lasciare “vita extra-scolastica”ai bambini) come un allenamento alla vita…quella in cui spesso hai dei doveri punto e basta. Le soddisfazioni vengono comunque ogni giorno a scuola e (come dovrebbe essere) a casa, con il riconoscimento dei progressi fatti. Un sorriso di soddisfazione vale più di un 10 sul quaderno…o dovrebbe.