Ultima modifica 14 Settembre 2015
Esce in questi giorni La vita di Adele di Kechiche, Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes: ” Adesso ho la responsabilità di una famiglia” dice la protagonista Emma della sua nuova vita con un’altra donna e il figlio di questa. E a proposito del film, leggendo la lettera di una mamma mi sono trovata a pensare…
Una donna scrive una lettera a un giornale e racconta i dubbi e le paure, ma anche la felicità di una famiglia normale eppure, speciale. Racconta che ama la sua compagna con la quale condivide la vita da cinque anni. E’ con lei che dorme, è con lei che si risveglia provando il desiderio di voler continuare a farlo, e invecchiare insieme.
Hanno un figlio di due anni.
Lei non ha rapporti biologici con il bambino, eppure è madre e padre. E’ un genitore. Questa famiglia distribuisce amore, educazione, regole e gioco, come farebbe qualunque altra buona famiglia.
Le due mamme non sapranno ancora cosa racconteranno all’asilo che il bimbo frequenterà o come lui reagirà quando capirà di avere due genitori dello stesso sesso.
Sono però consapevoli delle sfide che aspettano loro. Di quelle educative, quelle emotive, quelle sociali. Sanno che il paese in cui viviamo è miope, stupido, culturalmente ed economicamente in crisi.
Eppure, davanti alla cecità di un paese mentalmente arretrato io leggo una famiglia felice, forte. Uniti da quella forza che solo un grande amore sa dare.
Le persone cambiano molto più in fretta dei paesi, delle leggi. Le persone, se mosse da sentimenti veri, sono capaci di spostare montagne.
Questo, come tanti altri bimbi, avrà una vita forse complessa ma ricca, forse un tantino complicata, o forse molto più semplice di quanto ci si possa immaginare.
Basta solo pensare che l’amore sia una cosa semplice.
Per tutti noi, indaffarati a mascherarci ieri sera: forse avremmo dovuto renderci conto che svestendo l’ ipocrisia e vestendo i panni dell’indulgenza e del non giudizio,avremmo messo meno paura.
Raffaella Clementi