Ultima modifica 18 Giugno 2018
«Non hai nulla da temere. Se c’è un problema, lo sappiamo. Se non è un problema, ci rallegriamo. La cosa più importante è sapere che ciò che è sbagliato con te, non è colpa tua. Ha una specifica causa e la comprensione che causano pienamente porta con sé la forza di persistere e spostare in avanti, anche se la paura del fallimento non vi lascerà mai».
Alan E. Beer, MD
Alan E. Beer è, prima di tutto, un medico che ha passato gran parte della sua vita ad analizzare il rapporto tra il sistema immunitario e la salute riproduttiva.
Il suo libro più importante si intitola: “Is Your Body Baby-Friendly?”, che racchiude un semplice concetto, ovvero,”il tuo corpo è amico di tuo figlio?”
Non è una domanda semplice e scontata, come potrebbe sembrare. L’ho imparato a mie spese.
Quando, dopo tanto parlarne, si decide che è arrivato il momento di riprodursi, mettere al mondo un figlio, che è proprio ora e che l’orologio biologico fa “tic tac”, e quel momento poi non arriva, allora si ricorre alla Scienza. Aiuto, ho bisogno che qualcuno mi aiuti.
Quando poi, arriva la prima gravidanza e, subito dopo, l’interruzione di questa, e , ancora, ne arriva un’altra e, di nuovo, un’altra interruzione, e ancora un’altra e così via, solo allora, il medico ti prende in considerazione. E la sua considerazione indaga verso tanti fattori, meccanici, genetici, biologici, endocrini. Tuttavia, non trova una ragione, una causa.
Allora ci si pone quella domanda.
“È colpa mia?”. Non è una domanda qualsiasi.
Una parte delle persone, che ti segue, si affretta a dire che non lo è, che è il fato, il destino, che ha scelto per te, che è stata sfortuna.
Non so quanto sia sano credere alla sfortuna, almeno, non è sano per la nostra mente. Il fatalismo in questi casi non paga mai.
Io non ci credo, nonostante le mie tante interruzioni di gravidanza.
Secondo me, è intelligente porsi la domanda “è colpa mia?”, senza scivolare nel qualunquismo e nell’autocommiserazione, che non portano da nessuna parte.
Chiedersi se il proprio corpo è immune alla gravidanza, vuol dire prendere coscienza di una situazione che potrebbe essere reale: il tuo corpo potrebbe avere una risposta immunologica contraria a una gravidanza.
Naturalmente, non è questa la sede per parlarne in termini scientifici, è ben lontana da me quest’intenzione.
Tuttavia, è una domanda che mi sono dovuta fare.
Ci sono teorie contrastanti in merito ma, oggi, tra le analisi che si richiedono per cercare di scoprire la ragione di tanti aborti, c’è quella relativa al valore delle cellule NK (natural killer), il cui nome dice tutto.
Molte di noi si son viste prescrivere il cortisone a seguito di questa analisi, senza capirne il motivo.
Questo è uno dei motivi: è possibile che il nostro corpo “consideri la gravidanza come qualcosa di estraneo” e la elimini. Non è sfortuna. Diffidate da chi vi dice questo, anche solo dopo il primo aborto.
C’è sempre una ragione che guida la Natura. La verità è che, per l’argomento aborto e infertilità, conosciamo solo il 10% delle cause, troppo poco per classificare l’inspiegabile come sfortuna.
Ogni donna, ogni coppia, dovrebbe porsi delle domande, non subire passivamente l’imposizione medica.
Non smettete di chiedere: è più importante porre una domanda sciocca apparentemente, che subire decisioni al posto vostro. Parte da qui una gravidanza consapevole. Passa poi per la diagnosi prenatale (quante volte ho sentito persone che hanno detto “dopo i 35 anni l’amniocentesi è obbligatoria”) e, in seguito, per la crescita di vostro figlio (allattamento, vaccini, svezzamento, etc). Parte da qui una gravidanza consapevole, che crescerà una persona sana, che un giorno sarà un adulto equilibrato.
Gridate il vostro diritto di essere considerati, sempre, comunque. Fatelo per la vostra dignità e per i vostri figli. Indagate. Pretendete attenzione, perché questo, è sano per la mente.
Per approfondimenti, vi suggerisco questi link:
– http://www.cermer.it/aborto.html
– http://babyfrie.ipower.com/index.htm
Anna