Ultima modifica 17 Giugno 2023
Scuola e sport. Un connubio importante.
Se contiamo poi che lo sport è la chiave per viversi bene l’infanzia e l’adolescenza.
Di associazioni sportive ce ne sono ad ogni angolo e bisogna scegliere quelle convinte che tutti debbano giocare, perché il senso dello sport da piccoli è proprio quello di giocare insieme e di giocare tutti.
Stare in panchina, se è un po’ per ciascuno va bene… se è sempre per gli stessi allora è meglio cambiare.
Di società sportive non ne conosco molte direttamente, sono sincera, ma per le mie bimbe ho preferito realtà competitive entro una dimensione di divertimento e potenziamento dell’autostima.
Dai, che cerca e cerca si trovano.
E comunque la riprova di una scelta giusta è la voglia di andare nonostante stanchezza o inquietudini varie.
Un altro criterio di scelta per me è stato anche la non-invadenza nell’impegno scolastico: la scuola per me, da mamma e da insegnante, viene prima di tutto, non c’è storia.
Sono un po’ tetra e noiosa.
Non voglio risultati, sia chiaro, voglio la serenità nel metterci la testa e il tempo per farlo.
Se devo vedere le mie figlie stanche per lo sport, andare a scuola sfrittellate, vuol dire che non è il verso. No.
Ci deve essere un equilibrio e lo devo trovare io, genitore.
Penso ai bambini che vanno a fare le gare la domenica mattina alle 7… che brividi mannaggia, deve essere durissima no?
Oppure tornei infiniti che allagano una giornata intera.
Un po’ li capisco attraverso le mie 6 ore a settimana di danza di una vita fa.
Lì alzo le mani, perché ci deve essere passione e alla passione sportiva (del bambino eh) non si mette limite.
Ecco il punto: la passione sportiva.
I bambini si appassionano e vorrebbero fare solo quello e magari “Oggi maé non ho fatto la scheda perché ho avuto danza e cavallo” “Ieri maé il torneo di Judo è finito tardi” ” Sì ma la scheda ce l’hai da una settimanaaa…. ”
Ecco, parlo di questi segnali che denotano o stanchezza o demotivazione alla scuola perché hodimegliodafare.
Anni fa proprio a Perugia, la mia città, mi è capitato di leggere di una associazione di calcio che chiedeva una scheda scolastica senza brutti voti per poter giocare.
In effetti ho avuto anche qualche studente che ne faceva parte. Allargando l’orizzonte, ho letto poi di società che offrono persino quote gratuite ai ragazzi che raggiungono risultati scolastici di eccellenza.
Sicuramente queste associazioni sportive hanno un alone virtuoso a leggerle da fuori: hanno fatto un patto con le famiglie e indirettamente con le scuole.
Certo che il passo educativo che si danno queste associazioni poi deve essere sempre verificato… un piccolo dubbio (più da insegnante che da genitore) mi nasce dalla frase dell’allenatore del Fiumicino calcio (un articolo di Repubblica qualche anno fa) “Puoi essere anche il nuovo Balotelli, ma se sei un asino da noi non giochi”.
Frase sicuramente d’impatto e che potrebbe puntare ad un’aurea Ola di mamme e papà, avendo trovato chi li sostituisce (o quasi) nel promuovere i doveri scolastici… ma con i bambini e i ragazzi bisogna andarci piano sempre, perché se diamo per scontate le storie personali, già li perdiamo in partenza.
L’importante, comunque, è partire da settembre con idee ed obiettivi chiari, per i bambini soprattutto: di solito sport e scuola iniziano nello stesso periodo, quindi, se il patto è immediato, ci sono tutte le condizioni affinché funzioni.
Non è il caso di iniziare un percorso legato al profitto scolastico a metà anno: sarebbe come fare un brutto scherzo di carnevale ai bambini che non possono cambiare i voti in corsa.
Improvvisare l’azione educativa, infatti, non porta mai buoni risultati e demotiva i bambini che non si sentono parte in causa, ma leggono solo l’aspetto punitivo dell’iniziativa.
I nostri piccoli non chiedono strade facili (ché quelle le sperano i genitori, più che altro), ma chiarezza.
Poi, se sanno, capiscono e sono stati avvisati, sopportano anche gli insuccessi.
E’ così che crescono.
A volte è proprio l’azione non ragionata, improvvisata e poco coerente che diseduca i nostri ragazzi.
Un allenatore poi, l’interfaccia della società, dovrà anche essere parecchio bravo a mantenere gli impegni e a dimostrare che ci crede più lui di tutti gli altri: se il bimbo supercannoniere non dovesse avere 6 in ogni disciplina, dovrebbe restare in panchina comunque. Un patto è un patto.
Le buone idee vanno sempre studiate a fondo e valorizzate in modo adeguato alle piccole menti e calcolate anche nelle conseguenze.
E con i bambini andiamoci piano, senza mollare, ma andiamoci piano.
Comunque apprezzo certe iniziative.
Mettersi in relazione, in genere, è sempre una buona idea.