Ultima modifica 16 Marzo 2016
Sapete vero di cosa parlo se vi dico istinto materno no? Si si proprio quello.
Quella specie di vocina interiore, accanto alla coscienza che abbiamo noi mamme e che ci dice come ci dovremmo comportare…
Quando si tratta di allattamento al seno o meno. Quando pensiamo che nostro figlio abbia fame, sonno, male al pancino e lei ti dice: no vuole solo te e basta. Quella che allo stesso modo, anche se contradditorio in questo caso, prima ti dice “ vai e prendilo a sberle” e poi “ no dai è solo un bambino”. Quando? Dai che l’avete sentite tutte e due le frasi ogni volta che vi è capitato di vedere un bambino che litiga o non fa giocare tuo figlio.
Io la frasetta “ vai e stendilo!! “ la sento nitidamente lo confesso. Ma alla fine il buon senso, l’obbiettività, il senso critico hanno la meglio..
E allora che fai? Io ne resto fuori. Il più possibile. Mi mordo lingua, mani, gambe e piedi che vorrebbero andare li. Perché poche cose odio e mi fanno più orrore dei bulletti.
Ma quando hanno otto anni come mio figlio una cosa hai capito da un po’di tempo ormai: deve provare a cavarsela da solo. Provare a vedere come ci riesce. E capire che può riuscirci. Perché anche lui si rende conto che non sono tutti uguali i bambini e qualche volta, quando capita che un bambino fa il bulletto una sua vocina gli dice “vai e fatti valere”. Il come però dipende da noi genitori.
In mio figlio quell’istinto è molto latitante ancora. Tende ad evitare i conflitti e spesso soccombe. E me lo racconta solo dopo se non sono presente. E’ dura ma devo avere pazienza e aspettare che arrivi il momento. Sapete come resisto? Con la fiducia. Io so che ci arriverà. A modo suo. Con i suoi tempi. Che non sempre sono i miei. Perché certo che la isterica vocina pulsa da matti e dice “beh tanto lo so dove vive quello” …ma poi rimango accanto a lui, dove deve sempre stare un buon genitore.
Accanto. Non davanti o indietro. Accanto. E cerco di capire.
Capire il perché del conflitto come e perché reagire. O non reagire. Per la prossima volta. Perché sappiamo bene ormai entrambi che ce ne saranno altre.
Il difficile sta nel misurare anche le nostre parole, non solo l’istinto. Perché molti sbagli dipendono da quelle parole. E forse da quello nascono o meno i bulletti. Che sono imprigionati da paure non curate, consolate e affrontate. Dal sentirsi soli, piccoli e indifesi. Così tanto che l’unico modo per stare meglio è far stare altri come stai tu. Senza ammetterlo mai è chiaro.
La miglior cosa è dargli i giusti strumenti e lasciarlo imparare da solo quando e come usarli.
Ahimè, un bulletto alla volta.