Ultima modifica 7 Febbraio 2017
Partorisce a 70 anni con la fecondazione in vitro.
La storia di Daljinder racconta la straordinaria forza di una mamma. Così titola qualche giorno fa l’Hoffington Post.
Ora, che la notizia sia vera di questi tempi non si può mai sapere. Se così fosse però è molto più di un pugno nello stomaco. Mamma a 70 anni? Ma, forse, ancora più della notizia mi ha colpito la considerazione del giornalista sulla straordinaria forza di una mamma!
Poveri noi!
C’è qualcuno che pensa al bambino?
Un piccolo che si ritrova come madre e padre un donna di 70 ed un uomo di 79, che per quanto in gamba siano non hanno certo una prospettiva di vita tale da condurre, supportare e seguire il figlio fino al raggiungimento dell’indipendenza di vita.
Dico di vita perché non conosco le condizioni economico finanziarie dei neo-genitori, ma dubito molto delle loro condizioni mentali.
Non sono troppo vecchia per diventare mamma afferma la signora, a settant’anni?
Se non si è vecchi a settantanni qualdo lo si diventa?
È vero che la vita si è notevolmente allungata, che le settantenni di oggi non sono neppure lontanamente simili a quelle di 30 o 40 anni fa, ma vi assicuro che molte volte l’apparenza inganna.
L’aspetto nasconde molte carenze, molti problemi di salute, anche piccoli, problemi che difficilmente sono compatibili con le cure, l’attenzione, la dedizione che comporta allevare un bambino.
Qui qualcuno dirà: allora le nonne che oggi si prendono cura dei nipoti?
Appunto: le nonne!
Loro non hanno il compito di educare, di gestire completamente i bambini, se non in casi specialissimi quando mancano i genitori, si perché è a loro che è affidato il compito principale.
Un nonno è una figura di supporto, di aiuto, di amore non, ripeto non è un genitore.
Ecco è un esempio di come la scienza venga mal interpretata, quando viene messa al servizio di enormi egoismi di persone che pensano alla propria soddisfazione, solo ed unicamente al proprio desiderio, anche quando questo vada a scapito di qualcun altro, anche del proprio figlio.
Non sono troppo vecchia per avere un bambino: assurdo!
Chissà perché la vita feconda di una donna termina ad una certa età, ce lo siamo mai chiesti?
Se lo sono mai chiesti quegli pseudo medici che applicano tutti i ritrovati della scienza senza pensare alla vita che essi regalano a quei bambini?
Quella signora indiana era sposata da 46 anni e aveva quasi perso la speranza di avere un figlio in un paese che considera la sterilità come una maledizione di Dio ( parole del H.U:)
Ma doveva proprio arrivare a 70 anni per decidersi?
La fecondazione in vitro esiste da molti anni, anche in India, e allora perché attendere?
Ha detto di aver letto solo due anni fa un articolo che parlava della possibilità di fecondazione in vitro e subito ha deciso, insieme col marito, di tentare e dopo due anni di tentativi finalmente è rimasta incinta e un mese fa ha avuto il piccolo.
Dice di sentirsi appagata, finalmente completa e non ha il minimo pensiero, la più piccola preoccupazione per l’avvenire del figlio.
Dio vede e provvede, dice, quale Dio?
Io penso che a tutto c’è un limite, alla libertà di procreare quando questa richiede il supporto della medicina e della scienza. Limite che deve essere dato dalla comparazione tra il desiderio del possibile genitore e quello del nascituro.
Del diritto assoluto di quest’ultimo di nascere con una prospettiva di vita ‘normale’, ma, forse, oggi questa parola non piace, qualcuno direbbe che anche genitori giovani possono morire, che un padre e una madre naturali possono separarsi, odiarsi adirittura, che due uomini e due donne possono crescere tranquillamente, e bene un figlio e allora perché non due settantenni?
Non piace al punto che si vogliono sostituire le parole papà e mamma con genitore uno e genitore due, anonimi, asessuati. Aberrante, poveri piccoli se questo avvenisse, se gli egoismi prevarranno in misura sempre maggiore.
Se l’umanità non rinsavisse, se non si tornasse ad essere umani, o anche questa è una parola che non piace, una parola da cancellare?