Ultima modifica 24 Ottobre 2019
Tra le diverse tecniche per ridurre il dolore al parto, la più praticata per la sua efficacia e sicurezza è l’analgesia peridurale (o epidurale).
Epidurale: pro e contro
Questa tecnica consiste nel posizionare, tramite un ago, un catetere nello spazio peridurale della colonna vertebrale attraverso il quale si somministrano anestetici locali e analgesici. Questi ultimi agiscono selettivamente sulle fibre nervose sensitive e poco o nulla sulle fibre motorie, rendendo possibile muoversi liberamente e persino passeggiare.
L’analgesia potrà essere iniziata solo con travaglio ben avviato.
Dilatazione cervicale di 3-4 cm, contrazioni uterine frequenti ed efficaci e assenza di controindicazioni mediche.
Comunque, una volta avvertito, sarà l’anestesista a decidere in ultima analisi se e quando procedere con l’analgesia, tenuto anche conto del parere del ginecologo e dell’ostetrica.
Come in tutti gli atti medici, anche nell’esecuzione della partoanalgesia possono manifestarsi reazioni indesiderate e complicazioni come sensazione di scosse e formicolii nella zona sacrale e agli arti inferiori, vertigini e brividi, realizzazione di una analgesia non uniforme.
La sicurezza dell’anestesia epidurale sia per la madre sia per il bambino è dimostrata.
Tuttavia ci possono essere delle complicazioni.
Una di queste è la cefalea. Solitamente insorge a seguito della puntura accidentale della dura madre. La sua frequenza è compresa tra lo 0,2 e il 4% dei casi e la sua caratteristica è quella di comparire a livello occipitale circa 24 ore dopo la puntura, manifestarsi in posizione eretta e scomparire quando si assume la posizione supina.
Generalmente il sintomo perdura per una settimana e in alcuni casi vi possono essere associati nausea, vomito e disturbi visivi o uditivi.
Il trattamento richiede riposo a letto, idratazione e somministrazione di farmaci antinfiammatori.
Ci possono essere anche delle complicanze neurologiche maggiori dovute a infezioni o effetti tossici delle sostanze iniettate, ma sono fortunatamente molto rare.
L’analgesia del parto può aumentare la durata del travaglio e più significativamente del periodo espulsivo, rallentando la frequenza delle contrazioni e talvolta riducendo la forza delle spinte. Per questo in molti casi è necessario ricorrere alla somministrazione di ossitocina o all’uso della ventosa ostetrica.
Invece, nonostante ci siano stati in passato pareri discordi, sembra ormai certo che il ricorso al taglio cesareo non venga aumentato dall’uso della partoanalgesia.