Ultima modifica 3 Marzo 2020
Chi mi conosce di persona si è reso conto che per me il caffè è una vera e propria passione, nonché una necessita fisica e mentale. Al mattino quando mi alzo, al canto del gallo, senza la mia dose di caffeina, fatico ad aprire gli occhi. Mi muovo come un automa e accendo la macchina del caffè, elettrodomestico fondamentale della mia cucina. Subito dopo sveglio anche il pc, ma questo è un altro discorso. Per me è anche una necessità mentale perché quando ho bisogno di staccare la spina e rilassarmi, allora sono pronta per la tazzina successiva. Se mi sembra di essere in una situazione di stallo allora vado con un espresso che mi rigenera, anche nelle idee.
Per di più, bere il caffè è anche un fatto sociale.
Io le più belle chiacchierate con le amiche le ho sempre fatte davanti ad un caffettino preparato con tanto amore, dal barista abituale o nelle calorose cucine, teatro di segreti mattutini.
Da come una persona beve il caffè si possono capire tante cose. Le amiche concrete e razionali sono per l’espresso, possibilmente senza zucchero o al massimo usano quello di canna. C’è chi poi ha la passione del cappuccino con doppia bustina di dolcificante e doppia dose di confidenze. Se poi passiamo alla seconda parte della mattina, andiamo di caffè d’orzo o macchiatone deca con latte di soia. Così, anche se facciamo impazzire il fegato, evitiamo la caffeina che rischierebbe di accumularsi scatenando bufere inaspettate. La solita invece lo vuole macchiato con latte freddo a parte. Ma lei, la amiamo proprio perché è così e non possiamo fare altrimenti.
Questo è un mondo che mi appartiene da sempre e che mi riporta ai miei ricordi di bambina. Quando penso alla mia mamma felice, la ricordo in cucina che prepara il caffè. A casa mia era sempre l’ora del coffee break. Alle dieci di mattina o alle sei di sera. Un rituale ovvio nel dopo pasto. Rigorosamente senza zucchero, altrimenti non si riesce ad apprezzarne l’aroma. La mia mamma se ne beveva almeno sei al giorno ed io, che cerco con tutte le mie forze di contenere i danni, mi avvicino molto al suo record giornaliero, mio malgrado. Nessuno, comunque, ha mai avuto problemi d’insonnia per questo motivo. Magari a noi nelle vene, non scorre solo sangue.
Quando ho avuto il piacere di incontrare Andrea Lattuada però, ho capito che guardavo questo mondo da un’angolatura non appropriata. Un po’ come quando sei innamorata e hai due fettone belle spesse di prosciutto sugli occhi. Per quanto tu possa guardare, non vedrai mai la realtà nuda e cruda. Lui mi ha fatto capire come la prospettiva debba essere aggiustata e come la cultura del caffè sia molto carente, soprattutto in Italia. Mi sono fatta qualche chiacchierata con lui e, nelle prossime settimane, vi racconterò la sintesi di quello che ho imparato da un personaggio così autorevole nel mondo dell’espresso. Aspetto con ansia i vostri commenti.
* * *
Chi è Andrea Lattuada?
Se qualcuno di voi non l’avesse mai visto nonostante le partecipazioni a importanti trasmissioni televisive, oppure se il nome vi dice qualcosa, ma non realizzate esattamente il suo percorso professionale, vi faccio una piccola sintesi (poco professionale ma precisa!).
Andrea è entrato nel mondo della ristorazione e delle discoteche da giovanissimo, come barista serale. Il suo obiettivo primario era quello di pagarsi gli studi di architettura, che ha completato con successo. Direi che ha ottimizzato i tempi nel migliore dei modi, poiché ha imparato due lavori nello spazio di qualche anno. Ora ha una doppia soddisfazione perché, oltre alla sua carriera nel mondo dei bar, si diletta a progettare locali e attrezzature professionali.
Dall’incontro con personaggi influenti del settore del caffè ha imparato molto e ora cerca di diffondere questo tipo di cultura tramite la società 9bar che nasce dall’idea di congiungere il meglio di due mondi, quello americano del bartending e
quello legato alla tradizione italiana della caffetteria, sviluppandoli in un esclusivo concetto unificato ad alto livello, professionale e per un settore commerciale più esigente. Si occupa dei Campionati dei Baristi in Italia e nel mondo e ha una stretta collaborazione con la fiera SIGEP di Rimini. Tra i suoi tanti progetti all’attivo, ricordiamo la sferificazione del caffè e il latte art, di cui parleremo prossimamente.
Sara Uliana