Ultima modifica 14 Ottobre 2019

Eutanasia: parola difficile.

Da dire, da pensare, da giustificare e da accettare. E soprattutto da capire.
Lo dico subito. Io sono a favore. Sempre. Anche in questo caso in cui a scegliere questa strada è un minore.

Il perché è molto semplice.
Il nostro istinto primario è la sopravvivenza. E la conseguenza che vogliamo raggiungere sopravvivendo è la felicità. Questo vale per un adulto come per una persona di 17 anni : in Belgio il primo caso di eutanasia su un minore.
Un caso che è stato valutato attentamente e che vede concordi i genitori del minore.

E che ha, come in tutti i casi in cui chiunque arrivi a decidere o volere questa via, una ragione che va rispettata per quanto si possa non condividerla o capirla appieno.

eutanasia

In questo caso il minore soffriva terribilmente di dolore.
Un corpo straziato.

Una volta accertato che sopravvivere senza soffrire o potendo anche con difficoltà essere felice sia per la persona del tutto impossibile io credo che spetti a questa persona la decisione sulla sua vita. E a nessun’altro.

Non possiamo dire agli altri come vivere se non che qualsiasi modo, stile, religione o scopo si possa avere l’unica cosa è non nuocere ad altri per via delle proprie scelte. Dico bene?
Allora non capisco perché mai ci dovrebbe essere impedito di scegliere come morire.

Se ritengo che la mia vita non sia più tale per dolore e malattie che non posso curare.
Se penso che vivere non sia questo.
Se ritengo che la vita non sia tale solo per un cuore che batte se non posso farlo battere al di fuori di un ospedale.
Se penso che vivere sentendo continuamente dolore sia impossibile da accettare.
Se questo dolore mi impedisce di vivere un amore, l’amicizia, il mondo nella sua interezza.
Se la mia scelta non lede la vita di altri.

Io dico che sia giusto rispettare il dolore e la scelta di chi dice “ora basta”.

Chiunque scelga questa via attraversa un calvario personale, sui cui non possiamo questionare perché solo se ci passi in mezzo puoi dire “io farei diversamente”. E anche se pensassi di fare diversamente non puoi obbligare per legge a pensarla o a volere tutti la stessa medesima cosa.

Io sono per la vita. Per cercare di proteggerla. Per fare sempre più ricerca medica.
Ma non per allungare la vita come concetto a se. Ma per renderla migliore. Migliorarne la qualità e aiutare a sopravvivere chi non potrebbe altrimenti. Chi vuole vivere.
Non chi morirebbe comunque alla fine ma solo in tempi molto più lunghi e fra atroci sofferenze. Non se non vuole.

Esiste il diritto alla vita.

Come viverla spetta ad ognuno di noi deciderlo.
Non potrebbe essere altrimenti.
Come e quando decidere che non è più tale è personale.

Anche a 17 anni.

Svalvolata ben riuscita. Precisa e attenta sul lavoro, giocherellona e sbadata in casa, tanto che spesso e volentieri dimentico le cose in giro (per fortuna mai marito o figlio).

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