Ultima modifica 20 Novembre 2017
Sapete cos’è il revenge porn? È un anglicismo coniato in rete per descrivere la circolazione illecita, a scopo di vendetta appunto, di fotografie intime su social quali Facebook, Messenger o Instagram.
Scatti fatti in momenti di intimità e passione, che poi, magari a causa di una lite o per gelosia, si decide di far diventare non più intimi, ma di pubblico dominio. E poi a causa del revenge porn qualcuna magari, caso estremo ovviamente, si uccide. Come è successo qualche tempo fa a Tiziana Cantone.
Ed ecco che Mark Zuckerberg tenta di arginare il fenomeno revenge porn con un suo bell’algoritmo.
Il progetto di facebook è stato messo a punto ed è al momento testato in Australia.
Si tratta di una opzione che consente di creare sul social di Zuckerberg una sorta di data base di nudi. Si, avete capito bene.
In pratica per accedere a questa possibilità l’utente dovrà compilare un questionario per l’ufficio e-Safety che si occupa di sicurezza online. E poi caricare foto private etichettandole come “immagini non consensuali”.
In questo modo un algoritmo le scansionerà. Quelle foto saranno identificative dei nostri scatti privati. Non verranno salvate, ma rimarrà una sorta di impronta digitale delle nostre foto non consensuali. Che consentiranno però al social di riconoscerci in costume adamitico anche nel caso in cui qualcuno provasse a pubblicare nostre immagini senza il nostro consenso.
Il progetto pilota si diceva è partito in Australia. Si tratta dunque di un sistema di “photo matching” che dovrebbe impedire il revenge porn.
Qualcuno però già dubita. Ma non è che alla fine facebook, con la scusa delle immagini non appropriate, si ritrovi ad avere nei suoi server foto dei suoi utenti come mamma li ha fatti?
Inman Grant, capo dell’ufficio e-Safety che collabora alla realizzazione del progetto, assicura di no (Fonte: Corriere.it). L’unica cosa a restare sui server sarà questa sorta di impronta digitale.
E allora, a tutti quelli che dubitano del progetto, io dico.