Ultima modifica 19 Dicembre 2015
Dato che non mi piace mai lasciare le storie a metà, ecco la tanto attesa fine…che poi fine non è, ma inzio in tutto e per tutto, della nostra mamma Berta. Ci racconta il sunto della sua prima parte di percorso, quello in definitiva meno difficile perchè il difficile è cominciato adesso. Difficile e duro sì ma anche carico di docezza e soddisfazioni. E poi quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a ballare….
Dopo una lunga, estenuante e difficile lotta per terminare l’adozione di nostro figlio, a causa di un blocco delle stesse imposto dal suo paese di origine, il Mali, finalmente il 6 gennaio 2015, proprio nella giornata dell’Epifania, abbiamo potuto abbracciare il nostro piccolo cioccolatino. Il sogno si è compiuto, anche se in alcuni terribili momenti sembrava fosse diventato impossibile realizzarlo.
Nel novembre del 2012, il paese era immerso in una islamizzazione profonda e questo aveva portato alla chiusura delle adozioni dei bimbi maliani da parte di cittadini stranieri e quindi, anche le famiglie che come noi avevamo il dossier già approvato dall’autorità centrale maliana, si sono viste coinvolte in un insopportabile incubo, durato più di due anni. Due anni di battaglie, due anni di ansia, vissuti nel timore di non poter abbracciare un bimbo che era già a noi destinato e che sarebbe dovuto arrivare proprio quando il blocco è stato imposto dal nuovo direttore dell’autorità centrale maliana per le adozioni. Sono stati i peggiori due anni della mia vita; anni di lotta e lacrime, lacrime di sofferenza, di agonia, di paura per non poter mai abbracciare quello che nel mio cuore era già mio figlio. Ma proprio la sua esistenza, proprio lui, mi ha dato la forza per poter combattere ogni giorno, per trovare il modo di portarlo finalmente a casa, per poterlo amare non solo a distanza
La forza e la voglia di andare avanti, anche quando tutto sembrava contro di noi, sono state sostenute proprio grazie a quegli occhi spenti e tristi, quel bimbo che non sorrideva e del quale era sufficiente il solo sguardo per comprendere il grande bisogno di amore che solo una mamma e un papà possono dare.
Finalmente, proprio il 6 gennaio, il giorno dell’Epifania abbiamo visto compiuto quel sogno. E’ stata una notte magica, dopo un lungo viaggo dall’Italia al Mali, una notte di speranza e felicità attendendo il gran momento.
Come ci avvrebbe accolto il nostro piccolo?
Sarebbe stato spaventato come sempre quando conosceva qualcuno?
Si sarebbe fatto avvinare? Avrebbe pianto?
Povero bimbo, gli avevano raccontato poche settimane prima che arrivassimo, che sarebbero venuti la sua mamma e il suo papà, gli avevano mostrato le nostre foto perché l’incontro con noi non fosse così impattante e i nostri volti gli fossero più familiari. I dieci minuti in taxi fino all’orfanotrofio sembrarono eterni ma quando arrivammo all’ingresso, di fronte a quella porta che tante volte avevo visto nelle foto, l’emozione salì e gli occhi si riempirono di lacrime… ora ci separava solo quella porta da lui! Non mi sembrava vero.
Entrai e vidi due occhi meravigliosi che mi osservavano profondamente, era il nostro bimbo e lui aveva già capito che eravamo la sua mamma e il suo papà.
Salimmo nella camera del primo piano e attendemmo che lui arrivasse, furono minuti di grande commozione e quando vedemmo quel piccolo cioccolatino camminare verso di noi dalla mano del direttore dell’orfanotrofio non potevamo credere che davvero fosse arrivato quel momento così tanto desiderato.
Lui non pianse, si avvicinò molto cauto, spaventato e sembrava tristissimo e rassegnato a stare con noi.
Ma si fece abbracciare, prendere in braccio, osservava tutto quasi impassibile e ogni tanto il suo dolce viso si bagnava di grandi lacrime che scorrevano in silenzio. Dopo due giorni insieme in orfanotrofio, finalmente lo portammo con noi a casa, la casa del nostro caro amico Karl che ci ospitò tutto il mese che trascorremmo in Mali insieme a nostro figlio. Pian piano, giorno dopo giorno la relazione tra noi e lui diventò sempre più intensa, imparò ad affidarsi a noi e il suo sguardo e il suo volto cambiarono completamente, finalmente vedevamo dei bei sorrisi e uno sguardo sereno e felice. Così il giorno della partenza in aereo fino a casa, fu tutto più facile. Il 1 febbraio arrivammo a casa e d’allora la storia con nostro figlio è ogni giorno più bella! Il sogno si è avverato e sentir dire da lui stesso che ormai è felice con mamma e papà è il regalo più grande possibile e immaginabile.
Ora ve lo posso raccontare, oramai siamo una famiglia!
Lungo il tempo dell’attesa ho creato il progetto MALIDENÙ (che gestisco insieme alla ONG Bambini nel Deserto) che da sostegno ai piccoli orfani del Mali. Ci sono tanti modi per collaborare con il progetto, si possono effettuare sia donazioni annuali, sia sporadiche. Inoltre porto sempre a termine raccolte online a scopo benefico. E ancora ho scritto due libri, i cui proventi della loro vendita sono totalmente devoluti a Malidenù. Si possono acquistare entrambi sul sito di Amazon, anche in versione ebook.
Il primo, Aspettandoti. A 3883km da te parla proprio della nostra terribile attesa, e racconta sia le sensazioni e i sentimenti che ho vissuto durante questi anni, rivolgendo uno sguardo attento e critico alla situazione socio-politica del Mali che ha portato il paese non solo al blocco delle adozioni, ma anche a una guerra contro le forze estremiste islamiche che volevano prendere il potere in un paese in cui fino ad allora avevano convissuto popolazioni di religioni diverse, grazie alla grande tolleranza e rispetto che caratterizza il popolo maliano. Potete acquistarlo qui:
L’altro libro, Io e Podo, ne abbiamo già parlato precedentemente.
Per le donazioni al progetto Malidenù potete fare un bonifico su questo conto: ONG Bambini nel Deserto Onlus – IBAN: IT24G0103012900000001500048 – Causale: «Erogazione liberale – Sostegno Malidenù».
Elisabetta Dal Piaz