Ultima modifica 3 Maggio 2018
Finalmente l’assemblea dell’ONU si è occupata del gravissimo problema costituito non dall’ esistenza di un nuovo stato islamico, ma dalla natura terroristica dello stesso, dalle motivazioni per cui è nato, dall’antica idea di conversione imposta con le armi, dal pensiero che solo la loro sia la religione vera, l’unica degna di essere professata e per chi non si adegua, chi non la abbraccia deve essere soppresso senza se e senza ma, senza pietà, senza tentennamenti.
L’idea non è nuova, la storia è li a dimostrarcelo, quante le terre conquistate con la forza delle armi, quante persone uccise nel nome di Allah! Vero che a quel tempo anche i cristiani si erano serviti delle armi, avevano radunato eserciti per liberare i luoghi santi della loro religione allora in terra islamica, paventando la loro distruzione, ma era un’ epoca lontana quando la forza era l’unica risorsa per difendere i propri diritti. Si sperava che gli uomini avessero compreso, imparato che con la forza non c’è vera conquista, che con le armi di ottengono solo morte e distruzione.
Ma torniamo al giorno d’oggi, alla negazione dei diritti altrui, alla volontà di imporre le proprie idee agli altri, di usare la prevaricazione come metodo, di vedere le cose con il paraocchi, non cercare di capire l’altro, di vedere la propria come l’unica verità non tollerando pensieri diversi. In una parola, al fondamentalismo.
Ma come è possibile che si giunga a tanto nel nostro secolo? A quali aberrazioni mentali possono arrivare gli uomini, quali poteri di persuasione possono possedere per attirare a se moltitudini di persone disposte a tutto, anche a morire per raggiungere il loro obbiettivo? Come possono ancora credere che, se muoiono per la loro religione li attendono, in paradiso, 72 vergini per ognuno di loro? Tra l’altro solo se muoiono per mano di un uomo, perché se è una donna che li uccide, forse andranno in paradiso, ma senza le vergini con cui sollazzarsi! Infatti laddove si trovano di fronte ad un battaglione femminile, come quello delle Peshmerga, voltano spesso le terga e si allontanano velocemente.
Il presidente USA ha, tra l’altro, dichiarato davanti all’assemblea dell’ ONU non abbiamo insistito abbastanza nella lotta contro la sopraffazione, l’estremismo violento e assolutista. L’Isis va distrutto, definitivamente! Con le armi? Con le bombe lanciate dagli aerei? Portando ancora morte e distruzione in quelle terre già martoriate dalle lotte intestine? Per suscitare nuova rabbia, nuovi odi? A questo serve l’alleanza contro l’ Isis alla quale hanno già aderito 40 stati?
Dice che sia di impellente necessità la distruzione delle fonti di reddito attraverso le quali il califfato si finanzia, ma quali sono? Le piccole imprese di estrazione del greggio nei territori occupati, bombardandole e distruggendole interamente, forse imponendo l’embargo contro quei paesi che aiutano con aiuti non solo finanziari l’Isis e che si schierano al loro fianco, ma come fare per tutti quei finanziamenti che, a vario titolo, provengono da tutte le nazioni, occidente compreso, e allora?
Nel frattempo, forse per ingraziarsi i capi dell’Isis, forse per dimostrare di essere come loro, un gruppo già di Al Quaeda, ha decapitato un turista francese in Algeria, ma altri gruppi di fondamentalisti stanno aderendo al movimento jadista in molte parti di questo mondo. E arrivano le minacce all’America, all’Europa tutta e in specie a noi, all’Italia, a Roma dove risiede il capo riconosciuto della religione più odiata, quella cattolica: distruggeremo Roma e abbatteremo le vostre croci, hanno gridato. E molti partono per affiancarli e molti ritornano per portare il terrorismo, la lotta, la guerra non dichiarata nelle nostre patrie. Basta veramente bombardare le terre già conquistate, è sufficiente tagliare loro i viveri distruggendo i loro pozzi di petrolio?
Abbiamo visto morire Bin Laden, ma un altro lo ha sostituito ed altri sono cresciuti peggiori di lui, allora? Non è forse meglio guardarci dentro, capire i nostri errori, e ne abbiamo fatti, e cercare di porvi rimedio?
Non è una guerra contro l’Islam ha aggiuto Obama: ma come distinguere i musulmani civili dai fondamentalisti? Difficile dirlo, soprattutto se si nascondono in quella massa di persone che arrivano da noi sui barconi. Molti fuggono la miseria, la morte, le malattie, intraprendono lunghi viaggi, stenti, mettono in conto, forse, che potrebbero trovare la morte nel tragitto, ma sono disposti a tutto pur di sfuggire dall’inferno. Ma altri potrebbero arrivare con ben altre intenzioni e, ricordiamoci che se muoiono per la loro religione li aspettano, in paradiso, ben 72 vergini!
Ma c’è un altro grave problema, le Moschee, che non sono solo un luogo dove pregare, ma un luogo dove si impara a memoria il Corano che, a differenza della Bibbia o del Vangelo, detta le loro leggi, prescrive le loro abitudini, non solo religiose, ma anche civili. Nessun musulmano obbedirà a leggi che sono contrarie al dettato del Corano, e se l’Imam è imbevuto di fondamentalismo diventano fucine preparatrici di terroristi.
Ho sentito un musulmano chiedersi perché in Italia è consentito che nelle Moschee si parli la lingua araba, quando questo non succede in Turchia, in Egitto, in India, nelle Filippine, forse perché vogliono nascondere quello che predicano, quello che insegnano? Lo stesso musulmano diceva che le sue sorelle, prima di quel tristemente famoso 11 settembre non portavano il velo, dopo la reazione del mondo e la guerra in Afganistan hanno iniziato a portarlo, colpa del nuovo Imam, appena arrivato da noi, che non conosceva il nostro mondo, le nostre abitudini, ma conosceva e seguiva quelle del suo paese di provenienza.
Quel velo è sintomatico di un modo di essere e di sentire, di gente che non chiede accoglienza, ma accettazione e adeguamento ai propri costumi dei popoli cui invadono, pacificamente le terre. Ci chiedono, anzi, pretendono di eliminare i crocifissi nelle scuole ed in tutti i luoghi pubblici ivi compresi i cimiteri, di accettare la loro bigamia, il loro pregare nelle strade o nelle piazze, tutto in ossequio alla loro religione, ma non rispettano la nostra, non accettano la celebrazione delle nostre feste religiose. Non il Natale nelle nostre scuole, non i presepi perché offendono la loro religione, ma la nostra? La nostra non conta.
Ma ci chiamano razzisti, infedeli o peggio e non li sfiora neppure l’anticamera del cervello che l’accusa possa essere reciproca. Tutto questo premesso, la domanda rimane: che fare? Come fermare il terrorismo? Come bloccare l’Isis? Non credo che i bombardamenti abbiano una efficacia definitiva, ma solo temporanea, il male si estirpa solo dalle radici, ma come? Questo è il problema!