Ultima modifica 27 Gennaio 2016

Oggi in occasione della giornata della memoria vorrei parlare di un libro che racconta i ricordi della nonna Rose sull’Olocausto.

Siamo a Cape Cod, vicino a Boston, quando la nipote Hope, appena divorziata, con una figlia dodicenne e la piccola pasticceria di famiglia in crisi, inizia a capire che c’è qualcosa di sconosciuto nel passato di sua nonna Rose. Purtroppo la nonna, chiamata affettuosamente Mamie, soffre di Alzheimer e i suoi ricordi, custoditi gelosamente per tutta la vita, rischiano di perdersi lentamente nel fiume dell’oblio. Se finora, Mamie si è impegnata a dimenticare il passato per concentrarsi sul presente, la malattia le fa sfuggire i dettagli dell’oggi per riportarle in superficie le sofferenze di ieri. Rose ha ottantasei anni e si sente scivolar via, ma le rimane da realizzare un ultimo desiderio: scoprire cosa ne è stato dei suoi familiari francesi. Così chiede a Hope di partire per Parigi alla ricerca della sua famiglia d’origine e del grande amore della sua vita. La nipote, all’inizio confusa e titubante, si troverà coinvolta in un’emozionante ricostruzione del passato, in un’altra città e un altro tempo, quando la nonna aveva diciassette anni e un cognome diverso. Scoprirà che Rose è di origine polacca, di religione ebrea e che è riuscita a salvarsi dal terribile rastrellamento del 1942.

Nel romanzo, i ricordi di Rose si intrecciano con le scoperte di Hope che,  grazie alle ricette di pasticceria tipiche della religione ebraica e musulmana riuscirà a ritrovare Alain, un fratello di Mamie, che le racconterà cosa ne è stato degli altri loro familiari, deportati ad Auschwitz nel 1942.

Ho sentito come mio il dolore di Rose che aveva capito cosa sarebbe successo agli ebrei parigini e viveva nella paura dei rastrellamenti. Ho percepito la profonda tristezza del distacco dalla sua famiglia e dal suo grande amore per proteggere un segreto che le salverà la vita. Hope commossa e partecipe della storia dei suoi familiari, cercherà di ricostruire ogni passaggio della vita di sua nonna, raccogliendo notizie e testimonianze dai sopravvissuti all’Olocausto, come quella fondamentale di Oliver Berr che dice:
«Il judaïsme non è solo una religione ma una condizione del cuore e dell’anima…

finchè_le_stelle_stanno_in_cielo

Avevo vent’anni quando è scoppiata la seconda guerra mondiale, ventidue quando hanno cominciato a portarci via, direttamente dalle strade francesi. Più di settantaseimila juifs vennero portati via dalla Francia e la maggior parte di questi non vi fece più ritorno… Io sono stato ad Auschwitz…Furono più di sessantamila a essere mandati là dalla Francia, lo sapeva?…Dopo la libération sono tornato e ho scoperto che erano tutti scomparsi. Tutti i miei amici, i miei vicini. Tutti morti. Moglie, figlio, madre, padre, sorelle, fratelli, zie, zii, cugini, noni. Tutti. Quando sono tornato a Parigi, mi sono ritrovato nel nulla. Nella solitudine più totale….

Vennero a prenderci prima dell’alba. Non sapevo che sarebbero arrivati. Non immaginavo che potesse succedere…. Alcuni si uccisero… Vidi una madre soffocare il suo bimbo e pensai che fosse pazza, ma già prima della fine del terzo giorno capii che era stata misericordiosa. In seguito, mentre piangeva, vidi una guardia spararle. Ricordo di aver pensato con estrema lucidità che era stata fortunata……»

E riguardo alla famiglia di Rose dice:

“La maggior parte dei più piccoli non è mai tornata. Vennero portati subito nella camera a gas perché i tedeschi li consideravano inutilizzabili. Hélène, diciotto anni, e Claude, tredici morirono ad Auschwitz nel 1942. Così come la madre Cécile. Il padre, Albert, morì ad Auschwitz alla fine del 1943…Qui dice che lavorò nel crematorio finchè non si ammalò, in inverno. Dev’essere stato terribile. Conosceva il proprio destino.”

Non ci sono parole per descrivere lo sgomento, il dolore e la rabbia che ho provato a leggere le vicende che tutti purtroppo conosciamo. Le condivido con voi per non dimenticare. Hope e Rose danno un bellissimo messaggio dicendo che siamo tutti figli dello stesso Dio, seppur chiamato con nomi diversi e che non dovrà più succedere che le differenze di religione siano discriminanti e portino a tragedie di questa portata.
Il romanzo riesce ad intrecciare i terribili ricordi dell’Olocausto alla più serena vita di Hope e sua figlia Annie, attraverso le ricette tradizionali di dolci, tramandate di generazione in generazione.

Il messaggio finale, dato dalla commovente lettera di nonna Rose per Hope è pieno di amore e di speranza perché Mamie per tutti questi anni, ogni sera, nell’heure bleue del tramonto ha guardato le stelle in cielo:
«
perché anche se non riesci a vederle sono sempre là… E’ bello rammentare che non sempre hai bisogno di vedere qualcosa per sapere che c’è

Titolo: Finchè le stelle saranno in cielo

Autore: Kristin Harmel
Editore: 
Garzanti
Data pubblicazione: 
2012
Pagine: 
355
Prezzo: 
16,40 euro

Voto: 5 stelle su 5

Federicasole

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

2 COMMENTS

  1. Ciao, mi pare di aver risentito il titolo da qualche parte…mi sembra una bella trama, anche se ovviamente triste per gli eventi e il periodo in cui è ambientata.
    Molto bella anche la citazione finale! A presto, ciao!

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