Ultima modifica 1 Aprile 2015

 

Franzoni. Ucciso. Libera.
In matematica ci hanno insegnato che tre è un numero perfetto. Ma in amore tre è un numero che spesso porta guai o dolore. Se poi le parole sono le tre del titolo in cui cerco di riassumere la questione di cui leggerete… Allora porta altro oltre al dolore. Sconcerto, indignazione e vergogna. Ma se vogliamo raggiungere il massimo dello schifo aggiungiamoci, per chi non si ricorda che la cara signora Franzoni secondo la giustizia italiana ha ucciso suo figlio. Il suo stesso figlio.

Lei non lo ha mai ammesso e la vicenda non è mai stata a mio avviso del tutto chiara. Trascinata al solito in anni di processo. Ma alla fine è stato tracciato un punto. Colpevole.
A questo punto quando leggi sui social network Franzoni è libera le parole ti arrivano come uno schiaffo. Fai due conti con la memoria, ma è semplice perché quella brutta orrenda storia ci aveva colpito. Successe nel 2002. Condannata a 16 anni. Esce in permesso per cinque giorni e va placidamente e autorizzata dalla legge a fare la spesa con il marito.
Autorizzata dalla legge. Eppure la stessa legge aveva detto che era colpevole di aver ucciso il suo piccolo bambino. No non torna…

franzoni_annamariaPoi che fai ? Approfondisci. E scopri che dopo soli cinque anni la signora lavora fuori dal carcere. Quindi in semi libertà diciamo. E no caspita. Non torna niente.
Se è colpevole allora si sconta la sua pena ( che già trovo ridicola ) in carcere. Almeno tutta quanta, senza permessi, buona condotta e compagnia bella. Niente permessi, spesa al supermercato con il maritino ( che deve amarla moltissimo e contemporaneamente non credere a una sola parola della giustizia per essere ancora suo marito e portarle i sacchetti della spesa ) nè altro. E’ malata. Certo che è malata. Nessuno sano di mente ucciderebbe suo figlio. Un piccolo bambino innocente di tutto. Quale che fossero le attenuanti, le motivazioni, le cose che i suoi avvocati possono aver trovato spulciando fra i cavilli legali e le loro assurde applicazioni, quella donna ha ucciso suo figlio. E deve essere punita. Punto. Non credo si possa accettare nessuna semilibertà lavoro, spesa o altro. Ma solo tante ore di sbarre e di solitudine con la sua coscienza che spero non la faccia dormire mai più serenamente.

Ma in Italia, paese che amo e che adorerò sempre, a volte sembra di vivere in una perenne barzelletta e come per  la peggiore di tutte le barzellette che non fan ridere in Italia si permette a chi sbaglia moltissimo. Cavilli legali, indulti, permessi, sconti, attenuanti. Se guardiamo chi ci governa gli permette anche di rubare o essere colluso alla mafia e di sedere comunque ( spesso a dormire ) a migliaia di euro nostri al mese in parlamento. E di firmarsi onorevole. Onorevole. Ah si. Chi sbaglia in Italia può tutto. E ci si indigna in coro perché in carcere stan strettini. E si fa una legge apposta per farne uscire un po’. Sia mai che soffrano.
franzoniMa dove cavolo è finito il senso della legge ? Della punizione ? E la giustizia ? Parlo della giustizia che non dovrebbe tutelare solo chi sbaglia ma chi ha subito un torto. Il carcere è una tremenda punizione perché toglie la libertà. E non esiste bene più grande dell’essere libero. Per questo è giusto applicarlo se si sbaglia. Ma sul serio. Senza se e senza ma. Senza sconti.
Samuele, il figlio della Franzoni, non ha avuto nessuno sconto, nessuna proroga, nessuna possibilità. È morto. E chi ha ucciso una piccola vita deve pagare. E pagare duro. Anche 16 anni non sono abbastanza. Anche uscire per lavorare è rivoltante. Anche trovarla al supermercato mi fa vomitare.

Infine un’ ultima osservazione. Quella donna appena successo il fatto chiese al marito di avere un altro figlio. Che venne durante il processo. Aspettiamo che esca e magari gli venga un’altro raptus e li uccida? Rischiamo? Ma si dai, poi semmai il carcere, poi la riduzione di pena per le attenuanti e poi chissà magari troppo vecchia per concepire aiutiamola ad adottare.

Sia mai che si sia troppo duri.
C’è solo un posto per chi fa male ad un bambino. Il carcere. Magari strettino anche meglio. Magari a vita.
Ci sono solo tre parole da associare alla Franzoni. Mai più libera.

Natalie Scopellitti

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

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