Ultima modifica 9 Maggio 2019

Qui si parla di roba grossa ragazze!
Due giganti della fiaba moderna: a Tempo di Libri ho avuto il piacere di assistere a una conferenza i cui ospiti erano Gamberale e Sepùlveda.

Dire che mi sono fiondata a prendere posto è poco.

Qualcosa” per la Gamberale, edito Longanesi uscito a febbraio 2017 e tre fiabe per Sepùlveda“Storia della lumaca che scoprì l’importanza della lentezza” (2013), inserite nella Trilogia dell’amicizia, e “

Qualcosa di Gamberale e Trilogia dell'amicizia Sepùlveda

Il tema era la modernità contro il passato.

Oggi si corre. Si dà risalto ad alcuni aspetti della vita e questo si riflette spesso anche nel tipo di fiaba che raccontiamo ai nostri figli.
Nelle fiabe si Sepùlveda viene trattato ad esempio il valore della lentezza con la storia della lumaca, o dell’amicizia che va al di là dei pregiudizi, ma si sa che Sepùlveda ha un modo tutto particolare di parlarci, di certo non sono fiabe per bambini, sono di più difficile comprensione.

Dunque corriamo, corriamo e difficilmente ci fermiamo ad apprezzare le piccole cose. Così, la lumaca che non si accontenta di vivere nella vuota accettazione di sé, si domanda come mai le lumache vadano così lente e come mai lei non abbia un nome ma sia semplicemente “lumaca”.
Il gatto che diventa amico del topo tocca un argomento importante come quello del pregiudizio ed è molto bella la frase di apertura

“Potrei dire che Mix è il gatto di Max, oppure che Max è l’umano di Mix, ma come ci insegna la vita non è giusto che una persona sia padrona di un’altra persona o di un animale, quindi diciamo che Max e Mix, o Mix e Max, si vogliono bene”.

Letture delicate, da assaporare lentamente, molto lentamente (come direbbe Ribelle la lumaca) per trarne degli ottimi spunti di riflessione.
Le fiabe moderne, giustamente, assecondano molto spesso il nostro bisogno di divertimento e “velocità”. La morale esplicitata perché “non c’è tempo” per fermarsi a metà racconto e riflettere, lasciare che la storia ci permei dentro e che smuova delle corde del tutto personali (ciò che va bene per me, magari non interessa te …)

Anche il romanzo di Chiara Gamberale, “Qualcosa”, tocca questo tema: il mondo in cui viviamo non ci permette più di fermarci e pensare, gustare.

La principessa Qualcosa di Troppo è tanto, tutto, l’eccesso sempre.

Alla morte della madre quel Troppo diventa un vuoto incolmabile, doloroso, insopportabile. Mi ha ricordato moltissimo l’albo per bambini di Anna LLenas “Il buco”, appunto e quasi mi sono infastidita per questa somiglianza.
Poi sono andata avanti e mi sono innamorata di questa storia che tanto mi diceva di me, o meglio di quella me che rischiavo di essere e che per fortuna non sono stata.

la principessa qualcosa di troppo

La principessa Qualcosa di Troppo incappa in Niente, un ragazzino strambo che vive da solo in cima a una collina e che appunto non fa niente di importante tutto il giorno.

Vi ricordate quel famoso diritto alla noia di cui tanto si parla?

Ecco, i due bambini insieme si fermano a guardare le nuvole e inventare storie, inseguire formiche in breve diventare amici senza aver fatto niente di importante, ma tutto di fondamentale.

Il romanzo tocca un tema incredibile come quello dei social, mostrandoci chiaramente come sia una compensazione di un vuoto che molti ragazzi Qualcosa di Troppo hanno dentro.
Per tutta la storia la principessa cerca di colmare questo buco, che alla fine impara ad amare e gestire.

“Quindi se non fai pace con lo spazio vuoto dentro di te, niente potrà mai davvero riempirti.”

Un romanzo che davvero consiglio alle mamme, prima che alle ragazzine, un libro da leggere “insieme”, che serva da strumento per confrontarsi e capirsi.

Che dire, è stata una conferenza bellissima.
Il tempo si è fermato e sono tornata bambina, a quando con mia sorella costruivamo astronavi semplicemente girando una seggiola, o giocavamo per ore senza mai tirar fuori un giocattolo.

Quello che Gamberale e Sepùlveda ci hanno ricordato è proprio questo, che sono quei momenti di “niente” che portano a costruire grandi mondi.

Classe 1979, testona per DNA e per vocazione personale. Mamma di due meraviglie (ovvio) della natura Tiziano 2013 e Alice Testaduracomegranito 2015, moglie del mio grande amore Marco che è dovuto gioco forza diventare un folletto saltellante anche lui.

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