Ultima modifica 14 Ottobre 2019
Il binomio genitori e foto di famiglia è sempre esistito.
Prima c’erano i pomposi “ritratti di famiglia” che solo i nobili si potevano permettere, poi con l’avvento del dagherrotipo praticamente tutti potevano avere uno scatto con tutti i parenti, dalla trisavola ottuagenaria al nipotino di pochi mesi, in posa immobili davanti al fotografo che alzava l’uccellino e scattava in un flash accecante.
La foto, si una, una sola in tutta la vita, veniva incorniciata e tramandata, color seppia coi bordi frastagliati.
E smartphone fu.
Nel giro di quanto, cinque anni? pure mia nonna ha un cellulare che fa foto e ce ne andiamo in giro a farsi selfie con la duck face (ma noooo quella andava in primavera! Poi c’è stata la fish face, la bird face e poi… nella vecchia fattoria ia ia oh) e scattare foto a qualunque cosa animata e inanimata.
Una volta fatta la foto che si fa?
ci si tene per noi?
Che senso avrebbe? Schiacci il pratico tastino e … condividi! #foto #guardachebellagiornata #midiverto #davveroaqualcunoimportacosafaccio
Dal Grande Fratello in poi pare che, sì, importi a tutti sapere cosa fanno gli altri e soprattutto importa saperlo in tempo reale e giudicarlo. In realtà è una cosa che nasce da dentro l’essere umano.
Avete presente le famose “code per curiosi” in autostrada?
Guardo l’incidente così non succederà a me, perchè la dose di sfiga è capitata a qualcun’altro.
Oggi condividiamo di tutto. E’ così semplice! Si apre l’app, si scrivoo due righe, si schiaccia “pubblica” e il nostro pensiero o la nostra foto sono in rete per l’eternità.
Esposti a commenti e giudizi, che non sempre fanno piacere.
Quando non c’erano i telefoni tutti avevamo paura di rovinarci la reputazione perchè il passaparola non si può fermare e così ci pensavamo molto bene prima di dire o fare qualcosa. Adesso è talmente immediato e tanta è la sete di fama (i famosi 15 minuti di notorietà di cui parlava Warhol) e la vediamo a portata di click che prima si posta, poi si pensa. Da qui il discusso Diritto all’oblio di cui si parla tanto.
C’era una canzone di Elio e le Storie Tese Gimmi I, ve la ricordate? Un equivoco segna il destino di una persona.
Gimmi Ilpedofilo fece le scale
e fuori c’era gente,
gente arrabbiata, lo guardava storto
[…]
i genitori col bastone in mano.
“Gimmi il pedofilo sei un uomo morto,
Gimmi il pedofilo noi ti ammazziamo
con il bastone.”
[…]
Aspettate, questo è un equivoco!”
ci provò Gimmi a discolparsi,
ma gli tapparono la bocca, e sangue,
poi bastonate, sputi, pugni e calci.
Giustizia è fatta, pensò la gente,
ma in verità non era stato giusto,
perché OK, sì, Gimmi il pedofilo,
ma Ilpedofilo era il cognome.
Sta accadendo esattamente questo.
Un papà fa il bagno con la figlia piccola. Strano? No, direi.
Eppure fa il giro del mondo e quel papà viene tacciato di pedofilia.
Un equivoco? Ovvio, ma cosa lo ha innescato?
Si tratta di un puro errore come nel caso del cognome di Gimmi o c’è dell’altro?
Sembra un algoritmo: uomo nudo e minorenne nudo nella stessa foto, segnala come pedofilo.
Ma no, siamo persone, pensanti, bisogna valutare la situazione eccetera eccetera.
Non sempre è così, al mondo ci sono persone che pensano, che non pensano, che hanno un senso della morale differente, che hanno o non hanno senso dell’umorismo.
Un mio conoscente è in causa per un commento fatto senza malizia e senza cattiveria a un locale, peraltro ormai chiuso. Diffamazione. Alcuni perdono il lavoro per aver pubblicato “frettolosamente” foto in cui si capisce in che ufficio sei.
Pensiamo di essere così importanti da dover condividere anche con perfetti sconosciuti, pezzi delle nostre vite, salvo poi pentircene l’istante dopo. Nel caso del papà che fa il bagno, carino lui, a dedicarsi alla figlia, bravo papà, ma a noi, oggettivamente, di vedere il suo corpo nudo e peloso importava?
Era necessario? O vivevamo sereni anche solo “immaginando” che da bravo genitore avrebbe potuto giocare in bagno con la piccolina?
Del resto, però, i grandi ci insegnano: non importa come, purchè se ne parli.
Forse questo i più cercano, notorietà, ma gli altri incauti genitori che postano foto dei propri, ignari, figli in cosa incorrono? Quando i nostri bambini saranno ventenni e scopriranno di avere in rete foto di loro che fanno la cacca sul vasino, come la prenderanno? Si presenteranno a un colloquio e magari il datore di lavoro dirà
“si, mi ricordo! La tua foto aveva 8k like anni fa! Quella in cui strangoli tua sorella … scusi ma non può fare l’assistente sociale con quel temperamento”
Grazie mamy o papy, adesso dovrò vivere per sempre a casa vostra.
Vi basta come spauracchio? Vi ho convinto a condividere con criterio?
Spero proprio, almeno, di aver ispirato una riflessione e forse, come pensano alcuni popoli “meno evoluti”, la fotografia un pezzettino di anima ce la ruba davvero.