Ultima modifica 14 Ottobre 2019
Scommetto che ogni genitore ha introdotto per il figlio regole di ogni tipo per l’uso di dispositivi elettronici.
Immagino che sappia esattamente quante ore, minuti, secondi ne fa uso, quanti minuti di navigazione necessita al giorno, quanto gli è consentito latitare nel web… ma scommetto senza ombra di dubbio che non sa quanto sta attaccato al suo smartphone!
Anzi, lo sa, ma fa finta di nulla: da quando apre gli occhi a quando li chiude, con qualche tappa notturna magari per combattere l’insonnia… questa è una dipendenza, anche se normalizzata e standardizzata dalla maggior parte della popolazione!
Ormai si sta con gli amici, con i figli, online sui social, si lavora tutto in contemporanea… mille cose al minuto, schizzati all’ennesima potenza!
Siamo forse dotati del dono dell’ubiquità?! Non mi risulta!
Quando i figli chiamano è tutto “un attimo amore sto rispondendo ad una mail di lavoro importantissima”, “arrivo Ciccio, appena finisco la telefonata: questione di vita o di morte”, “sto postando una foto e poi giochiamo”, oppure ancora meglio “un selfie con mamma?”…
Chiariamo allora un concetto: i bambini vivono nel qui ed ora, nel presente reale non in quello virtuale!
Noi adulti invece viviamo relativamente il presente e questa dimensione del reale ci sta stretta.
Siamo troppo concentrati sulla nostra identità virtuale, che possiamo costruire come meglio vogliamo, tanto da perdere di vista tutto ciò che capita nel reale…
La contraddizione sta proprio qui, non possiamo vivere contemporaneamente la nostra vita reale e quella virtuale, non è possibile, volente o nolente qualcosa verrà penalizzato: o siamo con i nostri figli, con nostro marito, con gli amici, al lavoro o siamo altrove.
Riflettiamo e spieghiamo a noi stessi che se anche per un paio di ore al giorno si spegne la dimensione virtuale non muore nessuno, anzi può essere un’occasione per entrare in contatto reale e genuino con i nostri figli e con gli esseri umani che ci circondano!
Fino a pochi anni fa quando ci si trovava nelle sale d’attesa o in qualsiasi altro luogo pubblico si comunicava con le persone che sedevano al nostro fianco. Ora tutti in rigoroso silenzio, testa chinata, sindrome da mento incollato al petto e zero presenza attiva… è un po’ triste, non credete anche voi?
Ovvio non possiamo pretendere di mettere filtri e regole sull’uso di smartphone ai nostri figli, se poi manca la coerenza e per noi tutto vale, la fiducia alla base viene a mancare.
Educare con l’esempio è fondamentale, a volte i messaggi (educativi o diseducativi che siano) passano più facilmente dal non-verbale, dall’osservare gesti che si compiono inconsciamente davanti ai nostri occhi.
Prestare attenzione alla persona che abbiamo di fronte senza lasciarci distrarre da facebook o messaggi what’s up è insegnare il rispetto, darsi dei limiti è importante.
Genitori tutti, diamoci dei limiti, spegniamo il virtuale e accendiamo il reale: off-line dai social, dalle mail, dalle chiamate, dai selfie e mettiamoci a disposizione esclusiva dei nostri figli!!!
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