Ultima modifica 10 Ottobre 2019
Ho riflettuto per un po’ prima di iniziare a scrivere questo post. Come avrei potuto trattare l’argomento “mangiare in Giappone”, parlando di un paese di cui tutti conoscono uno o più aspetti?
Come avrei potuto parlare del cibo di un paese che tutti, almeno sulla carta, già conoscono?
Alla fine mi sono decisa, e per completezza intendo dividere l’argomento in due sottogruppi: ristoranti giapponesi e cibi giapponesi che si possono preparare anche in casa.
I ristoranti in Giappone
Tutto il mondo conosce i piatti “forti” di questo paese: sushi, ramen, onigiri e così via. Ma non tutti sono a conoscenza della grande varietà di cucina “etnica” che è possibile provare in Giappone.
Ovviamente i locali giapponesi occupano il posto d’onore: ramen, tempura, vari tipi di fritture, e ovviamente il sushi: sapevate che in Giappone non esiste solo il sushi sul nastro?
I locali migliori sono quelli che lo preparano davanti ai clienti, normalmente sono molto più piccoli e, in certi casi, hanno una sorta di vasca in cui nuotano dei pesci costosi, destinati a finire sul piatto dei clienti più esigenti.
Se conoscete almeno alcune delle pietanze che ho citato, vi sarete resi conto che nella cucina giapponese si fa abbondante uso di vari tipi di fritture. Qui il discorso si potrebbe complicare, perchè se mangiare il fritto è una concessione che ci si può permettere qualche volta, la quantità di cibo fritto è alta e il rischio di esagerare esiste.
Poi, non so se lo sapete, ma qui si usa quasi esclusivamente l’olio di colza, quindi la qualità della nostra frittura non è delle migliori (anche se siamo pronti a passarci sopra pensando al gusto).
Ma andiamo avanti. Vi ho detto che in Giappone esistono vari locali “etnici”, che propongono i piatti di alcuni paesi diversi. Ovviamente ci sono dei locali molto più diffusi, in base al gradimento dei clienti e al numero di stranieri provenienti dallo stesso paese che vi lavorano, e altri che sono decisamente meno popolari.
Fra questi il ristorante più famoso è quello che serve il curry.
Il curry giapponese assomiglia a uno stufato, più o meno piccante e disponibile in moltissime varianti.
Di solito viene servito con riso o con naan, il “pane” indiano senza lievito che viene cotto in un forno particolare (il tandoor). Non so dire esattamente quali siano le ragioni per questa grande popolarità, forse l’influenza americana del secondo dopoguerra o forse qualche altro evento ancora più remoto.
In ogni caso, il curry in Giappone gode di una popolarità immensa, e viene proposto sia da catene di locali giapponesi che da stranieri che importano nel paese le loro tradizioni (indiani e nepalesi, almeno nella zona in cui vivo).
Al secondo posto, ma con grande distacco, si piazza il ristorante cinese.
Nonostante una buona diffusione sul territorio, e la presenza di un numero spropositato di cinesi che vivono in Giappone e lavorano nella ristorazione, non riescono a raggiungere gli stessi risultati di chi propone il curry.
Anche in questo caso posso fare soltanto delle ipotesi: forse il diverso uso dei condimenti e la presenza di sapori “forti”, diversi, non aiuta. O forse si tratta di motivi più prettamente ideologici, che risalgono al lontano passato, e tengono i giapponesi a distanza… Lo scrivo perchè mi è capitato di notare che il gradimento aumenta se i ristoranti cinesi sono gestiti da giapponesi, ma potrei anche sbagliare…
Infine, vorrei parlarvi di una nuova entrata.
Con grande ritardo stanno cominciando a prendere piede anche in Giappone i locali che offrono menu vegetariani o vegani.
Chi segue uno di questi regimi alimentari e decide di visitare il paese può informarsi con una breve ricerca online prima di partire, e troverà sicuramente qualcosa di valido. Ma dovrà comunque scendere a compromessi, perchè ci sono delle caratteristiche nella scelta degli ingredienti che sono talmente radicate nella cultura alimentare giapponese, come l’uso del “dashi” preparato col pesce, da venir riproposte anche quando non si dovrebbe (perfino nei menu per vegetariani e vegani).
Nella zona in cui vivo si trovano alcuni locali vegetariani.
I prezzi sono piuttosto alti, ma devo riconoscere che i menu sono abbondanti e i prodotti sono freschi (e in alcuni casi biologici). Insomma, io li promuovo senza pensarci due volte, se i locali che ho nelle vicinanze fossero più vicini e un po’ meno costosi sarei sicuramente una cliente abituale. Ma, a livello più generale non so dire se queste soluzioni possano rispondere completamente alle esigenze di vegetariani e vegani…