Ultima modifica 22 Aprile 2021

In un famoso negozio di giocattoli presente in tutta Italia è stato creata un’esposizione di giochi riportante la scritta (a caratteri cubitali) “giochi da maschio” e “giochi da femmina”.

Non facciamo il nome del negozio, anche se in questi casi sarebbe da fare, unicamente perchè vogliamo evitare di fare promozione ad una realtà che proprio non ci piace.

Forse dietro a questa scelta non c’è stata grande elucubrazione mentale, l’hanno fatto e basta. Forse.

Fatto sta che sia on line che sul catalogo nella sezione dedicata al Natale sono dedicate ben 9 categorie.

Le bambine però sono sono presenti solo in due: Morbidi abbracci e Piccole Donne.
I maschi corrono all’avventura, imparano giocando, costruiscono, suonano, cantano, ascoltano, si danno al cyber divertimento,  insomma fanno un sacco di cose da maschi.
Le bambine invece cucinano, stirano, si fanno le unghie e abbracciano. Tanto.

Ironicamente ho pensato che magari ad un maschietto piacerebbe giocare con un Ken ( esposto rigorosamente nel settore “femminile” ) e ad una femminuccia piacerebbe dare un’occhiata ad un lego “da maschio”.

Non ho mai apprezzato le frasi “brava donnina che aiuti la mamma a cucinare così da grande sarai una perfetta donna di casa”.

Piuttosto preferisco dire al mio maschietto “bravo che aiuti la mamma a pulire, così da grande tu e tua moglie farete tutto insieme”.

Questo stereotipo maschio/femmina sa di vecchio.

E se devo dirla tutta: proprio non mi piace.

Io facevo i rally con mio padre e mia sorella. Mi piaceva tantissimo costruire modellini di auto da corsa insieme a mio papà. Eppure la mia tendenza sessuale è ben definita, non ho avuto stati confusionali. Sono mamma.

Il mio amico Carlo giocava coi trenini, amava il calcio, e oggi è gay.
E sta benissimo così.

Perché indirizzarli verso un “gene” così marcato ed evidente?

Se un maschietto volesse una bambolina per giocare con sua sorella di sentirebbe in soggezione in questo negozio.
Pensate a cosa potrebbe pensare…

“Oddio mamma vorrei un mini pony ma non è da maschio”.

Diciamo che da questa catena così famosa non me l’aspettavo. E forse, avrebbero potuto investire qualche minuto in più nel pensare alla comunicazione interna in negozio.

Oppure ne sono consapevoli ed è proprio questa la loro strategia.
Perchè si sa che in pubblicità non è importante quello che si dice, ma è importante che se ne parli. O almeno così dicono i più.

L’acquisto deve dipendere da ciò che piace, non dal sesso di appartenenza.
È come se volessimo condizionare i bambini, costringerli ad appartenere ad un genere.

Stereotipare… stereotipare.
Il buono, il cattivo, il bello, il brutto, il secchione, l’asino.

giochi da maschio

Io voglio che almeno a casa propria ogni bambino si senta libero di essere chi desidera.

Siamo tutti persone, dobbiamo aiutarci tutti.
La donna deve sapere cambiare un pneumatico, un uomo deve saper cucinare. La donna deve poter far carriera e l’uomo deve saper anche stirare se necessario.

Questo è il mio pensiero.
Alla base di tutto il rispetto.

Suggerisco al negozio in questione di allestire il settore “Neutro” per chi la pensa come me. Da chiamare semplicemente GIOCATTOLI.
In modo che tutti, possano scegliere con cosa divertirsi.
Se invece era solo una trovata pubblicitaria, per far parlare, come ho detto sopra, allora suggerisco proprio di cambiare mestiere…

Elisa, mamma, piemontese, politically correct, mi piace scoprire il "vero" di ogni cosa. Ho vissuto in Spagna, lavorato anche all'estero, ma ora faccio la mamma e sono nella "cumpa" delle new mums

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