Ultima modifica 14 Ottobre 2019
A volte, ci si ritrova a parlar male delle altre persone.
Lo si fa tra amiche, tra colleghe, con il proprio compagno, e lo si fa anche dallo psicologo, quando quello sarebbe il luogo dove parlare di sé, dei propri pensieri e delle proprie emozioni.
Ma perché succede così?
Quale meccanismo c’è alla base?
Spesso si tratta di un meccanismo di difesa per il quale attraverso l’altro si parla di sé.
Ovvero, a volte succede che è difficile riconoscere degli aspetti di sé e allora li si vede nell’altro e li si critica.
Ma la critica all’altra persona diventa, inconsapevolmente, una critica a sé.
Di solito, sono degli aspetti difficili, dolorosi, delle questioni irrisolte, un aspetto del carattere o un modo di pensare che non piace.
Spesso, chi adotta questo meccanismo, non si rende comunque conto di questa dinamica.
Questi aspetti, difficili da tollerare se pensati su di sé, si crede facciano solo parte dell’altro.
Ricordo una mamma critica su tutto, alla quale non andava bene nulla: era arrabbiata con la babysitter, non condivideva ciò che faceva la suocera, ogni pensiero delle amiche era oggetto di giudizio, suo marito non si comportava come lei desiderava, dei figli andava bene poco e niente ed ogni incontro con lei diventava un processo di accusa contro gli altri.
Nella sua storia personale, si ritrovavano sorprendentemente aspetti simili, se non identici, alle storie che lei raccontava sugli altri.
I miei tentativi di mostrarle queste somiglianze cadevano nel nulla.
Per lei, inizialmente, era intollerabile il pensiero di rispecchiarsi in queste persone che lei tanto giudicava.
Con il passare del tempo, questo rispecchiarsi diventava più accettabile.
Questa mamma iniziava a vedersi negli altri, a rispecchiarsi in loro, a capire che certe cose appartenevano a lei e non a loro.
È stato per lei un passaggio di crescita difficile.
Tuttavia, le ha permesso di vivere più serenamente.
Immaginate che davvero nulla andava per il verso giusto prima.
Credete sia facile vivere così?
Questa mamma, all’interno di questo vortice di giudizio, si sentiva davvero molto sola.
Una volta compreso questo meccanismo di difesa, che le era stato utile per proteggersi dal vedersi dentro, ma che non le serve più, ha iniziato ad accettarsi per quello che era, nei suoi aspetti più facili da ammettere ma anche in quelli più difficili.
Accettarsi voleva dire per lei apprezzarzi, credere in sé, credere di valere, sapere di valere, riconoscersi delle cose positive.
Vi lascio immaginare che volo pindarico ha fatto la sua autostima.
Eh sì, perché dietro le numerose critiche non pensate ci sia stato un bassissimo valore di sé? ! Ebbene sì.