Ultima modifica 19 Dicembre 2015
La scuola è uno degli ambiti dove i genitori ed i ragazzi adottivi riscontrano maggiori difficoltà, infatti può diventare uno scoglio piuttosto che essere un punto di appoggio, può trasformarsi in un luogo dove procurarsi “ferite e tagli” più i meno profondi e dolorosi.
Troppo spesso l’impreparazione del corpo docenti, l’ignoranza nel senso reale del termine cioè del non sapere, il pregiudizio ancora moto forte nei confronti dell’adozione, porta a rendere l’ingresso nel mondo della scuola un vero e proprio trauma per noi ed i nostri figli.
Inaccettabile il dover, ancor oggi, sperare di incappare nella fortuna, contare sulla possibilità di incontrare docenti di buona volontà che, magari perchè sono venuti a contatto con questo percorso per ragioni proprie, sono intenzionati ad aggiornarsi sull’argomento, partecipano ai convegni dedicati a questo tema e vengono così a conoscenza degli strumenti che possono essere d’aiuto sia per i ragazzi che per loro. Eppure di strumenti ce ne sono, e non sono neanche pochi, e sono di fondamentale importanza per la riuscita a scuola dei ragazzi adottati.
Allora vediamoli questi strumenti, uno ad uno, almeno quelli che conosco ed applico con successo con i miei figli.
Prima di tutti è la necessità di far inserire nei BES (bisogni educativi speciali) i nostri ragazzi e questo non per mettere in una situazione particolare questi bambini, ma per riconoscere la peculiarità della loro storia. Esiste una reale necessità di adottare un PDP (piano didattico personalizzato) che serva come strumento di lavoro, modificabile durante l’anno scolastico, che abbia lo scopo di rendere partecipe anche la famiglia del lavoro che la scuola fa sul ragazzo.
Nel PDP possono essere inseriti, come strumenti compensativi o dispensativi , varie strategie: la
-preparazione di mappe, schemi o diagrammi utilizzabili sia durante le interrogazioni;
-si può pensare di permetterne l’uso durante le verifiche questo per consentire alla mente di catalogare le informazioni in maniera più strutturale,
-richiedere la possibilità di dare, durante le verifiche, tempi più lunghi o ridurre il numero degli esercizi da fare nel tempo prestabilito, far -sottolineare sul libro, tramite evidenziatori colorati, i concetti fondamentali,
-chiedere l’uso, laddove ci siano le lavagne lim, di immagini per spiegare le lezioni. -programmare e concordare con l’alunno le verifiche
-prevedere verifiche orali a compensazione di quelle scritte (soprattutto per la lingua straniera)
-permettere all’alunno di dividere gli obiettivi di un compito in “sotto obiettivi”.
Risulta anche utilissimo, specie alla scuola elementare, richiedere anticipatamente una bozza dell’argomento di studio del giorno successivo affinché il bambino riesca a seguire la lezione senza rimanere indietro e sentirsi quindi all’altezza della situazione.
Possibile chiedere al corpo docente che l’alunno in difficoltà venga dispensato da alcune prestazioni non essenziali ai fini dei concetti da apprendere come:
la lettura ad alta voce,
la scrittura sotto dettatura,
il prendere appunti,
copiare dalla lavagna,
il rispetto della tempistica per la consegna dei compiti scritti,
la quantità eccessiva dei compiti a casa
l’effettuazione di più prove valutative in tempi ravvicinati
lo studio mnemonico di formule, tabelle, definizioni.
Quindi, come è ben chiaro, gli strumenti per creare un clima favorevole all’affermazione nello studio per i nostri figli ci sono. Risulta altrettanto chiaro che noi genitori abbiamo il diritto, qualora la scuola non li proponga, di richiederli ed è fondamentale che ci sia collaborazione tra scuola e famiglia e che questo sia lo strumento principe affinché tutto questo si realizzi in maniera efficacie.
Perciò, non temete di chiedere un incontro, magari con il docente di riferimento, al quale richiede un appropriato piano di studi per vostro figlio e un successivo incontro nel quale vi spieghi e vi faccia partecipe della stesura del PDP stesso.
Laddove si crei un giusto clima di stimolo per il ragazzo in cui gli insegnanti, ma anche i genitori, si sforzano a “guardare con gli occhi dell’amore” questi alunni, che li porti a credere in loro, spesso più di loro stessi, e nella loro capacità di riuscita e di successo, da qui, da questa cura dell’autostima, sempre troppo bassa nei nostri figli, possono nascere veree proprie magie che permetteranno ai nostri figli un meritato e gratificante percorso scolastico.
Un ultimo suggerimento alle mamme: lasciate che i vostri ragazzi facciano i compiti con altre persone, toglietevi dall’ingrato compito di essere insegnanti e controllori del loro lavoro scolastico. Cercatevi un centro dove insegnanti specializzati nelle problematiche dei ragazzi BES (attualmente ce ne sono di gratuiti finanziati dalla comunità europea ed esempio) li aiutino a svolgere il lavoro pomeridiano o, se potete, fateli affiancare da una persona esterna.
Fare la mamma è già un lavoro impegnativo senza andarlo a complicare con gli inevitabili screzi che si scatenano durante lo svolgimento dei compiti. Fate solo le mamme, controllate, vigilate solo che li facciano ‘sti benedetti compiti e state alla larga dai litigi, vedrete che anche il clima familiare ne trarrà un vantaggio ed il rapporto con i vostri figli ne uscirà più sereno, forte e felice.
Un articolo che mi piace più su alcuni aspetti che su altri. L’inserimento “automatico” nei BES non è assolutamente detto dal mio punto di vista…è una possibilità che nasce da una necessità ma non è la regola. Le linee guida propongono questa strada ma non la rendono prescrittiva. Ho avuto una bambina di origine latinoamericana arrivata in classe terza, parlando ovviamente solo spagnolo, e uscita dalla primaria come una delle più brillanti della sua classe con temi ricchi di una proprietà di linguaggio non comune. Ottimi risultati scolastici, fantastico inserimento in classe e una famiglia presente e collaborativa; non sarebbe stato sensato un percorso BES.
ovviamente, la scelta di inquadrare un bimbo nei BES altamente legata alla realtà del bambino stesso e non automatica il problema è inverso, qualora ci siano problemi deve esserci la possibilità di usufruire di questa opportunità. mica tutti i bambini adottivi hanno problematiche scolastiche. anzi c’è ne è un numero considerevole con performance brillanti. Se ritrovo la percentuale presentata dalla Dottoressa Lombardi nel suo ultimo corso d’aggiornamento ( che mi ha permesso, in virtù di tutte le cose che ci ha insegnato, di scrivere questo articolo) la pubblico
Sono mamma adottiva di due bambini disabili, mamma affidataria e pedagogista.
Tutto molto giusto, molto semplice per me, visto che i miei figli vengono inseriti da subito fra quelli con bisogni educativi speciali(ssimi), e io dichiaro sempre la loro origine adottiva.
Poi arriva il giorno in cui a scuola si parla della Storia, e si comincia dalla loro storia, e mi tornano a casa con domande tipo “a che ora sono nato? Che giorno della settimana era? Hai ancora il braccialetto dell’ospedale?”
E mi cascano le braccia!
Sappiate che non mi è successo una volta sola, bensì tre! Nonostante io, dopo la prima volta, mi sia premurata di dire alle insegnanti di farci attenzione, di fare, magari, la storia del semino o di un orsetto, o di chiarire ai bambini che ogni storia è differente e che non tutti vivono con la mamma che li ha tenuti in pancia, nonostante mi sia offerta di andare a parlare dell’adozione o dell’affido in classe,…
E ora attendo con ansia l’ingresso alle elementari del piccolo.
Verissimo Elisa tant’è che ne hanno fatto un punto nelle buone prassi. È ben sottolineato che, nel momento in cui è necessario affrontare la storia personale, le maestre devono utilizzare metodologie differenti da quelle utilizzate fino ad ora visto che non è così infrequente la presenza di bambini
adottivi o in affido. Inoltre è il primo passa che porta all’analisi della struttura familiare e quindi la possibilità che ci siano molteplici espressioni di famiglia fa nascere la necessità di rielaborazione il modo di affrontare questo argomento nel suo intero processo. Per questo è stata fatta anche una petizione, rivolta alle casse editrici, al fine di richiedere una modifica degli libri di testo su questo argomento. Speriamo che questa richiesta venga ascolta.