Ultima modifica 20 Giugno 2019

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Qualche giorno fa leggevo con curiosità questo articolo che riportava  la notizia della “sorpresa” di alcune mamme torinesi che si sono viste cancellare, nelle 79 scuole dell’infanzia, l’obbligo al grembiulino per i propri figli.

Tra le motivazioni riportate, oltre alle condivisibili esigenze di praticità di movimento per i bimbi e di riconoscimento degli alunni per le maestre, sono anche le riflessioni pedagogiche, di ricerche di esperti internazionali che “riconsiderano il bambino del nuovo millennio con i suoi cambiamenti e la società contemporanea con tutte le sue diversità. Soprattutto, l’attitudine del bimbo a sperimentare ed esprimere la sua identità. A cominciare dagli indumenti indossati a scuola”.

Il dibattito sull’esigenza del grembiule o meno nelle scuole mi sembra si riapra ogni anno e ogni volta ci si interroga sulla sua utilità tirando in ballo anche questioni pedagogiche e psicologiche.

Ma la legge cosa dice? In Italia vige il sistema dell’autonomia scolastica, ovvero nessuna imposizione per legge, ogni scuola può decidere se adottare o meno le divise modificando il proprio regolamento.

E’ quindi nella piena autonomia dell’istituto decidere se e quali divise adottare per i propri alunni ed il grembiule non è quindi obbligatorio.

La mia esperienza di mamma. Nella scuola dell’infanzia di mia figlia hanno deciso di non adottare il grembiule. Nel complesso non mi sono trovata male con questa scelta dettata forse più da esigenze pratiche e motorie che non di espressione dell’identità personale dei bambini. Non ho avuto nessun tipo di problema con macchie di colore o di cibo, forse avrei risparmiato alla nonna tre anni di guerre mattutine sulla scelta degli abiti, questo sì!

La mia esperienza di insegnante di scuola primaria. Nell’ambito dell’autonomia scolastica il nostro Dirigente ha deciso di ritenere obbligatorio il grembiule come divisa scolastica con eccezione dei mesi di settembre e fine maggio/giugno dove spesso, a causa del caldo, le aule cominciano a bollire e le maniche lunghe pesano davvero.

Personalmente trovo il grembiule molto comodo per la scuola ma soprattutto consono e corretto per il luogo in cui ci si trova. Rappresenta il  senso di appartenenza e di rispetto alla scuola dove, come in chiesa o in altri luoghi, non ci si veste in shorts ed infradito come al mare, ma si indossano vestiti adeguati.

L’individualità, a mio modo di vedere, è comunque rispettata, con o senza grembiule. Così come le differenze sociali non saranno azzerate anche con il grembiule obbligatorio perché ci sarà sempre il bambino con il grembiule slavato o di due taglie più piccolo o quello che non lo porta mai.

Il problema, secondo me, è educare il bambino al rispetto dell’individualità ma soprattutto al senso di appartenenza e comunità.

Ormai siamo nella società in cui l’individuo è più che rispettato visto che tutti abbiamo sempre ragione ed è raro ammettere  di sbagliare e chiedere scusa. E’ la comunità, l’appartenenza ad un gruppo, il senso di squadra e di “cosa pubblica” che talvolta latita e richiede impegno ed educazione.

Ma per fare questo ci vogliono insegnanti pazienti e genitori saggi.

Se il mondo va storto e la politica, la televisione ci mostrano tante scene e spettacoli su cui ci sarebbe davvero da dire perché non cominciare a cambiare e a cominciare proprio dalla scuola, dove credo che ancora si possa fare  qualcosa?

Arianna Simonetti

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

7 COMMENTS

  1. Ho usato il grembiule solo in prima e seconda elementare. Poi ho cambiato scuola e lìnon vi era l’obbligo. Le scuole frequentate dai miei figli in Italia non ne facevano uso. Ma ogni anno era polemica: genitori a favore e genitori contro. Non ne ho mai visto l’utilità o la praticità. Il bambino deve essere libero di muoversi e di sporcarsi. Alla fine lavare un grembiule o una maglia non cambia tanto. E devi avere almeno tre grembiuli a disposizione…sono costi che non tutti possono sopportare.
    Non mi è mai piaciuto vedere i bambini vestiti tutti uguali.

    Contro il grembiule!
    P.s. Qui i USA nemmeno esiste!

  2. Carissima Renata, l’uso del grembiule è anche lo specchio della società. Per me che ci lavoro vedo spesso, tra i bimbi, un individualismo sfrenato, che fa paura. Hanno sempre ragione loro, è sempre colpa dell’altro, non si ammettono mai le proprie colpe e si chiede scusa con il muso. A mio modo di vedere l’uso del grembiule dà (o cerca di dare) un senso di appartenenza ad una comunità scolastica che purtroppo non c’è più e che sarebbe da ripristinare. E si eviterebbe anche tante sfilate mattutine che davvero non è bello vedere. Molte bambini sono “sessuate” già a nove anni, colpa di capi di abbigliamento (e scelta delle genitrici…) disegnati su un corpo femminile e non da bambine. Insomma…al di là della praticità o di altri scopi, secondo me rappresenta un messaggio di unitarietà e appartenenza che alla scuola italiana fa bene…ma sono punti di vista! Un abbraccio.

    • Io vado ancora a scuola e posso dire che ho odiato profondamente il grembiule per tutti gli anni delle elementari, per me era solo un modo di rendermi uguale agli altri con cui mi obbligavano ad appartenere a un qualcosa di cui non volevo fare parte,io sono un maschiaccio e quei cosi mi impedivano di fare cio che volevo,coprivano le mie amatissime felpe e magliette in cui mi sentivo bene e a mio agio invece con il grembiule mi sentivo come se mi volessero mettere in qualcosa che non mi apparteneva.

    • Quale?
      Quello di piccoli soldatini destinati ed essere tutti uguali senza immaginazione o libertà di sognare perché la società gli impone delle limitazioni ingiuste?

  3. divise scolastiche, allineamento, ricordi di un passato dove la disciplina e l’autoidentificazione rigida in un ruolo ha prodotto spersonalizzazioni arrivate fino al punto di ottenere l’esecuzione di azioni distanti da qualsiasi virtù. La divisa significa l’affermazione della disciplina sopra i propri sogni, che così lascerebbe esistere solo l’ambizione dell’ascesa a ruoli di maggior potere quale unica possibilità di autoaffermazione, togliendo all’individuo le aspirazioni derivanti dai sogni che sono l’unica cosa veramente libera. vedere i semi di tali forme di società già nell’asilo d’infanzia mi gela il sangue, mascherate da semplici ausili per non sporcarsi quando per questo basterebbe qualsiasi banale protezioni all’occorrenza, non certo una divisa, mascherate da barriera alle disuguaglianze sociali esibite dagli abiti firmati quando è ovvio che questi particolari sono notati solo dagli adulti. Un bambino in divisa non può vedersi con il suo colore preferito, non può immaginarsi adulto, né medico,né astronauta perché in ogni istante ha davanti agli occhi unicamente il monocolore del proprio ruolo/condizione. può vedersi solo parte di un corpo dove conosce già gli altri prima di conoscerli: sono unità dello stesso corpo. come potrebbe immaginarsi medico o astronauta? forse solo scalando ruoli all’interno di un mondo rigido e immutabile che inevitabilmente guarderebbe con sospetto l’innovazione che origina sempre da un sogno.

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