Ultima modifica 20 Giugno 2019
Homeschooling. Mi documento un po’.
Nel sito Controscuola mi hanno convinto: addirittura i college più prestigiosi stendono il tappeto rosso agli homeschoolers.
Preparati a casa con i propri genitori o un familiare scelto. Con il materiale più adatto, a casa. Col silenzio adeguato, a casa. Con le pause studiate ad hoc.
Con le uscite e le visite a parchi, monumenti, laboratori… con il genitore.
Mi sembra una situazione ideale. Forse ancor più strutturata e studiata che a scuola.
Non riesco ad immaginare una situazione più agevole e personalizzata.
Non riesco a pensare ad un ambiente di apprendimento migliore.
Veramente.
Ma io, pur pensando di poterlo fare tranquillamente, non lo farei.
Posso comprendere le ragioni, tutte le suddette ragioni per chi lo sceglie, ma non lo farei per le mie figlie.
Perché?
Perché mancherebbe la difficoltà del confronto. E lo sguardo verso l’altro.
E non parlo di competizione, no. Parlo di crescita sociale. Parlo di relazioni.
Il professor Bruno Munari il 14 settembre scorso relazionato in modo esemplare ad un convegno sull‘importanza del fare insieme agli altri, per poter sviluppare la vera conoscenza e consapevolezza dei fatti.
Mi ha colpito quando parlava della ricchezza nascosta dello sviluppo di un semplice schema di gioco in una partita di basket tra adolescenti a scuola: “Quello è stare in contatto, modulare, calcolare, connettere i propri movimenti in base a quelli degli altri. E’ lo stare in relazione continua che ti costringe non solo a conoscere, ma ad usare la tua conoscenza praticamente. E puoi sempre rubare con gli occhi da chi gioca meglio e quindi migliorarti attraverso la tua sola osservazione.”
Ecco, ci ha fatto capire con forza che chi impara insieme agli altri, non è che abbia in più solo occasioni socializzanti.
Chi impara in mezzo ad un gruppo ha occasioni di apprendimento tipo reazione a catena, reali, che chi studia da solo in casa, in un orto, in un bosco, in una casa trasformata in ambiente di apprendimento non ha.
Io, da insegnante, vivo la scuola. La amo e amo la sua immensa varietà quotidiana.
Tocco ogni giorno la ricchezza e lo scambio.
E sperimentando ciò che accade, non mi sentirei di toglierlo alle mie figlie.
Sì, sicuramente perderanno qualche buona sfumatura nella conoscenza, rispetto ad un homeschooler.
Ma una strada di terra per camminarci con un sacco di compagni di vita, secondo me è più stimolante, realizzante, divertente del red carpet da percorrere tutte sole.
Dipende sempre da ciò che uno desidera per i proprio figli e dalla personale filosofia di vita.