Ultima modifica 16 Gennaio 2017
In passato si pensava erroneamente che i bambini fossero “tabula rasa” e che in quanto tale, andassero indottrinati. Inoltre si credeva che, quando piccoli, “poverini”, non capissero.
Da allora, in virtù dei numerosi studi in psicologia evolutiva e in pedagogia, sono stati fatti enormi passi in avanti, per cui ad oggi vi è una maggiore consapevolezza generale dello sviluppo psicoaffettivo del bambino.
Tuttavia tuttora in molti continuano a pensare che i bambini, quando sono piccoli, non comprendano le cose, le situazioni e le circostanze.
I bambini, invece, capiscono più di quanto si pensa!
Osservano i nostri volti, le nostre espressioni facciali, i nostri gesti e i nostri movimenti e niente viene tralasciato, soprattutto quando si tratta di mamma e papà.
Pertanto come noi captiamo il loro stato d’animo anche solo dallo sguardo, la stessa cosa vale per loro; come noi siamo sempre con un occhio e un orecchio sintonizzati su di loro anche quando siamo impegnate con qualcos’altro, così fanno pure i nostri piccoli.
Ciò implica che quando siamo arrabbiate o c’è un clima di tensione in famiglia, se vedete che vostro figlio è nervoso e irritabile a sua volta, che fa più facilmente le bizze o che è più agitato del solito, questo può essere verosimilmente legato al fatto che risente del clima generale. Infatti per quanto i bambini possano ignorare i fatti e sebbene possiate mettere in pratica tutte le strategie possibili per camuffare la situazione, vivono comunque in famiglia e hanno i recettori particolarmente perspicaci.
Se parlate di vostro figlio al telefono con un’amica pensando che “tanto lui gioca e non mi ascolta”, sbagliate: i recettori sono sempre attivi, come li avreste voi in una situazione analoga!
Se siete preoccupate e vostro figlio vi gironzola intorno con richieste ripetute di baci, affettuosità e coccole, sappiate che in quel momento vi sta chiedendo conferma che vada tutto bene, soprattutto nel rapporto con lui. Infatti vedere la mamma preoccupata, preoccupa i figli, per cui nasce il bisogno di rassicurazione.
Allora cominciamo, se non lo stiamo già facendo, a considerare e trattare i bambini fin da piccoli come esseri capaci di sentire, ascoltare, comprendere e percepire.
Pertanto prestiamo attenzione a ciò che diciamo e a come ci comportiamo: evitiamo di lamentarci di nostro figlio con altre persone quando è presente e può sentire, evitiamo di discutere in sua presenza.
Quando siamo tristi, arrabbiate o preoccupate e osserviamo che nostro figlio ci guarda oppure diventa a sua volta triste o irritato, proviamo a comunicargli come ci sentiamo in modo semplice (“in questo momento/oggi mamma è un po’ arrabbiata”) rassicurandolo del fatto che “poi passa” (è risolvibile) e soprattutto che ciò non lo riguarda.
Questo tipo di messaggio ha due funzioni: da una parte, gli fa capire che la mamma ha capito che lui ha percepito che qualcosa non va; dall’altra, gli dà una risposta, piuttosto che lasciarlo con sensazione di vuoto e confusione che rischia di generare ansia e paura.
Francesca