Ultima modifica 28 Maggio 2019
Con sentenza del 29 gennaio 2013 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato la legislazione italiana. Il nostro sistema giudiziario e di assistenza sociale è stato condannato per non aver adottato le misure necessarie a garantire ad un padre separato il diritto di visita della sua bambina.
Dopo la crisi della coppia, nel gennaio 2003 la madre aveva portata la bimba che ancora non aveva due anni con sé da Roma a Termoli, impedendo che incontrasse suo padre, come deciso dal Tribunale dei Minorenni di Roma.
Dopo aver fatto ricorso più volte al giudice tutelare per poter visitare la bambina, il padre impugna la decisione in appello. La Corte accerta una forte resistenza della mamma agli incontri, mentre i servizi sociali di Termoli non si erano per nulla adoperati per facilitarli, anzi avevano lasciato che la madre assistesse a quei pochi che erano avvenuti.
La sentenza d’appello sposta la competenza ai servizi sociali di Campobasso.
A questi affida la bambina pur mantenendola nella casa della madre, perché si adoperino per far sì che la bimba sviluppasse un rapporto equilibrato col padre.
Le cose comunque non cambiano. Si rinnovano le ingiunzioni del Tribunale alla madre, che nel frattempo non consentiva nemmeno gli incontri della bambina con lo psicologo incaricato dai giudici per sostenerla nella ricostruzione della figura paterna, che a quanto risulta dal processo era fortemente sminuita dalla mamma.
I giudici ordinano anche alla madre di seguire un programma di sostegno psicologico, e affidano la bimba ad entrambi i genitori.
Si prosegue così, spostando la competenza ai servizi sociali di Roma. Dopo diverse condanne penali della madre, fino all’ottobre 2011.
La bambina ha dieci anni, il percorso psicologico è compiuto e finalmente sia lei che la mamma finalmente accettano la figura paterna ed il suo ruolo nella vita della figlia.
Il lieto fine è stato raggiunto, ma a quale prezzo?
E, soprattutto, chi l’ha pagato?
Il padre, certamente, che ha avuto la determinazione di arrivare fino a Strasburgo per evidenziare le carenze dei servizi sociali e la scarsa incisività delle decisioni giudiziali che gli riconoscevano un diritto, per lasciarlo solo sulla carta.
Ma altrettanto caro prezzo ha pagato la bambina.
Rispetto a lei e ai suoi bisogni hanno mancato non solo i servizi sociali e i giudici, ma anche la mamma. Ci possono essere mille freni psicologici e anche se in questo caso non risulta, potrebbe essere il rancore verso l’ex compagno che non provvede a pagare il mantenimento dovuto, perché quando non c’è di che vivere può anche accadere di volergliela far pagare negandogli i figli.
Ma.
I bambini non si separano dal papà
Ma, sebbene lo capisco, non riesco a scusare completamente questo atteggiamento, perché ne fanno le spese i bambini, contesi quasi a diventare strumento di ricatto per l’ex. Non poteva essere una bambina di due anni a rifiutare consapevolmente l’incontro col padre, perché era troppo piccola, e crescendo è naturale che abbia sviluppato un astio che le era stato trasmesso dalla mamma.
Aveva per questo bisogno di un sostegno psicologico, che l’ha aiutata a ricostruire il rapporto con una figura importantissima per la sua crescita, ma soprattutto ne aveva bisogno la mamma, che per questo non mi sento di condannare come tutte quelle che si dovessero trovare nella sua condizione: fatevi aiutare, farete il bene vostro e dei vostri figli.
Ho vissuto personalmente il travaglio di una separazione da mio padre. Anche se è stata una mia scelta nell’adolescenza e non un’imposizione materna.
E posso dirvi in tutta coscienza di non essermi mai sentita completa finché non sono tornata a cercarlo. Sentivo di aver rifiutato con lui una parte di me, che ignoravo perfino, pur di non fare i conti con quella drammatica assenza.
Per riuscirci mi ha aiutato il sostegno psicologico e l’amore mio marito. Ho goduto di anni bellissimi di complicità e affetto, puro e semplice, finché il mio papà non è volato in cielo due anni fa’.
Ecco, questo è stato il dono più grande che la scelta di tornare da lui mi ha fatto.
La dolcezza e lo struggimento di quella parola, papà, che mi era vietato pronunciare, e che ora, pur separati dalla vita, mi tiene legata a lui ogni giorno.
Per questo scrivo un appello accorato a tutte le mamme: fate ai vostri bambini questo dono immenso, non lasciate mai che si spezzi il loro legame con l’uomo che voi avete scelto per essere il loro papà.
I vostri figli ne hanno un bisogno vitale, nonostante voi siate le mamme migliori del mondo e li amiate infinitamente.
Posso giurarvelo per esperienza.
Sebbene mi costi molto mettermi così a nudo davanti a migliaia di persone, raccontandovi la mia storia, penso che sia mio dovere farlo.
Io sono uno di quei bambini, che se anche mamma e papà si separano, hanno e avranno per sempre bisogno di quella mamma e di quel papà per essere davvero completi, felici.
Complimenti a Stefania! Solo chi sa cosa significa la sua assenza può comprendere il valore della presenza! Di donne così abbiamo bisogno, che parlino alle altre donne, confuse, disorientate, rancorose, egoiste, incapaci di amare i figli.
In un reale scollamento rispetto al senso genitoriale, vicine solo ai personali tornaconto. Avere un papá fa bene, al punto che senza un papá….un figlio non si fa! RISPETTO….
Grazie, non soltanto per aver apprezzato il mio sforzo, ma per aver scritto anche lei, Roberto, dalla parte dei bambini. Le donne, come gli uomini, possono essere timorosi, rancorosi, incapaci di amare serenamente, ma ho scritto queste righe per ricordare prima di tutto a me stessa, e insieme a tutte le mamme e i papà, che, coi nostri limiti e con tutti i nostri difetti, dal giorno in cui siamo diventati genitori la nostra scala di priorità ha portato al primo gradino la felicità di nostro figlio. Può eccezionalmente capitare che un bambino subisca un pregiudizio dal rapporto con suo padre o sua madre, ma è appunto un’eccezione più unica che rara, visto che dal 1942 ad oggi solo in un caso è stato rifiutato dai nostri giudici, perché pregiudizievole al minore, il riconoscimento paterno. E quando un padre c’è, non vedo a quale diritto una madre possa pensare di far finta che non ci sia.
Credo veramente che tu sia una persona “preziosa” …Molto profondo questo articolo, bellissimo e utile a chi attraversa queste situazioni impossibili da comprendere per chi non ci passa.