Ultima modifica 6 Novembre 2015
Quando si era diffusa la notizia dei due marò mi era sorto un dubbio: perché ora? Che cos’era cambiato da quando, circa 3 mesi fa, era stata concessa una licenza ai due marò per trascorrere le festività natalizie con la famiglia?Allora i due erano tranquillamente tornati in India secondo gli accordi intercorsi con e locali autorità, sigillati dalla parola data ( per iscritto) dal nostro ambasciatore e consolidata dalla notevole somma depositata a garanzia del rientro.
Che cos’era cambiato dunque nella situazione dei nostri connazionali se non la concessione, sempre con le stesse garanzie, di un periodo di permesso concesso per esercitare il loro diritto-dovere di partecipare alle elezioni? Tra l’altro avrebbero potuto benissimo votare in ambasciata. E perché questa volta il governo aveva deciso di non restituirli all’India per motivazioni non certo insorte all’ultima ora, anzi, erano da sempre conosciute, ripeto perché? Non riuscivo e non riesco tutt’ora a capire e le spiegazioni date sono talmente assurde e inaccettabili, ora… sarebbero state comprensibili a Natale, perché ora come allora pendeva sulle teste dei nostri lo spettro della pena di morte, anche se dal Ministero degli eEeri, come da tutto il governo, sono venute sempre minimizzazioni.
Soprattutto non mi è chiaro il perché del modo di agire delle autorità nostrane, eppure il nostro (oggi non più!) ministro degli esteri è un diplomatico di lungo corso, un esperto sembrerebbe del mondo dei rapporti internazionali, invece, forse, non ha minimamente pensato alla reazione della popolazione del Kerala e dell’ India tutta né a quelle delle loro autorità, né alla situazione in cui si sarebbe trovato il nostro ambasciatore o fidava che gli indiani avrebbero chinato la testa e si sarebbero rassegnati a subire lo sgarbo italico?
Oppure aveva preso accordi con lo Stato centrale ansioso di uscire dal cul de sac nel quale li avevano rinchiusi i capi del Keraka? Ma, forse, nessuno aveva considerato il livello che avrebbe raggiunto l’indignazione delle folle inviperite, eccitate, furiose contro gli uomini accusati di aver ucciso per errore dei loro concittadini che vedevano sottratti alla giustizia del loro paese?
Di qui l’escalation assunta dai provvedimenti indiani contro il nostro ambasciatore, l’unico italico responsabile rimasto alla loro portata, che li ha spinti a bypassare le convenzioni internazionali, da tempo da loro accettate e sottoscritte, sino a raggiungere una vera e propria isteria, figlia dell’ impotenza mescolata alla furia nelle quali si dibattevano, ma…
La nostra condotta, il nostro modo di agire è stato corretto? Non credo, e non mi riferisco alla mera decisione di trattenere i patria i due uomini, ma parlo del modo di agire che fin dall’inizio ci ha caratterizzati. In primo luogo il Capitano della nave che ha accettato di lasciare le acque internazionali e di attraccare in uno dei loro porti per poi permettere ai due marò di scendere a terra in compagnia di poliziotti locali, perché lo ha fatto?
Di quali scuse si sono serviti i poliziotti per ottenere un simile comportamento? E, il predetto capitano si era consultato o no con le nostre autorità, prima di comportarsi nel modo sopradescritto? In fin dei conti due persone erano morte, di morte violenta e non si sapeva, allora e oggi, dicono, da chi e perché?
Ingenuità, desiderio di cooperazione o semplice faciloneria e incompetenza? C’è qualcuno che abbia una risposta? Mah….
Le autorità e la polizia indiana hanno mentito, ci hanno detto, hanno prelevato con l’inganno i nostri marò, ci hanno assicurato, ma le nostrane autorità come hanno reagito? Con blande proteste, cercando tentennanti vie diplomatiche, sembravano dominati dalla paura, dal timore di incrinare i rapporti con quel paese, loro, gli indiani, no. Nessuna protesta vibrante, nessuna stigmatizzazione di un comportamento scorretto e fraudolento, nessuno ha additato con forza l’India come un paese che non rispetta le convenzioni internazionali, nossignori, si sono limitati a balbettanti richieste, senza prese di posizione ferme e decise, anzi. E ora?
Senza attendere che il periodo di licenza fosse terminato, giocando di anticipo, il nostro governo ha assunto la decisione di trattenere in Italia i marò, passando sulla testa del nostro ambasciatore, denunciando, per l’ennesima volta, una notevole dose di pressappochismo, giò troppe volte evidenziato dai nostrani tecnici governanti. Ma la domanda resta sempre la stessa : perchè ora?
Ooops….dietro fronte, scusate abbiamo scherzato, i due fucilieri torneranno in India!!!! Che senso ha? Cosa c’è dietro questa inversione di rotta? Interessi finanziari, forse? ma di chi, ce lo spieghino bene. O forse i nostri pensavano che la nostra decisione sarebbe stata accolta con favorevole approvazione dalla comunità internazionale mentre le nostre ragioni ( se ci sono) non hanno mai trovato sicuro appoggio nemmeno dai nostri vicini di casa. A che cosa si deve, insomma, questo cambiamento di idee così subitaneo tanto che, poche ore dopo, i marò erano già in viaggio per l’India?
Ci hanno detto di aver ottenuto l’assicurazione scritta che comunque non sarebbe stata comminata la pena di morte e che questo era lo scopo primo della decisione e quindi del dietro front, ma le autorità indiane sono state pronte a smentire. Qualcuno ha rivendicato il merito di una riacquisita autorevolezza italiana, di aver riottenuto la considerazione dei nostri partner europei, questi fatti hanno dimostrato il contrario, ma diciamolo chiaramente ….ne siamo degni?