Ultima modifica 28 Aprile 2021

Centomila a Milano, diecimila a Firenze e Torino, seimila a Roma.
E poi Bologna, Bari, Cagliari, Bolzano fino al resto del mondo: circa 1700 città coinvolte i 200 paesi. Questi i numeri del Friday for Future che si è svolto lo scorso 15 marzo. Migliaia di ragazzi che, appoggiando lo sforzo di Greta Thunberg, sono scesi in piazza per dire la loro.

Per ricordare a tutti noi adulti che il tempo stringe. Che il mondo ha bisogno di un cambiamento di rotta.

Che il problema dei cambiamenti climatici  sta mettendo in forse il loro futuro.

cambiamenti climatici

Naturalmente in molti (televisioni, giornali, social, opinionisti, gente comune) hanno parlato di questo evento. Chi sostenendolo e chi, al contrario, condannandolo. Questi ultimi, in particolare, sbeffeggiando il ruolo e l’impegno degli adolescenti che sono scesi in piazza.

Li hanno attaccati sostenendo che molti di loro fossero scesi in piazza solo per saltare un giorno di scuola, ridicolizzandoli per le risposte goffe che davano sul problema, minimizzando la loro consapevolezza sul tema, additandoli perché indossavano abiti di marca o perché al termine della manifestazione sono andati a mangiare nei fast food.

Come se questo fosse un problema loro, non di noi adulti.

Se gli adolescenti di oggi non sanno esattamente come funzionano i cambiamenti climatici non è forse responsabilità della scuola che non li forma abbastanza sul tema? Chi ha acquistato loro ciò che indossano (rinforzando l’importanza del brand e dell’immagine sulla sostanza) se non noi genitori? Quando vanno a mangiare in un fast food non stanno semplicemente cadendo nella trappola di marketing proposta (o imposta?) da grandi aziende che sono gestite da adulti?

Certo qualcuno avrà aderito alla manifestazione per saltare un giorno di scuola, qualcuno lo avrà fatto per farsi figo con la tipa a cui sta dietro ammantandosi di un fascino che forse ancora non riesce a possedere da solo, altri per stare in gruppo senza davvero sapere perché lo si faceva.

Ma questo non cambia la sostanza dell’evento.

I ragazzi, infatti, non sono scesi in piazza per combattere contro qualcosa o per proporre delle alternative. Lo hanno fatto solo per ricordarci che stiamo lasciando loro un pianeta peggiore di quello che è stato donato a noi. Si sono esposti per chiederci di agire oggi perché quando potranno farlo loro da adulti sarà troppo tardi.

I ragazzi sono scesi in piazza semplicemente per chiederci di fare gli adulti, perché loro ancora non lo sono.

A me questo, personalmente, sembra un paradosso.

Quegli adolescenti che buona parte degli adulti descrive come sdraiati, lobotomizzati dai social, incapaci di provare emozioni, impermeabili a qualsiasi problema, privi di valori e di senso di responsabilità ci stanno restituendo un’immagine del mondo adulto che vedono che è identica (se non peggiore) di come noi li descriviamo. 

Ci stanno chiedendo di prenderci cura – direttamente e indirettamente – di loro. Ci stanno richiamando al nostro compito.

salvate il nostro futuro

Ma allora perché la reazione del mondo adulto (non tutto, per fortuna) è così astiosa davanti a questa legittima richiesta?

Sinceramente io la leggo come la difficoltà di sentirsi richiamare alle proprie responsabilità da qualcuno da cui non ce lo aspettiamo. Cosa che non piace mai a nessuno, tanto meno agli adulti. Ritengo però sia importante superare il momento di fastidio e trasformare il richiamo in azioni concrete. Non solo relativamente ai problemi ambientali, ma a tutte le funzioni educative che siamo chiamati a esercitare nei confronti delle nuove generazioni.

Educare i giovani è compito nostro.

Trasformarli in adulti competenti e responsabili spetta a noi e non possiamo sempre aspettarci che lo facciano da soli. Non è così che funziona.

Ma prima, giusto un passo prima, dovremmo guardarci con attenzione allo specchio e chiederci sinceramente che tipo di adulti siamo. Magari ricordandoci quanto eravamo incazzati noi, da adolescenti, con il mondo adulto con cui dovevamo confrontarci.

Questo forse aiuterebbe un pochino. Perché anche gli adolescenti devono sopravvivere a un mondo di genitori che forse non li ascolta davvero.

il ritratto di dorian grey

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