Ultima modifica 20 Giugno 2019

Ieri esco di scuola alle cinque e mezzo, ma, mentre passo tra i banchi, vedo da lontano un elastico in terra, di quelli grandi, che stringono pile di libri.
Ciak si gira: la scena del bambino che lo raccoglie, ci gioca, lo tira… spam… sull’occhio del compagno.
Torni indietro a raccoglierlo e lo infili nel cassetto.

I pericoli a scuola non sono pochi, ma tranquilli che possono raddoppiare nei momenti migliori.

Ti capita di ripensare alla prova di evacuazione.
Un paio di settimane fa.
L’allarme per il terremoto suona e loro, bravissimi, vanno sotto i banchi e ascoltano il conteggio.
“Maé aspetta che non riesc…mannagg…uffaaa”

Una bambina che era placidamente seduta/non-seduta, con le gambe infilate tra la spalliera e il sedile (posizione di stoinginocchio, masgranchiscolegambe), al mio “Sei…Sette” ancora cercava di far riemergere i piedini dal retro-sedia.
E dopo, lo “State composti” ti esce a cadenza regolare di 5 minuti per almeno un mesetto.
Poi cala a 10 volte al giorno, come da copione e 5 sedie che cadono rientrano nella norma.

Ammetto che nei rari momenti di consapevolezza, momenti in cui ti rendi conto che un terremoto non ti avvisa su WhatsApp, ti passa quel brivido…”Maé che hai freddo?” ” Sì amore.”

Sì, perché la scena te la rivedi in testa per un bel po’ e da insegnante sai che, se capita qualcosa, qualsiasi cosa che abbia un profumo di emergenza, tutti guardano e ascoltano te e tu devi sapere cosa fare, senza brividi.
Una matita in terra… cosa vuoi che sia?
Chi ci vede solo una matita in terra, non sa che “ella” è il più feroce strumento del volo all’indietro con briscola alla nuca. A patto di prenderla per il verso giusto. Altrimenti provoca un leggero scivolamento a destra o sinistra.
Niente di che insomma, solo un blocco della circolazione di 2,3 secondi.
E le bottigliette d’acqua che perdono a tradimento? Goccia dopo goccia in silenzio fanno quella pozza, che poi, dopo capisci come mai le maestre le odiano nel profondo.
Primo anno d’insegnamento, seconda settimana di scuola: correggo i compiti e loro in fila bellini bellini uno dietro l’altro (pure in silenzio) e nel silenzio foriero di serenità  “Tum” il suono sordo e classico di testa – su – banco, ormai riconoscibilissimo.
Un bimbo, a cui cade il quaderno dalle mani, si abbassa per raccoglierlo, ma non prende le misure.
Taglio profondo in fronte: 3 punti.
caduta Gli elastici e i quaderni cadono, come le matite, e loro stanno seduti scomposti.

Ecco.
Diciamo che dal punto di vista della responsabilità, non è il migliore dei lavori.

Diciamo che se ti lasci prendere dall’ansia duri un mese e poi vai di valeriana (tanto per cominciare).
Diciamo anche che i bambini, se dovevano stare fermi, sarebbero nati alberi (come dice una carinissima e dolcissima cit. che gira su nel web). Per inciso, mai ti venisse in mente di comprarti la cassettiera o libreria per le tue cose! Se un bambino ci si fa male sei già agli arresti domiciliari.
Questo per dire che ogni arredo deve essere a norma. Scomodo come pochi, ma a norma.
E il controllo di prese elettriche: l’occhio ormai sa da solo.
Tutto ciò, lo vorrei dire ai neo-laureati in scienze della formazione primaria o a chi sta facendo formazione sulla migliore didattica per le difficoltà ortografiche… di quelle cose che non stanno in nessun libro.

Se inizi a giocare di prevenzione, ti diverti di più e forse qualcosa eviti. Qualcosa.
Ché, come disse la mia “maestra delle maestre”, che ringrazierò finché avrò vita scolastica, “Le maestre purtroppo non fanno le lanciatrici di cuscini… magari; li osservi da lontano e previeni finché puoi, perché da lontano ne vedi di più”.
Grazie Amalia.

Ylenia Agostini

Volevo fare l’archeologa… invece sono moglie, mamma, sorella e maestra e per me è più che sufficiente, anzi, ottimo. Sono una donna “orgogliosamente media”, ma decisamente realizzata, che non si annoia neanche un po’…

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