Non c’è niente da fare.
Nel DNA femminile c’è scritto che siamo predisposte per prenderci cura di un piccolo esserino e in qualche modo sappiamo che in un generico futuro avremo dei bambini e saremo delle madri, ma mentre guardavamo le nostre mamme, pensavamo “sì, ma tra moooolto tempo. Di certo prima devo crescere!”
Passano gli anni e tra cercare di essere indipendenti e cercare un degno compagno per la vita, ci godiamo viaggi, serate alla tv guardando le serie che ci piacciono, o fuori con gli amici, più o meno senza orari e in generale facendo quasi tutto quello che ci pare. La Bella Vita, insomma.
Una bella mattina, o pomeriggio dipende dai gusti, qualcosa nella testa fa click e improvvisamente pensi che manca qualcosa. Che la tua vita è divertentissima, che il tuo amore è grande, ma che non basta più.
Manca la ciliegina sulla torta.
Decidi di fare un figlio.
Qualche volta ci vuole un secondo, qualche altra mesi o forse anni di delusioni, ma alla fine arriva.
Il test mostra una bella faccina sorridente ed è lo specchio della tua.
Per circa tre secondi.
Poi ti accorgi che, schiacciate contro la porta a vetri della tua mente, ci sono mille paure che non vedono l’ora di entrare, e come all’inaugurazione di un centro commerciale, appena le porte si aprono, nella tua testa si scatena l’inferno!
Tutto normale.
La trasformazione da Semplice Esemplare del Sesso Femminile a Madre è già in atto.
Sei quella di sempre eppure non lo sei.
Continui a fare tutto quello che facevi prima (certo, ammesso che la gravidanza sia serena), ignara che tra pochi mesi tutto cambierà, sempre con la pia illusione che a te non succederà.
Poi viene quel giorno. Il giorno in cui tutto cambia.
Il parto è la cosa più orribile e più fantastica che la Natura, essendo Madre sapeva bene cosa faceva, potesse inventarsi. Le cose che raggiungi con fatica le ami di più. Forse voleva insegnarci proprio quello la grande Madre.
Un dolore straziante, inimmaginabile, diverso per ogni donna e per ogni figlio. Dolore che, per fortuna di questi tempi, si vive in due (anche per un papà è una bella prova di resistenza psicologica) per quanto possibile.
Quel giorno, quelle ore, quell’istante si congelano, segnano una linea di confine: ciò che c’era Prima e ciò che verrà Dopo. Non sarete mai più le stesse persone, tutto avrà un colore, un odore diverso.
L’istante in cui ti appoggiano quel cosino urlante e appiccicoso sulla pancia, è un’emozione che toglie il fiato, che fa dimenticare per un secondo tutto e tutti. Ci siete solo voi tre (beh o 4 o 5 o 6 … nei gemelli). Il sorriso, misto a pianto di gioia, di una madre dopo il parto nessuno scienziato potrebbe spiegarlo, va contro ogni logica, ma è così. Hai sofferto eppure ridi!
E’ una gioia viscerale, inspiegabile, incontenibile. Rivivrei cento volte quel momento (solo quello eh).
La prima volta che vi guardate negli occhi, che vi toccate.
Rassicura a vicenda quel tocco: io ci sono, tu ci sei.
Nei mesi e soprattutto negli anni successivi capiterà di guardare con un po’ di nostalgia mista a invidia quelle coppie che non hanno voluto, o potuto, avere figli; vedere che se la “spassano”, che ancora non hanno orari, che partono per un last minute con un misero bagaglio a mano, che hanno la moto in garage con la marmitta fumante.
Dura un secondo, forse due.
Anche perchè non è vero che non si possono più fare certe cose, cambia solo il tempo e il modo.
“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, diceva Lavoisier. Ecco.
Una giornata schifosa in ufficio, una domenica infernale con i figli impazziti, un’influenza da stare a letto con il termometro in bocca … tutto passa appena si guardano quelle faccette.
Ci sono dei giorni che un pensiero rapidissimo mi passa per la testa: mannaggiamme chi me lo ha fatto fare!
Davvero non riesco a finire la frase, perchè il Dopo non vale tutti i Prima del mondo.