Ultima modifica 17 Luglio 2018
Roald Dahl è stato il mio primo amore letterario.
Si può dire che sono nata come lettrice grazie a lui, con il suo modo di scrivere rivoluzionario rispetto alle fiabe classiche. Sapeva, e sa ancora dopo tanti anni dalla sua morte, parlare al bambino nel suo linguaggio, con i temi che piacciono ai piccoli: mostri pasticcioni e puzzoni, bambini gracili, intelligenti, anche un po’ sfigati che alla fine prendono la loro rivincita sul mondo.
Mi dicono che uscirà il GGG di Spielberg, è stato il mio primo libro e gli occhi mi brillano: devo vederlo, chissà che meraviglia!
In sala fremo nell’attesa che si spengano le luci e che lo spettacolo cominci. Ecco. Ci siamo!
Fin dalle prime scene, però, la ruga mi si increspa sulla fronte.
Mi domando se Spielberg abbia letto il libro… dov’è la bambina gracilina dimenticata nell’orfanotrofio? Vedo solo una paffutella signorina sicura di sè tanto da redarguire degli ubriachi in strada!
Delusissima aspetto il seguito, magari migliora.
Ecco il GGG! E’ proprio lui, uscito dal pennino di Quentin Blake, il disegnatore storico dei racconti di Dahl.
A parte questo, però, tutta la storia è completamente stravolta, c’è solo il filo conduttore principale: un Grande Gigante Gentile che acchiappa i sogni, prende una bambina di nome Sofia e insieme alla Regina d’Inghilterra sconfiggono i giganti cattivi.
Che noia. Sai che storia originale!
Il bello di quella raccontata magistralmente da Dahl erano proprio i personaggi!
Il Gigante che seppur buono è comunque sicuro di sè (sgrida spesso Sofia per le sue domande); la bambina che rispettosamente da sempre del Lei al gigante che l’ha rapita, ma grazie a lui e al suo coraggio e ingegno riesce ad avere fiducia in se stessa; il piano elaborato dalla bambina e messo in pratica grazie all’esperienza del gigante; il ringraziamento di tutti i popoli del mondo per averli salvati che acclamano bambina e gigante, i giganti primitivi e pasticcioni ma quasi personaggi secondari rispetto alla storia (e non gli “scozzesi” del film, furbi e battaglieri), gli sforzi del gigante per andare a scuola e finalmente scrivere un libro (proprio quello appena letto) … insomma manca Dahl!
Ok. mi sono detta. Tu conosci la storia, ma non può valere per tutti.
Com’è il film a prescindere?
A parte il fatto che non ci sono quasi dialoghi, a parte la scena (totalmente inventata da Spielberg) in cui Sofia e il GGG acchiappano sogni che è abbastanza fantastica e sognante, devo dire che per imbastire una storia con un gigante realizzato in modo piatto in computer grafica e gli altri personaggi che sono delle blande caricature (la regina e i servitori che compaiono, peraltro solo alla fine), alla fine secondo il mio parere ne fanno un filmetto per la tv, di quelli che si guardano con mezzo occhio la domenica pomeriggio mentre i bambini sono sul tappeto e la mamma stira.
Francamente, con quello che costa andare al cinema in 4 persone, non ne vale assolutamente la pena.
Da un film chiedo di più, che mi lasci un segno, che insegni una morale, che mi faccia sognare … questo GGG di Spielberg non fa nessuna di queste cose.
In ogni caso, se decidete di andarlo a vedere, direi che è destinato a un pubblico di bambini dai 4 ai 10 anni.
#spaventometro non ci sono scene “paurose” o particolarmente cruente, diciamo che quando compare l’Inghiotticicciaviva (uno dei giganti cattivi) è sempre meglio buttare un occhio sui nostri piccolini!