Ultima modifica 29 Settembre 2020
Il gioco della lotta è un momento che piace molto ai bambini, in particolare ai maschietti.
Piace farlo con altri bambini, con i fratelli e anche con i grandi.
Ma come mai è così importante questo gioco?
Che significati può avere?
Riflettevo su questo insieme ad una mamma, che mi parlava del suo bambino di 5 anni, al quale piace molto intrattenersi con il suo papà per diverso tempo in questa attività.
Il piacere di giocare è reciproco. Questa mamma però mi diceva che il suo bambino, dopo un certo tempo, diventava incontenibile, agitato, a volte aggressivo e faceva fatica a darsi un limite.
La lotta, come gioco, sembrava quasi diventare una vera battaglia.
Se prima la mamma vedeva un bambino e un papà che giocavano insieme, utilizzando il corpo, in maniera rispettosa e trasformando la lotta quasi in una danza di abbracci e risate, in un secondo tempo si è chiesta quanto e come non stessero superando un limite accettabile.
Perchè nell’attività questo bambino aveva iniziato a sfidare verbalmente, con toni accesi, e fisicamente, mostrandosi minaccioso, saltava in testa al suo papà quasi senza consapevolezza del benessere dell’altro, i tocchi con le mani erano diventati intensi e forti, tentava di utilizzare calci o gomitate.
D’altra parte, l’avversario, il padre, si mostrava passivo, inerme, non reagiva contenendo e ricordando l’importanza del rispetto e le regole del gioco, ma si adattava ai comportamenti del suo piccolo, accondiscendendo ad esso.
I bambini, soprattutto intorno a quest’età, vivono il loro papà sia come una figura da imitare, sia come una sorta di rivale.
I bambini hanno bisogno di credere in parte alla fantasia di poter vincere contro il papà per essere i migliori o i più forti e, dopo, hanno bisogno di ricordare che il papà è una figura adulta e, in termini di onnipotenza, colui che non si lascia sfidare, vincere, abbattere simbolicamente dal proprio bambino.
Questi due passaggi gli permettono di crescere forti, con una buona autostima, con un’immagine paterna vincente da poter imitare e, nello stesso tempo, la presenza di un papà che controlla la loro fantasiosa onnipotenza e non gli permette di oltrepassare il limite, trasmette loro il senso del contenimento, delle regole, della regolazione.
Questa mamma aveva proprio capito che il gioco si era trasformato in qualcosa di controproducente e aveva potuto dare ad esso un significato relazionale ed affettivo costruttivo.