Ultima modifica 7 Agosto 2020
Il mio grosso grasso pesce zombie è un libro per bambini.
Meglio… Il mio grosso grasso pesce zombie è stato pensato per i bambini.
Perché, vi chiederete, ci sono libri per bambini ma pensati per gli adulti?
Certo che ce ne sono!
Il mio superlibraio lo ha spiegato a me e io lo spiego a voi.
Esiste tutta una serie di volumetti che abbracciano tante tematiche sociali che, un po’ per imbarazzo, un po’ perché ci sentiamo inadeguati, non sappiamo affrontare direttamente con i nostri figli. E quindi una soluzione facile e di buon senso può essere acquistare un libro che, a seconda dei casi, parli di disuguaglianza, di parità di genere, di guerre, di malattie, di ciclo… Questa cosa va più che bene, sia ben inteso, soprattutto quando alla lettura fa seguito una bella conversazione tra piccoli e grandi. È uno starter, una miccia e benedetti siano soldi che ci abbiamo speso!
Quella lettura tuttavia risulterà un po’ forzata, sicuramente di grande valore educativo, ma forzata. I ragazzi non leggeranno decine di volte le stesse pagine, ridendo come scemi, non condivideranno la gioia della lettura coi loro pari.
Vi immaginate? “Guarda, ho letto un libro sulla fame nel mondo troppo fico! Te lo presto!”. Per adesso, per le loro prime letture, non vi potete aspettare questo spirito critico.
Detto questo, da mamma educatrice quale sono, anche io ho provato a proporre ai miei figli letture illuminate. E sapete cosa è successo? È successo quello che succede quando siamo in autostrada e provo a far loro sentire i Talking Heads. Loro cantano Rovazzi!
A squarciagola, tutti soddisfatti – che io li abbandonerei al primo autogrill ma poi mi ricordo che per queste cose si va in galera.
Insomma, Il mio grosso grasso pesce zombie è il Rovazzi dei libri.
E, bene inteso, questo è un grandissimo complimento!
Una volta tra le sue mani, il decenne Alberto, da consumato lettore quale è, lo ha fatto fuori in un giorno e mezzo. E io capisco quando un libro gli è piaciuto perché lo ritrovo tra le lenzuola quando gli faccio il letto la mattina o perché se lo porta a scuola per prestarlo al suo amico Nicola. Se fosse dipeso solo da me, io proprio questo non glielo avrei preso.
Pesci zombie! Ma va! Ma alla mia domanda un po’ stupita “Ma davvero ti è piaciuto?
Credevo fosse un po’ una fregatura”, lui sapete cosa ha risposto? “Vabbè mamma, ma è del Castoro (la casa editrice, ndr)! Tu non ne capisci niente di libri!”
Il primo segnale di preadolescenza?
Di indipendenza intellettuale dalla figura materna?
Poi ho ricollegato. Questo è un libro scritto per i bambini, non sui bambini, intorno ai bambini o per educare i bambini. È un libro che è stato scritto per divertirli fino alle lacrime. E infatti mi ha già chiesto il secondo volume della serie.
Abbiamo deciso quindi che la recensione di oggi la farà lui.
Perché io non ne capisco niente.
Questo libro parla di due amici che riescono a resuscitare il pesce Frankie che però diventa un pesce zombie con poteri ipnotici. I loro rispettivi fratelli però sono diabolici e fanno di tutto per sfruttare i poteri di Frankie e zombificare la scuola.
Ma il loro piano viene mandato in fumo, la scuola è salva e la preside li mette in punizione.
Questa storia mi è piaciuta perché era molto divertente e anche se parlava di zombie non mi ha fatto per niente paura. Consiglio questo libro ai ragazzi che amano storie strane e che vogliono ridere a crepapelle.
Insomma, Alberto ve lo consiglia.
Chissà quanto tempo ci metterà ad arrivare a I Fratelli Karamazov… o ad apprezzare i Talking Heads.
Credo che Rovazzi contrasti di più con i Led Zeppelin, ma io vado avanti..
Comunque bella recensione, l’ho appena preso, grazie!
Ahhaahhaha, giusto! È che ultimamente sono in fissa con David Byrne!
Però ho in macchina anche quelli, e i Franz Ferdinand, Electric Light Orchestra, Deep Purple, ma pure Bon Iver. Insomma, avrebbero una vasta scelta, ma niente. Che vitaccia!