Ultima modifica 10 Settembre 2018
È tornato Settembre, ma il sole e la temperatura sono quelli della piena estate e c’è ancora tanta voglia di vacanze!
Per me, che vivo in una città di mare è ancora tempo di bagni, con la spiaggia che si fa di giorno in giorno più tranquilla e con sempre meno bimbi.
Certo i ‘foresti’, come li chiamano da noi, sono tornati a casa mentre gli ‘indigeni’ si godono gli ultimi giorni di libertà: presto inizierà l’anno scolastico e tutti ne parlano guardando con melanconia il mare.
Tutti tranne i più piccoli di loro, quelli che compiuti i 6 anni inizieranno la grande avventura, con timore? Impazienza? Rassegnazione? Curiosità? Chissà che cosa frulla in quelle testoline? Li guardo e ripenso ad un lontano 1 ottobre 1948.
Avevo 5 anni, quasi 6, dicevo io e non volevo più frequentare l’asilo. Mi accaloravo protestando le mie ragioni: tutti i miei compagni sarebbero andati, quell’anno, a scuola e io no, perché?
Anche se ero nata nel febbraio 1943, possibile che per meno di due mesi sarei stata condannata ad un ulteriore anno di aste? Io volevo, dovevo andare a scuola ero così ansiosa di imparare a leggere….e qui ci vuole un inciso:
C’era, a quei tempi, un giornale per bambini – il Corrierino dei Piccoli- un settimanale che imitava i quotidiani dei grandi, e che io correvo ad acquistare per farmelo leggere dalla mia mamma sino a che non lo imparavo a memoria, e poi, tutta felice, fingevo di leggere ad alta voce quello esposto nelle edicole.
Capite ora perché dovevo andare a scuola? Non alla pubblica, però. Papà, stufo dei miei strepiti, mi iscrisse ad una scuola privata, l’istituto delle Madri Canossiane di Brescia, dove allora abitavamo, per una prova. Mi disse, anni dopo, che era sicuro che di lì a poco avrei capitolato e sarei ritornata sui miei passi, invece…
Ero al settimo cielo, scoppiavo di felicità. Ero una bimba magra e non troppo alta e, in quel grembiulino nero con un fiocco bianco più grande di me (la mia mamma adorava fiocchi e nastri), i capelli dritti dritti raccolti in due treccine rigide, in mano una cartella che, come si usava a quei tempi, era solida e grande per durare a lungo, mi avviai per arrivare alla scuola. Pensavo che tutti mi guardassero, ero una regina che mano nella mano della mamma si apprestava al grande passo!!
È, in effetti il primo giorno importante per un bimbo. Certo, oggi ci sono grandi feste di compleanno, ma allora non era così; quel giorno si diventava grandi.
Ricordo ancora il grande atrio pieno di bimbe e di mamme, pochi i papà, e le Madri Canossiane vestite di nero con una cuffietta con le gale dello stesso colore e un colletto bianco.
Eravamo 42 bambine, nella mia prima, un’ aula che si apriva direttamente su di un grande giardino, una grande, allegra aula piena di colore e di luce. Se chiudo gli occhi la rivedo, come rivedo il sorriso della maestra che ho molto amato: madre Regina.
A proposito, non sono tornata sui miei passi, la scuola mi piaceva e ho imparato a leggere!