Ultima modifica 10 Giugno 2016

Ad aprile mi era capitato di leggere varie notizie su svariate situazioni e ne avevo tratto alcune personalissime conclusioni. Siccome sono una a cui non piace trattare di un argomento e poi lasciare le questioni al punto in cui le ho analizzate se queste non sono ancora concluse, ho continuato a seguire e a leggere ogni notizia che mi capitava a tiro sull’argomento.

adozioni

E benché vi anticipi che per entrambe ancora non si può mettere la parola fine, vorrei riprenderle in mano per vedere in due mesi come si sono evolute.

La prima di cui sono arrivate informazioni è quella sul caso Menarin.
La cosa era sicuramente nebulosa fin dai primi momenti. Accuse pesantissime a carico della coppia che veniva accusata di un maltrattamento sul minore nel paese di adozione, nella fase del pre abbinamento in loco, con tanto di testimoni oculari, un gran numero era stato detto, che ha portato a un avviso di garanzia e l’allontanamento del minore.
Era addirittura venuto fuori un certificato a carico di Menarin attestante una fantomatica diagnosi di disturbi psichici, tirato fuori al momento giusto guarda caso da un membro dell’Assemblea Civica della Federazione Russa.
Poi invece sembrava che i problemi psicologici li avesse il bambino.

Insomma un grandissimo caso, o meglio casino, mediatico tant’è che non è stato adottato alcun provvedimento restrittivo immediato oltre l’obbligo di restare in Russia per il comandante dei vigili di San Quirino.
A distanza di quasi 2 mesi, il sig. Menarin è rientrato in Italia per completare i documenti riguardanti l’adozione del bambino che, sia lui che la moglie, sono fortemente intenzionati a far diventare il loro figlio.

Ora, e qui traggo conclusioni del tutto personali, chi è nel mondo delle adozioni da tempo come me conosce bene quali sono le incredibili difficoltà che la burocrazia russa oppone di frequente alla conclusione degli iter adottivi.
È sempre forte il sospetto che ci sia qualche protagonista del percorso adottivo, specie nei paesi dell’est, che decide di mettere i bastoni tra le ruote degli adottanti, minacciando le coppie sulla possibilità che il progetto di adozione non si concretizzi per conseguire un ritorno economico.

Troppe ne ho sentite in questi anni di coppie che hanno dovuto “ungere” i vari attori del percorso per arrivare finalmente ad ottenere il lasciapassare per i ragazzi che avevano adottato.

Anche mio marito ed io, inizialmente ci eravamo orientati su un paese dell’est salvo poi essere costretti a cambiare paese. Infatti, il nostro ente, dopo che la prima coppia che adottava con loro su quel paese ne aveva viste di tutti i colori prima di riuscire ad avere il visto per portare in Italia i bambini, ha deciso di chiudere i rapporti con questo paese ed evitare di fare percorsi di adozione fino a che le cose non fossero diventate trasparenti e tutelanti sia per le coppie che per i minori. Stanno ancora aspettando! C’è da chiedersi se questi piccoli grandi scandali vengano fuori in momenti opportuni e usati da chi spesso fa delle adozioni un’arma di ricatto per ottenere altro nei meandri dei “corridoi politici” diplomatici fra paesi. Il mio sospetto è forte, fortissimo.

Tornando al Menarin, convinto più che mai di non abbandonare colui che ritiene figlio, non si è mai perso d’animo e continua a lottare affinché le cose vengano chiarite e loro possano rientrate definitivamente in Italia come famiglia. Personalmente tifo per loro.

Seconda e ben più incasinata questione: la querelle dei bambini del Repubblica Democratica del Congo.
Il fronte è totalmente spaccato in due, quelli che sono a favore e quelli contro la politica della CAI, Commissione Adozioni Internazionali. Coppie che si dicono incredule di tanta confusione intorno all’arrivo dei bambini, altre che gridano allo scandalo per come le cose siano state fatte.
Certo è che la situazione man mano si sta sbloccando e che ad oggi, benchè in tre date differenti e nell’arco di ben 2 anni, sono riusciti a riunirsi con le famiglie quasi tutti i bambini abbinati con le famiglie italiane.
Sono però ancora troppi i bimbi che ancora sono bloccati e le famiglie che li attendono e non solo bimbi affidati alle coppie italiane ma anche coppie francesi e coppie americane stanno aspettando lo sblocco delle loro domande di adozione.

Anche in questo caso ci si chiede cosa ci sia dietro a tutta questa bagarre ed ancora una volta penso che i “manini politici” stiano alla base di tutto.

Intanto si continua a non capire il perché di tanto mistero ogni volta che arrivano in italia i bambini, sul perché debbano essere portati in caserma e come mai le coppie vengano mobilitate all’ultimo momento, ma su questo alzo le mani e evito commenti perché alcune coppie si ritengono soddisfatte, altre continuano a gridare allo scandalo.

Comunque, tutto questo movimento ha provocato quello che le famiglie che ancora attendono il via libera dei loro bambini, si auspicava: l’incontro con la neo eletta presidente della CAI, il ministro Maria Elena Boschi. La delegazione del Comitato genitori adottivi Repubblica Democratica del Congo, la stessa che aveva annunciato per una manifestazione di protesta di fronte alla sede della CAI prevista per 25 e 26 maggio al fine di accelerare le procedure di arrivo in Italia dei figli adottivi dal paese africano, è stata finalmente ricevuta dal ministro. Ed era anche l’ora visto che stavano aspettando da anni (alcune coppie avevano superato i 1000 giorni di attesa….1000 giorni!)

Ne segue un comunicato che così dichiara: “Siamo soddisfatti di questo incontro – ha commentato il referente del Comitato (composto da 25 famiglie) che conferma la sospensione della protesta ed attende entro una decina di giorni, come concordato con il ministro Boschi, risposta nel merito della vicenda sui bambini congolesi ancora in attesa di arrivare in Italia”.

Ok, adesso la decina di giorni è passata… aspetto insieme a tutti voi che la parola fine venga messa a questa brutta e lunghissima vicenda e spero di poter fare una terza puntata piene di buone notizie.

Buone notizie per tutti tranne che per una mamma, un papà ed un figlio.

Il mio pensiero vola a Teresa, mamma per soli 82 giorni dopo due anni e mezzo di attesa, scomparsa per una malattia implacabile, al marito Werner che adesso dovrà fare da mamma e da papà ed al piccolo Michael che dopo tanto aspettare si è goduto la sua mamma per un lasso di tempo così breve da sembrare un soffio di vento, un vento terribile e cattivo che si è portato via quella mamma sognata così a lungo. Ti abbraccio forte piccolino e spero che tu riesca a perdonare i giochetti politici degli adulti che, a te, hanno portato via così tanto.

Elisabetta dal Piaz

Riminese trapiantata per amore in Umbria da ormai 18 anni. Ex dietista e mamma attempata, di due fantastici figli del cuore che arrivano dal Brasile. Ma il tempo passa e i figli crescono (e non sia mai avere mamma sempre fra i piedi) ho ripreso a studiare e sono diventata Mediatore familiare, civile e commerciale. E a breve...mediatore penale.

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