Ultima modifica 19 Dicembre 2015

nomiUltimamente si sta registrando con una certa frequenza una tendenza delle  coppie che accolgono un bambino con l’adozione internazionale a cambiare il nome di nascita.

Certe volte, quando il nome risulterebbe impronunciabile in italiano e rischierebbe di essere fonte di derisione o difficoltà per il bambino, si tratta di una vera e propria esigenza ,  in altri casi invece è una scelta legata esclusivamente desiderio dei genitori di poter sceglierne uno tra quelli che hanno sempre sognato.

Eppure la scelta di cambiare  il nome del proprio figlio  adottato,soprattutto per i bambini grandicelli, è molto delicata e rischia di creargli una serie di problemi legati alla sua identità.
Cambiare nome, infatti, equivale a cancellare con un colpo di spugna il suo passato che, per quanto doloroso e difficile, rappresenta comunque le sue radici.
Provate a mettervi nei panni di vostro figlio: che effetto vi farebbe  se, da un giorno all’altro, arrivassero due sconosciuti  che vi portano via dal vostro mondo e che iniziano anche a chiamarvi con un nome che non conoscete? Il nome è la storia del bambino, racconta la sua origine, gli appartiene.
Scegliere un altro nome significa tagliare per sempre il legame con il Paese di origine, calpestare il senso di appartenenza del bambino a quelle tradizioni e a quei vissuti che invece dovrebbero rappresentare un bagaglio prezioso per costruire una nuova vita accanto alla sua nuova famiglia.

foto-adozione.Le differenze culturali che ogni figlio adottivo vive fin dai primi momenti del suo arrivo in Italia comportano di per sé un notevole sforzo “ricostruttivo” per riordinare la propria identità e la propria vita (passata e futura).
Cambiare il suo nome equivale a rendere ancora più complesso questo delicato momento di passaggio e creare incertezze per la vita futura.

E’ per questa ragione  che il nome non dovrebbe mai essere cambiato. Gli esperti in materia di infanzia sono contrari alla decisione di cambiare il nome, a prescindere dall’età del bambino.

Lasciare il suo nome significa rispettare il diritto del minore alla sua identità, accogliere non solo il bambino ma anche la sua cultura e il suo passato.

 Come soluzione, per chi ci tiene a dare un nome italiano o ad avere l’onomastico da festeggiare o a trasmettere il nome del nonno,  si può  aggiungere un  secondo nome mantenendo come primo quello originario del bambino.

Elisabetta Dal Piaz

Riminese trapiantata per amore in Umbria da ormai 18 anni. Ex dietista e mamma attempata, di due fantastici figli del cuore che arrivano dal Brasile. Ma il tempo passa e i figli crescono (e non sia mai avere mamma sempre fra i piedi) ho ripreso a studiare e sono diventata Mediatore familiare, civile e commerciale. E a breve...mediatore penale.

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