Ultima modifica 14 Ottobre 2019

Non sono una che vede tutto “rosa” (e, in effetti, non mi piace particolarmente questo colore) e che, quindi, sorride sempre e pensa che tutto si sistemi facilmente.
Anch’io ho i miei momenti di crisi e sconforto.
D’altronde, basta accendere la tv o confrontarsi con altre persone per vedere quanto “marcio” ci sia in giro,  e che persiste e sempre persisterà nel mondo.

Il piagnisteo spegne i neuroni

piagnisteo

Ma, il fatto che sia effettivamente impossibile debellarlo del tutto, non implica che bisogna accettarlo passivamente, no?

Tuttavia, a differenza di molti e accanto a pochi, provo a spingermi oltre.
A volte, con estrema fatica, “cerco l’orizzonte” e lo vedo “arancione”, il colore che mi piace di più e che per me simboleggia quella bella e poco valutata parola, ovvero la “speranza”.

Sì, la speranza, quella che cambia le cose, fa nascere la volontà, il coraggio, la passione, la fiducia in sè stessi, nel prossimo e nella possibilità.

È la speranza di cambiare il mondo e renderlo migliore.

E non crediate che serva essere Madre Teresa di Calcutta o Ghandi, perchè ognuno può e deve sentire la speranza, quindi, farla uscire, strapparla fuori dai recessi in cui è nascosta e, così, avere il coraggio di usarla.

Senza dubbio, è più facile coprirsi e nascondersi con la pesante coperta del piagnisteo, della rassegnazione che non serve, se non a sè stessi. In fondo, è solo una forma di profondo egoismo che permette di dire che non si può far nulla, che tanto niente può cambiare.

piagnisteo

E, così, diventa lecito distruggere, invece che creare, o approfittare degli altri.

Quindi, ne conseguono pensieri del genere: “non pago le tasse perché tanto rubano tutti, me ne frego se parcheggio dove do fastidio, tanto lo fanno anche gli altri”. Insomma, penso al mio orticello tanto a nessuno interessa il mio e la lista è lunga.

Ogni bassezza diventa lecita, quindi, come dicono le poche righe della foto, i neuroni si spengono e la capacità di risolvere i problemi si azzera. Così, invece, di affrontarli ci si piange addosso.

Personalmente, non sopporto chi vede solo “nero”, gran bel colore sui vestiti perché per me, che son cicciottella, mi aiuta parecchio a camuffare, ma non mi aiuta affatto nella vita. Io mi allontano subito da chi è così. Per esempio, dalle mamme che pensano che, se non passano ogni istante con i loro bambini a far caramelle o dolcetti zuccherati, son delle cattive mamme (e così si convincono che lo sono tutte quelle che, ogni tanto, se ne vanno due ore sotto un albero a leggersi un libro da sole. E ne gioiscono pure).
O, come dicevo prima, quelli che dicono, piagnucolando, che “loro non fanno tutti gli scontrini, perché lo stato ladrone gli ruba i soldi”,  almeno, vanno tutti i week end in montagna a far sciare i bambini. Vuoi mettere?

Il piagnisteo li protegge soltanto, è una maschera di tristezza che serve solo a nascondere l’ipocrisia e la propria incapacità ad affrontare la vita. Quindi, come consigliano le righe di cui sopra, scappate, fuggite da chi si piange addosso e cerca di togliervi la vostra “speranza”.

Certo è che “piagnucoloni e speranzosi” hanno in comune l’essere contagiosi. E voi da chi vorreste essere contagiati ?

Svalvolata ben riuscita. Precisa e attenta sul lavoro, giocherellona e sbadata in casa, tanto che spesso e volentieri dimentico le cose in giro (per fortuna mai marito o figlio).

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