Ultima modifica 29 Settembre 2016

 

figli adozioneDa qualche giorno sono entrata in una discussione tutta facebookiana ( ah,  santo facebook, quanti spunti!) fatta tra figli adottivi ormai adulti e mi si è ovviamente aperto un mondo.

Da brava mamma adottiva mi sono informata, ho studiato molto riguardo l’adozione, ogni libro che mi capitava a tiro l’ho letto volentieri cogliendo il punto di vista di genitori adottivi divenuti genitori prima di me, psicologi, giudici, assistenti sociali.  Tanti punti di vista ma che guardavano in una sola direzione: adulto-bambino, genitore-figlio. Raramente mi è capitato di incappare nel contrario.

Forse non ero semplicemente pronta ad aprirmi in quella direzione, forse ancora non avevo spazio mentale per guardare l’adozione dal punto di vista dei figli. Cosa ho letto? Ho letto sentimenti diametralmente opposti; o figli colmi d’amore per i nuovi genitori e di senso di appartenenza alla famiglia adottiva o risentimento, rancore e senso di frustrazione per il percorso subìto. Si, subìto perché in ogni caso loro difficilmente hanno avuto la possibilità di scelta. Certo è che, parlando di figli ormai adulti, parliamo anche di un’epoca in cui il concetto di adozione era decisamente differente da quello che oggi questo percorso ha.

figli adozione

Epoca in cui spesso i figli erano lasciati in maniera forzata magari perché figli di ragazze madri che all’epoca non erano certo ben viste e ben giudicate, figli un po’ rubati dalla società a queste madri fragili ed in balia dei giudizi del resto del mondo. È  forse questo il punto di partenza di molti di loro per la ricerca delle origini, di quella madre che, nella loro mente e forse anche nella realtà, ha dovuto e non “voluto” lasciarli.

Una ricerca difficile nel nostro paese per una legge ormai arcaica e per niente in linea con i passi da gigante che invece il percorso adottivo ha fatto negli ultimi dieci anni. Una legge che tutela, secondo me, ancora una volta il diritto dell’adulto a scapito di quello del minore.

Credo fermamente nel diritto di un figlio, lasciato alla nascita o più avanti poco importa, di sapere chi sia la sua famiglia biologica. Riconosco fino in fondo il bisogno che un figlio ha di sapere tutto sulla sua storia nel bene o nel male. Penso che ogni famiglia adottiva debba accompagnare, sostenere e accogliere questo bisogno che tutti i figli adottivi prima o poi sentono  e qualora  venga esternato il desiderio di conoscere il proprio passato, un genitore in quanto tale  possa solo dire al proprio figlio “siamo qui, non sei solo/a…conta su di noi”.  
adozioneInvece molti non hanno ricevuto questo sostegno, molti si ritrovano da soli in questa che può essere una situazione faticosa per la marea di emozioni spesso contrastanti che ne derivano.
Perché, mi chiedo? Perché alcuni genitori non riescono a fare semplicemente i genitori per i loro figli lasciando per una volta la parola “adottivo” da parte? Quello o quella è tuo figlio, ha bisogno del tuo sostegno, ha bisogno della tua forza,  della tua comprensione e della tua gioia se le cose  volgono in maniera positiva o  delle tue braccia se ci saranno da versare lacrime….ha bisogno della sua mamma e del suo papà.  

Perché,  visto dal mio punto di vista di madre adottiva, io sono la madre e basta. Io mi devo percepire in questo modo senza aver paura che questo mio ruolo venga messo in discussione. Se sono stata una buona  madre, sempre lo sarò e nulla potrà cambiare anche se magari dovrò mentalmente condividere questo ruolo con colei che lo ha partorito. In fondo i figli si dividono l’amore di una madre, perché non posso farlo io?  Ogni volta che sboccia l’amore il cuore non si divide, si moltiplica.

Elisabetta Dal Piaz

 

Riminese trapiantata per amore in Umbria da ormai 18 anni. Ex dietista e mamma attempata, di due fantastici figli del cuore che arrivano dal Brasile. Ma il tempo passa e i figli crescono (e non sia mai avere mamma sempre fra i piedi) ho ripreso a studiare e sono diventata Mediatore familiare, civile e commerciale. E a breve...mediatore penale.

1 COMMENT

  1. Condivido pienamente….il nostro ruolo di genitori comprende anche sostenerli in questa ricerca.
    Prima siamo noi a dover pace con la loro storia e poi essere loro compagni e sostegni …. In tutto, nel loro dolore, nell’affrontare la loro storia, nell’imparare ad accettarla…..
    Grazie per i tuoi scritti
    Betta

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here