Ultima modifica 20 Giugno 2019
Destinazione Ravenna, vicino, tutto sommato. Ma sappiamo bene che non è il luogo che scatena l’euforia tipica dell’età che può trasformarsi in tragedia.
È il senso di onnipotenza che colpisce i ragazzi, nel pieno della loro voglia di esprimersi, che li rende sordi e ciechi alla possibilità che “certe cose” possano accadere anche a loro.
Nessuno deve sentirsi in colpa, ma tutti ne siamo, in qualche modo, responsabili. In questa fase di passaggio, in quest’età così critica, dove i tormenti tipici dell’età si mescolano con sentimenti che variano nel giro di pochi minuti, dobbiamo cercare di cogliere le occasioni che la vita – e fatti drammatici, come quello citato – ci offrono per parlare, parlare e parlare.
Nessuna garanzia, un po’ di fortuna, tanta perseveranza nel rimanere sintonizzati con loro e mai dire mai come verità da fare propria.
Mai dire mai.
In questo momento, sto vivendo in prima persona il tema del bullismo. Non entro nel merito della questione, non ancora pienamente conclusasi. Quello che, in questa storia, come madre di una delle due ragazzine vessate, mi ha fortemente colpito, è la mancanza di presa di coscienza di questi ragazzini e dei loro genitori (mai dire mai) che, seppur sconvolti, evidentemente poco inclini ad aiutare i propri figili ad assumersi le loro responsabilità, dato che le scuse, unica cosa chiesta in una situazione abbastanza grave da prevedere una denuncia alla polizia postale – con conseguente sospensione e bocciatura – sono arrivate solo da tre dei dodici compagni coinvolti.
Non ci si può poi meravigliare se le “bravate” si trasformano in tragedie. I ragazzi vanno aiutati in questo percorso di crescita anche attraverso seri rimproveri, se occorre. Ovattare il loro mondo non li aiuta a conquistare il loro posto nella vita.
Tenendo bene a mente che nulla deve essere dato per scontato, dobbiamo ricordare che le vie più facili risolvono, a noi adulti, molti problemi sul momento, ma non costruiscono per il futuro.
Paola Bianconi