Ultima modifica 28 Aprile 2021
La Festa degli Innamorati è appena trascorsa e, nel mondo adolescenziale in cui passo la maggior parte del mio tempo lavorativo, ho assistito a grandi dichiarazioni d’amore a suon di rose rosse e cioccolatini o a depressioni divertenti per la singletudine combattute a suon di meme più o meno articolati.
Insomma (diciamocelo tranquillamente) l’amore e la vita di coppia sono un problema trasversale a tutte le fasce d’età. Ma per gli adolescenti ancora di più.
Il tempo delle passioni e delle emozioni violente, infatti, non può superare indenne lo scoglio dell’amore che – per tutti noi – è un territorio esplorato ma sempre sconosciuto. Quella “terra di nessuno” che appartiene un po’ a tutti e che si colora di tinte tanto differenti quanto l’umanità che ci circonda. Un luogo che per gli adolescenti sta diventando sempre più ostico perché (così si pensa) filtrato da relazioni virtuali che impediscono un rapporto reale fatto di corpi.
Ma è proprio la rete, con i suoi logaritmi quasi beffardi, che mi ha proposto proprio in quei giorni un articolo di qualche mese fa ma tanto reazionario da essere attuale.
Sì, proprio quello in cui il Papa parla ai giovani della sessualità. Sfondando dei portoni che solo per la Chiesa erano ancora chiusi.
Perché (sapevatelo) i ragazzi fanno sesso. più spesso di quanto noi genitori
possiamo pensare.
Il buon Francesco (che non è certo un cretino, anche gli atei ormai lo riconoscono) ha deciso di “farsi ariete” rispetto alla tradizione millenaria e dare un nome al fenomeno. Da buon Pedagogista.
Il Santo Padre ha finalmente sdoganato la parola “sesso” trasformandola in qualcosa che si può dire, che si può fare. Dichiarandolo in un incontro avvenuto in Francia con i giovani.
Il sesso, insomma, non è più un tabù. Nemmeno per la Chiesa.
Siamo di fronte a un pensiero pericoloso? Stiamo autorizzando i ragazzi a fare sesso?
Dai, non scherziamo, davvero pensiamo che i ragazzi abbiano bisogno della nostra autorizzazione per farlo?
Sono padre. E per giunta di una figlia femmina. Che, al netto della tradizione millenaria e maschilista, mi dovrebbe mettere nella posizione di colui che diffida da qualsiasi individuo dotato di un valore aggiunto tra le gambe che si avvicini a mia figlia.
Ma io ricordo.
Ricordo bene lo sguardo di mio suocero quando, millenni fa, mi guardava con sospetto ogni volta che passavo a prendere sua figlia per uscire. Lui sapeva. Sapeva bene che ogni passeggiata al lago, ogni serata passata in un qualsiasi pub, ogni festa tra amici si sarebbe potuta trasformare in un rapporto fisico. Lui sapeva perché anche lui c’era passato. Aveva provato gli stessi miei turbamenti, i medesimi desideri. Uguale a me sebbene così diverso. E io so che anche mia figlia, prima o poi, vivrà la stessa cosa.
Sono consapevole che anche mia figlia prima o poi farà sesso.
Dove sta il valore aggiunto?
Proprio in quello che il Papa ha detto ai giovani in Francia il settembre scorso: “La sessualità, il sesso, è un dono di Dio. Niente tabù. È un dono di Dio, un dono che il Signore ci dà. E ha due scopi: amarsi e generare vita. È una passione, è l’amore appassionato. Il vero amore è appassionato. L’amore fra un uomo e una donna, quando è appassionato, ti porta a dare la vita per sempre. Sempre. E a darla con il corpo e l’anima“.
Questo è ciò che cerco di trasferire a mia figlia ogni giorno, con calma e in modo adeguato alla sua età: il sesso senza amore non è nulla.
Attraverso l’esempio, con i gesti quotidiani nel rapporto tra me e sua madre.
Gli adolescenti hanno bisogno di questo: comprendere che la meccanica dei siti porno non è né sesso né amore. Che il rapporto fisico completo e totale con un’altra persona ha senso solo se corredato da un sentimento profondo. Non eterno – siamo realisti – ma almeno significativo.
Sdoganare il sesso educando i ragazzi a viverlo con amore significa presentare loro la realtà della vita.
Anche se questo fa paura. Mi fa paura.
Riuscirò a spiegare a mia figlia questo concetto così complesso? Saprò accompagnarla nella difficoltà delle relazioni interpersonali aiutandola a comprendere che l’amore è fatto non solo di sesso ma di quotidianità, di fatiche, di compromessi, di accettare l’altro senza disconoscere sé stessa? Sarò in grado di spiegarle che donarsi totalmente all’altro è di valore solo se completa lei stessa?
Sarò capace di raccontarle che l’amore (insieme al sesso) è bello ma che non va sprecato regalandolo a chiunque?
Una ricetta non la conosco. E sono anche certo che non esista. Occorre partire dalla base: dare il giusto nome alle cose e affrontarle un passo per volta, senza paura.
Facendosi aiutare dalle parole di chi, con coraggio, ha sradicato un tabù di millenni.
“Si deve vivere la sessualità così, in questa dimensione: dell’amore tra uomo e donna”
Quell’amore che può durare un tempo breve o tutta la vita. Purché sia amore.
Aspettiamo poi il prossimo millennio per sdoganare l’amore non eterosessuale. Anche si i ragazzi e le ragazze già si baciano tra loro nei corridoi delle scuole e lo condividono sui social. Senza il timore che abbiamo noi adulti.
Lenti nell’accettare ogni cambiamento.
Ma l’evoluzione è questo (Darwin ce lo insegna): portare pazienza fino a quando i cambiamenti saranno più forti di noi.
Concordo pienamente non fosse altro che appunto anche noi stessi siamo stati adolescenti . La differenza è forse che ai tempi nostri difficilmente un genitore te ne parlava e trovavamo da soli il valore del fare sesso e anxhe in modo protetto. E forse anche i ragazzi d’oggi lo fanno. Non serve certo mettersi a tavolino a fare lezioni di educazione sessuale, sanno già. Ma certo il buon esempio come dici tu ê già la miglior lezione.