Ultima modifica 20 Aprile 2015
Questa la notizia: lo Stato aveva previsto un sussidio di 300 euro mensili per le neo mamme, da utilizzare per pagare, seppure parzialmente, la baby sitter o il nido per i piccoli quando, terminato il periodo di congedo, la mamma dovesse tornare al lavoro. È un regalo di una legge del ministro Fornero, la tanto vituperata Fornero: che abbia veramente previsto qualcosa di buono?
Ma siamo sicuri che sia veramente qualcosa di interessante per le mamme? Vediamo: la legge, quella famosa per la quale il ministro ha sparso le sue prime lacrime, prevedeva che alle mamme che avessero rinunciato al congedo parentale facoltativo cioè a quei sei mesi pagati al 30% e fossero ritornate al lavoro avrebbero ricevuto un assegno di 300 euro mensili se lo avessero richiesto.
Ma ci sono state poche o punto richieste, qualcuno si stupisce e si chiede perché! Solo 3.762 domande sono state inoltrate ed accolte, come mai molte hanno rinunciato ad una somma importante e cioè a 1.800 euro ?
L’articolista si stupisce del fatto e accusa la burocrazia, la scarsità di informazioni, la confusione che regna sovrana, anche nella testa della giornalista? Qualcuno pensa che 300 euro mensili bastino a pagare un asilo nido e una baby sitter per le restanti ore in cui la mamma è al lavoro? Qualcuno pensa che il 30% di uno stipendio sia inferiore, più o meno notevolmente a tale importo? Se è così sbaglia, e bisogna aggiungere che oltre al 30% dello stipendio c’è il non piccolo incentivo della possibilità di badare al bambino fino all’età di 1 anno, di godere dei suoi primi passi, delle sue prime parole.
Vero ci sono anche gli oneri, la fatica, ma la gioia non ha prezzo e quasi sempre si preferisce optare per il congedo parentale, lasciando da parte le possibilità di carriera o, per lo meno, rimandandole. E poi un bimbo così piccolo non parla, non sa esprimersi, non può raccontare quello che gli succede al nido e, purtroppo, sono molti gli esempi di maltrattamento, le accuse e le condanne.
Perciò sono poche le famiglie che optano per la rinuncia al congedo parentale, perché, riflettendo, non rinuncerebbero solo al piacere di godersi, fino al raggiungimento del primo anno d’età, il figlio, ma anche perche non se lo possono permettere, poiché 300 euro non bastano e, restando a casa, incasserebbero di più.
Semplice. Le italiane sanno fare i conti e hanno capito la non convenienza finanziaria del provvedimento, e non ne hanno approfittato, se di vantaggio si potesse parlare, il che non è. Oltretutto non è semplice ottenere i 300 euro mensili, i passaggi sono tanti e complicati, manca una pubblicizzazione capillare, dettagliata, questo il parere della parlamentare che ha sollevato il problema. È vero, prima di tutto deve esistere, nelle vicinanze di casa o del luogo di lavoro o nella città di residenza, un asilo accreditato presso l’Inps, perché solo in questi nidi è possibile spendere il voucer e, vi assicuro, sono rari, e non presenti su tutto il territorio, poi la chicca la domanda doveva essere presentato solo il 28/ luglio/2013 e esclusivamente via internet!!!!!!!
Per quest’anno i fondi sono stati inseriti a bilancio, ma a tutt’oggi non è ancora stata prevista una data e, quindi i bimbi nati dopo quella data non hanno potuto, volendo, usufruire di quel diritto. Non lo avevano previsto? Ma di quante cose si erano dimenticati, di quanti diritti hanno privato dei cittadini piccolissimi e grandi ( ricordate gli esodati?) È l’ennesimo pasticcio causato da una normativa che, forse, aveva buone intenzioni, ma…nei fatti si è rivelata della massima carenza e disvalore.
Certo sarebbe opportuno studiare una metodologia che fosse efficace e minimamente intelligente, ma e soprattutto, conveniente. Oppure vogliamo tenere denaro pubblico accantonato in residui attivi inutilizzati, magari infruttiferi, mentre potrebbe essere importante impiegarlo?Vero che sono solo 20.000.000 di euro, ma…