Ultima modifica 30 Aprile 2021
Alla fine tocca veramente a tutti i genitori vivere il “famoso” e “temibile” tempo dei perché.
Periodo di non facile gestione che manifesta il suo esordio verso i tre anni e termina intorno ai quattro, cinque (sei per quelli più resistenti) e che sottopone gli incauti genitori in voli pindarici e fantasiosi per rispondere alla serie interminabile di domande a cui è veramente difficile sottrarsi.
Ma è anche un periodo di grandi scoperte e curiosità, dove il cervello del nostro bambino, avido di risposte cerca di nutrire la sua sete di conoscenza del mondo e della realtà che lo circonda attraverso un canale di trasmissione di informazione semplice, ma efficace, tipo “Perché devo mangiare la verdura? Perché la neve è fredda? Perché devo andare all’asilo?”, e potrei continuare all’infinito.
Come affrontare questo periodo?
Il primo passo è accogliere le sue domande con risposte brevi.
Potete trasformare questa fase, magari attraverso il gioco, in un momento di apprendimento divertente e funzionale. Utile è sintonizzarsi con i nostri ricordi da bambini mentre raccoglievamo domande per comprendere meglio la realtà, un esercizio semplice che ci permette di “mettere le scarpe” di nostro figlio. E’ un periodo unico ed irripetibile che pone le basi sulla fiducia che il bambino attribuisce alle informazioni fornite da mamma e papà, figure affidabili e competenti per soddisfare la sua sete di curiosità.
Il secondo passo è fornire risposte concrete, mai bugie o informazioni dette a metà.
Come genitori possiamo legittimarci un sano “non lo so” e proporre al nostro bambino un tempo da dedicare alla scoperta dell’ennesimo quesito.
Ogni genitore troverà le sue strategie per soddisfare la fisiologica sete di conoscenza, basta fare un bel respiro e che il famigerato tempo dei perché abbia inizio!.